domenica 31 ottobre 2010

“Gli scarpari”, di Iginio Carvelli

Sopra, mastro Renato Muraca, detto “i da Rizza”. Dopo aver sposato Margherita, figlia di Attilio Cirillo, la famiglia si trasferì a Milano nel quartiere Quarto Oggiaro, dove misero in piedi una rivendita di scarpe nei mercati all’aperto. La foto, scattata a Scandale nel 1955, fa parte del libro di Manlio Rossi Doria, Un paese di Calabria, l’Ancora del Mediterraneo, Napoli, 2007 (a cura di Michele De Benedictis).


“Negli anni Quaranta, a Scandale, gli scarpari erano una quindicina. Una media di uno ogni cinquanta famiglie. La produzione delle scarpe avveniva su ordinazione e la lavorazione esclusivamente a mano.

Alcuni scarpari non erano capaci di “fare le scarpe nuove”, cioè di sana pianta, e si limitavano a risolare e a rattoppare. La bottega di solito era nella stessa abitazione. Il deschetto, chiamato “u bancareddru” era situato di rimpetto alla porta per sfruttare la luce diretta.

Gli scarpari erano: mastro Quintino, mastro Ntoni i Cristina, mastro Mario Cirillo, mastro Nicola i piruni, mastro Peppino da rizza, mastro Franchino da caccurisi, mastro Bruno, mastro Ntoni Marazzita, mastro Modesto, mastro Ntoni da spineddrisa, mastro Mario Rizzuto, mastro Vicienzu da vipirara, mastro Franciscu u pulicastrisi.

Nessuno chiamava mastro “a Ntoni i colina” e “a re Giovanni”, forse perché poveri ciabattini in grado di riparare alla meno peggio solo le scarpe stravecchie. [...]

Gli scarpari, rappresentavano il sapere della piccola comunità scandalese In una massa di analfabeti, spiccavano loro, gli scarpari, che sapevano leggere, scrivere e fare i conti. Per le lezioni politiche o amministrative, venivano “precettati” e assegnati ai seggi elettorali come scrutatori, in quanto erano quasi gli unici in grado di svolgere tali funzioni. [...]

L’aneddotica a carico dei nostri scarpari non è scarsa.

Di mastro Quintino si racconta che una volta fece un elegante paio di scarpini per un invalido di guerra, costretto alla sedia a rotelle, chiamato il Piparo. Questi, nonostante le sue condizioni fisiche, era persona spavalda e faceva sfoggio delle sue possibilità economiche derivanti della sua pensione di grande invalido. Il Piparo fu il primo ad acquistare il grammofono e poi la radio. Apriva porte e finestre per fare ascoltare la “musica” ai vicini di casa e ai passanti.

Un giorno il figlio volle spararsi la posa con le scarpe brillanti che mastro Quintino aveva fatto per il Piparo. Siccome pioveva, la pianta delle scarpe, a contatto con l’acqua, incominciò a spappolarsi, tanto che il giovanotto dovette rientrare a casa a piedi nudi. Invece della suola, mastro Quintino aveva adoperato e mascherato un rigido cartone che normalmente serviva per le solette interne delle scarpe.

Il Piparo, infuriato affrontò e rinfacciò l’inganno a mastro Quintino che, senza scomporsi e con ironia, spiegò: “a scarpa l’haiu fatta ppi tia e no ppi u guagliuni”.


Passo del libro di Iginio Carvelli, Rughe di pietra, Piccole storie di un paese calabrese (Scandale), Rubbettino Editore, 1995, p. 79.


venerdì 29 ottobre 2010

I fatti di Melissa (29 ottobre 1949)



Tra il 1947 e il 1950 in tutta la provincia di Catanzaro ci furono scontri tra forza pubblica e contadini. Va ricordato il fatto di sangue di Calabricata, nei pressi di Sellia, dove la polizia intervenne uccidendo una delle dimostranti e ferendo molti contadini. La tensione si aggravò ulteriormente, e il 29 ottobre 1949, mentre un folto gruppo di contadini di Melissa si recava a coltivare il fondo Fragalà dei baroni Berlingieri, la polizia fece uso delle armi, uccidendo due uomini e una donna: Giovanni Zito, Francesco Nigro e Angelina Mauro, colpiti alla schiena. Altri quindici manifestanti furono feriti.

I contadini, guidati da Francesco Nigro un disoccupato di 29 anni iscritto al MSI con a seguito i propri familiari e gli attrezzi per lavorare, occuparono le terre incolte in contrada Fragalà. La polizia chiamata dai proprietari del fondo occupato, dopo vari tentativi di far sgomberare i terreni, lanciarono lacrimogeni e spararono ad altezza d’uomo.



“Era il tempo della semina delle fave e ci siamo incamminati verso le 5. Dell’arrivo della polizia nessuno sapeva niente. La raccomandazione che avevamo avuto dai dirigenti della “Federterra” era quella di accogliere i poliziotti, se fossero arrivati, con battimani e grida d’evviva. E così fu. Alla vista dei primi agenti, ci radunammo al centro di Fragalà e battemmo le mani. Come risposta arrivarono i primi candelotti lacrimogeni. Qualcuno di noi li rilanciò verso lo schieramento dei celerini. A quel punto scoppiò la tragedia: i poliziotti cominciarono a sparare, con le pistole ed il mitra. Un vero inferno di fuoco e di piombo”.



Testimonianza di Peppino Nigro, testimone oculare nonché fratello di una delle vittime (il ventinovenne Francesco Nigro).



Panorama di Melissa



giovedì 28 ottobre 2010

Articolo di Area Locale sulla Discarica di Amianto


La contrada Santa Marina in una foto del blog Pingitore



Riporto, soltanto a titolo di cronaca, l’articolo pubblicato dal sito Area Locale il 18 settembre 2010 firmato “Al. Val.” in merito alla Discarica di Amianto che dovrebbe sorgere nel territorio di Scandale.


Discarica di Amianto, Ecolsystema Srl ha vinto il primo round.


Ecolsystema Srl ha vinto il primo round della battaglia giudiziaria intorno alla ipotesi di una discarica di amianto a Scandale (Crotone).

Il Tar Calabria, infatti, su richiesta degli avvocati Alfredo Gualtieri e Antonio Lanfranchi (per Ecolsystema Srl), ha sospeso in via cautelare il provvedimento n. 9369 del 17 giugno 2010 con cui la Regione Calabria aveva fatto marcia indietro rispetto alla propria precedente valutazione favorevole di compatibilità ambientale per l'insediamento della discarica di amianto di località Santa Marina di Scandale.

A nulla dunque sono valse le ragioni addotte dal Comune di Scandale attraverso i propri legali (gli avvocati Raffaele Mirigliani e Francesco Verri), in difesa sia del provvedimento sospensivo della Regione, sia della delibera adottata in una infuocata seduta del Consiglio comunale di Scandale del maggio scorso (parere negativo a qualsiasi discarica sul territorio comunale), sul quale ha pure inciso la decisione del TAR, rendendola senza effetto.

Ora si attende che il TAR Calabria si pronunci definitivamente nel merito della questione; l'udienza è fissata per il 24 febbraio 2011.

Intanto, l'accoglimento provvisorio della richiesta avanzata dalla Ecolsystema Srl, fa rivivere l'originaria autorizzazione ambientale della Regione Calabria, che appunto dà il via alla realizzazione di “una discarica per rifiuti speciali non pericolosi dedicata esclusivamente allo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto”.

Solo la Regione Calabria e non altri potrà ora risolvere il problema che sta tanto a cuore ai cittadini di Scandale.


mercoledì 27 ottobre 2010

“Scandale e la Seconda guerra mondiale” di Fra Memoria di Leonia



Don Nicola Girimonti in una foto scattata nel 1941 durante il Servizio militare (Archivio Aprigliano).


“Scandale e la Seconda guerra mondiale”, un articolo di Fra Memoria di Leonia, pubblicato molto tempo fa sul sito della Pro Loco.


Scandale e la Seconda guerra mondiale.


Quando l’Italia, alleata della Germania entrò in guerra, molti giovani di Scandale furono chiamati alle armi e non tutti fecero ritorno. I rombi della guerra erano lontani e qui a Scandale si avvertivano solo due effetti: la miseria estrema in quasi tutte le famiglie e la lontananza dei figli combattenti per la Patria. Del resto la vita trascorreva tranquilla senza paure e senza il panico delle sirene. Di tanto in tanto sorvolava il nostro cielo qualche aereo ma senza bombardamenti. Solo una volta fu sganciata una bomba su Scandale ma cadde inesplosa fuori dell’abitato e precisamente nell’orto di Sant’Antonio. Un piccolo spavento e nulla più. Arrivò però un distaccamento militare. Tanti soldati a Scandale, la maggior parte polentoni, resero il paese più vivace. Scandale non era una trincea né una linea del fronte: Da noi non c’erano caserme, né alberghi per alloggiare tanti soldati ma il comando militare trovò il modo come sistemarli. Per prima cosa si sistemarono gli ufficiali i quali individuarono il loro alloggio nella casa, in via Roma, di Nicola Tiano (meglio conosciuto come u zunicola i santu) il quale, da qualche anno rimasto vedovo (la moglie era la maestra Luisa Cosentino) disponeva di un’abitazione con più stanze ed era quasi l’unica ad avere il gabinetto con una fognatura che scaricava nel burrone di Cocuzza e un orto ben coltivato con frutta e verdura a portata di mano. All’ottantenne Nicola Tiano non dispiaceva avere tanti ospiti che intratteneva con racconti sulle famiglie nobili del paese come quella dei baroni Drammis dove per lunghi anni era stato un fedele amministratore. Da quei racconti, l’ufficiale Gian Paolo Callegari scrisse i libri “I Baroni” e “Janchicedda”. I soldati furono sistemati nei frantoi dei Bonanni in via Roma, di Ciccio Scaramuzzino in corso Umberto e di don Pasqualino Gigliotti in via Principe Umberto. Le chiese dell’Addolorata e di Condoleo furono trasformate in ospedaletto da campo. Il piano terra di fronte la casa Cizza, alla fine del corso Umberto, fu trasformato in prigione militare mentre il fabbricato rurale in contrada Valle (oggi di proprietà di Salvatorino Rota) venne destinato a scuderia militare con tanti muli e cavalli. In un piano terra di via Roma e nel frantoio di Gigliotti veniva preparato e distribuito il rancio. Suonava la tromba a mezzogiorno e ad accorrere non erano solo i soldati! I tanti poveri s’avvicinavano per raccogliere gli avanzi. Ricordo una donna anziana (forse allora non aveva che 50 anni ma a me sembrava molto vecchia) dal viso scarno e dagli occhi incavati, impietosì un soldato che le disse: “Il rancio te lo do ma la gavetta no”. La donna si tolse le calze e le riempì di rancio, poi corse a casa a sfamare i suoi figlioletti.

Tra i soldati e la popolazione si creò un rapporto di fraterna amicizia. Alcuni militari si innamorarono delle nostre belle ragazze e alcune di esse, a guerra finita, convolarono a nozze seguendo lo sposo nel suo paese d’origine. Una figura simpatica e gioviale era il cappellano militare, Padre Fedele. Un francescano che si distingueva per la sua forte umanità, formando un anello di congiunzione tra l’esercito e la popolazione civile. Era un abile cacciatore e il suo amico e compagno di caccia era il giovane Fedele Pingitore.

La guerra si rendeva minacciosa nella vicina Crotone e molte famiglie per la paura sfollarono nei paesi limitrofi tra cui Scandale. Gli sfollati arrivavano alla ricerca di un parente lontano, di un amico, di una famiglia generosa per chiedere ospitalità. Mi vengono in mente la famiglia Cannellino – Mellino che trovò ospitalità presso la signora Ceraldi Carolina in via Cesare Battisti, le famiglie Iannice e Ferraro che furono ospitati nella casa di Carmine Coriale in via dei Mille; la famiglia Cantafora – Ricco accolta dai parenti Gigliotti nella casa di via Principe Umberto. Una sfollata diede alla luce un bambino: Luigi Cantafora, oggi vescovo di Lamezia Terme. Altri sfollati provenivano da Cassino tra cui le tre sorelle De Paola che sposarono gli scandalesi Pasquale Scalise, Ugo Scaramuzzino e Saverio Abiuso. Il soldato Bedini, originario di Reggio Emilia frequentava il salone del barbiere Tommaso Fava. L’amicizia fu conservata anche dopo la guerra tanto che Bedini aprì la strada all’emigrazione in Reggio Emilia alla famiglia Fava. (Tommaso, il primo scandalese che mise piede a Reggio Emilia!).

Venne il giorno dell’addio. I belligeranti deposero le armi e iniziò il processo di pace tra le nazioni. Anche i soldati di stanza a Scandale ritornarono alle loro case! Il concentramento per la partenza avvenne in piazza di fronte la chiesa matrice. C’era tutta Scandale a salutare i soldati in partenza. Una commozione grande invadeva gli scandalesi e non mancarono sincere lacrime quando i soldati si congedarono da noi, cantando in coro sul motivo della “Piemontesina bella”: Scandale è troppo bella – bella sarà per voi – e noi ce ne andiamo – con grande dolore nel cuore. Partirono i soldati “polentoni” lasciando una speranza nel cuore di tanti scandalesi: il ritorno di un figlio, di un fratello, di un amico dalla guerra.



“Il Fortino”, sulla strada Crotone – Scandale. Ultimo “testimone” della Seconda Guerra Mondiale (Foto Grisi).



martedì 26 ottobre 2010

San Giovanni in Fiore

Il centro storico di San Giovanni in Fiore di notte


lunedì 25 ottobre 2010

domenica 24 ottobre 2010

Scandale. L’Amministrazione comunale di Sinistra nel 1961

Piazza Guglielmo Oberdan in una foto degli anni Sessanta (Archivio Aprigliano).



Nel 1961, durante l’Amministrazione Paparo, il prefetto Ravalli di Catanzaro manda a Roma un prospetto dei componenti il Consiglio comunale, come si può vedere dall’originale che segue:



PREFETTURA DI CATANZARO


24 maggio 1961 - Raccomandata Riservata - N°3375 Gab.

Oggetto – Prospetto Amministrativo del Comune di Scandale. On. Ministero dell’Interno, Direzione Generale Amministrazione Civile, Divisione AA.GG – Sez. 1ˆ Roma.

In esecuzione delle disposizioni impartite con la circolare AA.GG. 3/60 n°15900-1 bis-2-5010 del 28-11-1960, si indica, nel prospetto sotto riportato, il colore politico di ciascun componente il Consiglio comunale del Comune segnato in oggetto.


N°ordine............Carica................Cognome e nome............Partito o corrente politica


.....1..................Sindaco...................Paparo Nicola.................................P.S.I

.....2.................Ass. effettivo.............Marino Nicola.................................P.S.I

.....3.................Ass. effettivo.............Calianno Liberale Francesco.........P.C.I.

.....4.................Ass. effettivo.............Grisi Ugo.........................................P.S.I.

.....5.................Ass. effettivo.............Ceraldi Francesco..........................P.S.I.

.....6.................Ass. supplente..........Funaro Francesco..........................P.C.I.

.....7…………….Ass. supplente..........Paparo Tommaso……….....................P.S.I.

.....8..................Consigliere..............Audia Giovanni................................P.S.I.

.....9........................“........................Augenti Gaspare...............................P.S.I.

.....10......................“........................Greco Giuseppe................................P.S.I.

.....11......................“.......................Trivieri Carmine................................P.S.I.

.....12......................“........................Bomparola Giovanni........................P.C.I.

.....13......................“.......................Colosimo Vincenzo............................P.S.I.

.....14......................“.......................Salerno Michele.................................P.S.I.

.....15......................“.......................Trivieri Pasquale...............................P.S.I.

.....16......................“.......................Simbari Carmine...............................P.C.I.

.....17......................“.......................Guarascio Francesco........................M.S.I.

.....18......................“.......................Trivieri Giovanni................................D.C.

.....19......................“.......................Bonanno Antonio................................D.C.

.....20......................“.......................Citriniti Gaetano................................D.C.


N.B. – Nella colonna “Partito o corrente politica”, indica la tendenza, non l’iscrizione al partito specificato.


Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione Generale amministrazione Civile, Roma.


venerdì 22 ottobre 2010

Poesia dello scrittore Edmondo De Amicis sugli emigranti

Emigranti italiani a Ellis Island


Addio, fratelli, addio, turba dolente!

Vi sia pietoso il cielo e il mar clemente,

v’allieti il sol il misero viaggio;

addio povera gente,

datevi pace e fatevi coraggio.

Stringetevi il nodo dei fraterni affetti,

riparate dal freddo i fanciulletti,

dividetevi i cenci, i soldi, il pane,

l’imperversar delle sciagure umane.


Edmondo De Amicis, Oneglia 1846, Bordighera 1908.



giovedì 21 ottobre 2010

Il ponte sul fiume Tacina



Ponte delle Ferrovie Calabro-Lucane sul fiume Tacina crollato in seguito all’alluvione del mese di gennaio 1973.


mercoledì 20 ottobre 2010

Alla fine degli anni Cinquanta nasce l’Unione Sportiva Scandale

L’entrata dello Stadio comunale “Luigi Demme” di Scandale (foto By Ros)



Sulla fine degli anni Cinquanta, dopo che molti cittadini si impegnarono a sensibilizzare l’opinione pubblica allo sport, anche mediante un ciclo di partite di calcio ben condotte con squadre dei centri vicini, Scandale si costituì in Unione Sportiva (U.S. Scandale), chiedendo nello stesso tempo l’affiliazione alla Federazione Italiana Gioco Calcio.

Fu creato un Consiglio Direttivo così composto: presidente, insegnante Nicola Paparo; vice presidente, sig. Gaspare Pupo (direttore delle Poste locali); segretario, il rag. Salvatore Pagano (ufficiale postale); cassiere il dottor Lulù Scaramuzzino. Consiglieri: Pasquale Brescia (Sindaco del Comune); Guido Castagnaro (Segretario Comunale); Gino Scalise, Carlo Tallarico, Giuseppe Ierardi e Salvatore Oliverio. Istruttore Tecnico, sig. Gaspare Pupo.


Molti anni dopo, l’attività sportiva continuava dando anche alcuni frutti, come risulta dall’articolo di Gino Scalise pubblicato dal giornale “Il Tempo” di Roma il 13 dicembre 1966:


Nell’intento di meglio sostenere la locale, promettente squadra calcistica, che, con onore, tallonandola da presso, contende alla capolista Siberene la prossima vittoria finale del campionato Juniores, organizzato dalla Lega Giovanile della FIGC, e in vista anche dello svolgimento delle attività federali, si è tenuta a Scandale una nutrita assemblea sportiva.

Erano tra gli altri presenti, il Sindaco comm. Francesco Guarascio, il dott. Franco Ceraldi, il presidente uscente prof. Vittorio Girimonti Greco, tutti gli altri dirigenti nonché gli stessi atleti.

Dopo un’esauriente relazione del direttore tecnico, rag. Mario Cognetti, cui hanno fatto immediato seguito concrete dimostrazioni di simpatia e di sostegno da parte dei numerosi sportivi, è stato eletto il nuovo direttivo, che risulta così composto: presidente dott. Franco Ceraldi, vicepresidente Froio Giovanni, segretario studente universitario Bomparola Raffaele, direttore tecnico rag. Mario Cognetti, organizzatore tecnico rag. Antonio Rizzuto, disciplinatore in campo studente universitario Scaramuzzino Aurelio; consiglieri i sigg. geom. Giovanni Trivieri, Gino Scalise, studente universitario Scaramuzzino Ezio, prof. Girimonti Greco Vittorio, Trivieri Raffaele, Simbari Angelo e Artese Pierino, questi ultimi due consiglieri incaricati del materiale sportivo.

L’assemblea ha applaudito, ed il Consiglio Direttivo ha nominato presidente onorario il Sindaco comm. Francesco Guarascio.



Una foto recente della squadra di calcio scandalese



martedì 19 ottobre 2010

domenica 17 ottobre 2010

Il prof. Manlio Rossi-Doria arriva a Scandale (novembre 1954)



Foto scattata a Scandale in via Roma nel novembre del 1954. Da sinistra a destra: il prof. Manlio Rossi-Doria; l’assistente Lucia Trucco, detta Mimma; l’ingegnere Alberto Marsella e il prof. Alberto Antonio Marselli. La casa sulla sinistra, all’epoca era di Mastro Quintino e la casa in fondo con finestra era di Francesco Abiuso, che era un po’ la guida e il suggeritore del Professore in paese.


Rossi-Doria arriva a Scandale l’11 novembre 1954 assieme ai suoi collaboratori prendendo alloggio in Via Roma, in casa di don Orlando Scaramuzzino, commerciante di tessuti.

Non arrivò a caso. Precedentemente, il suo assistente, Gilberto Antonio Marselli, ne aveva parlato con la guardia municipale del paese, don Amedeo Cizza, che conosceva dal 1949 quando l’incontrò per motivi di lavoro, come risulta dalla testimonianza pubblicata sul libro Un paese di Calabria dal titolo Una significativa esperienza:


“Quando nel 1949, durante i rilevamenti della carta di utilizzazione del suolo, mi fermai nella zona di Scandale, fui molto aiutato dalla guardia municipale, il famoso don Amedeo ricordato anche da Rossi-Doria nelle sue “Note di viaggio”, istituzionalmente informatissimo proprio sugli aspetti del regime fondiario che più mi interessavano per la mia ricerca. Tornatovi una settimana prima del nostro gruppo, mi fu naturale rivolgermi a lui, che mi indirizzò verso un’abitazione al terzo piano di un edificio moderno”.


In verità, Rossi-Doria nel mese di luglio già si era incontrato con il Sindaco Pasquale Brescia. Successivamente, il 30 agosto 1954, gli scrisse una lettera da Napoli-Portici per avvisarlo del suo arrivo in paese:


“Caro Sindaco, dopo la mia visita del luglio non mi sono fatto più vivo con Lei. L’inizio del lavoro del quale a voce Le parlai è rinviato ai primi di ottobre, quando io stesso con due o tre giovani verremo a passare a Scandale una quindicina di giorni, per ritornare in seguito almeno altre due volte.

Spero che per allora sarà possibile avere la casa di cui parlammo. In ogni caso Le farò sapere con precisione la data del nostro arrivo. La ringrazio ancora per la sua gentile accoglienza. A presto.


Lo stesso giorno scrisse anche al dottor Franco De Rossi (o Del Rosso) responsabile del Centro di Colonizzazione Opera Valorizzazione Sila (O.V.S.) di Ponte Corazzo, dove si scusava per non avergli scritto: “dopo la breve visita del luglio. Il lavoro di cui Le parlai è confermato, ma avrà inizio solo ai primi di ottobre. La informerò della data dell’arrivo mio e dei miei collaboratori”.

Passarono alcuni mesi e il 5 novembre 1954, Rossi-Doria avvisa il Sindaco di Scandale dell’imminente arrivo:


Caro Sindaco, finalmente dopo tanti contrattempi sono in grado di comunicarLe che con il 10 p.v. inizieremo il lavoro su Scandale del quale Le parlai a voce nel nostro ultimo incontro.

Il ritardo è stato dovuto in parte alla necessità di ultimare altri lavori che avevamo in corso ed in parte da esigenze organizzative.

Ho creduto, pertanto, opportuno pregare il mio assistente, Dottor Gilberto Marselli (che già conosce Scandale per avervi lavorato con me nel 1949), di venire costà per prendere i primi contatti con Lei e per interessarsi della nostra futura sistemazione. Mi permetto, quindi, presentarlo a Lei sicuro della Sua gentilezza. In attesa di presto rivederLa La saluto molto cordialmente.


L’arrivo in paese di questo gruppo di studiosi non passò inosservato alle autorità.

Un giorno, racconta il prof. Marselli, Rossi-Doria e la moglie si recarono a Catanzaro per sbrigare delle faccende: “In quella occasione mentre alloggiavano al Jolly Hotel, in piena notte, furono svegliati per un controllo di Polizia, provocato dal passaporto americano della signora Anne. L’indomani, il Professore, recatosi in prefettura (dove, ai tempi della sua consulenza dell’Opera Valorizzazione Sila per gli interventi della riforma fondiaria, aveva conosciuto un funzionario) si accorse che erano più che adeguatamente informati della nostra presenza a Scandale e dello scopo della nostra missione. I particolari li appresi in seguito io stesso, attraverso la solita guardia municipale e, successivamente, lo stesso brigadiere dei Carabinieri: erano stati loro i canali attraverso i quali le informazioni erano giunte alla Prefettura di Catanzaro”.

La fiducia degli scandalesi era totale e incondizionata, tanto che subito presero confidenza e cominciarono a chiedere un aiuto per risolvere alcune questioni che si erano create con l’Ente Sila, ma anche con i cittadini di San Mauro che, a dire degli scandalesi, compravano e rivendevano all’Ente Riforma sempre gli stessi cavalli. Rossi-Doria e Marselli andarono più volte a San Mauro e, dopo dibattiti molto accesi, riuscirono a risolvere la questione.


Cfr. Manlio Rossi-Doria, Un paese di Calabria, a cura di Michele De Benedictis, l’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2007, p.47.

Biblioteca Giustino Fortunato di Roma, Archivio Rossi-Doria, Scandale, vol. VI, fascicolo n°38.


venerdì 15 ottobre 2010

L’Italia nel 1790, vista da Goethe



Johann Wolfgang von Goethe (Francoforte sul Meno, 28 agosto 1749 – Weimar, 22 marzo 1832) Scrittore, poeta e drammaturgo tedesco. Nel suo secondo viaggio in Italia nel 1790, scrisse:



Noch ist Italien, wie ichs verließ, noch stäuben die Wege, Noch ist der Fremde geprellt, stell er sich, wie er auch will.

Deutsche Rechtlichkeit suchst du in allen Winkeln vergebens, Leben und Weben ist hier, aber nicht Ordnung und Zucht; Jeder sorgt nur für sich, ist eitel, misstrauet dem andern, Und die meister des Staats sorgen nur wieder für sich.

Schön ist das Land! doch ach! Faustinen find ich nicht wieder.

Das ist Italien nicht mehr, das ich mit Schmerzen verließ.


..............................................................


L’Italia è ancora come la lasciai, ancora polvere sulle strade, ancora truffe al forestiero, si presenti come vuole.

Onestà tedesca ovunque cercherai invano, c’è vita e animazione qui, ma non ordine e disciplina; ognuno pensa per sé, è vano, dell’altro diffida, e i capi dello Stato, pure loro, pensano solo per sé.

Bello è il paese! Ma Faustina, ahimè, più non ritrovo.

Non è più questa l’Italia che lasciai con dolore.


giovedì 14 ottobre 2010

mercoledì 13 ottobre 2010

Nel 1928 arriva a Scandale l’energia elettrica



La luce elettrica arriva a Scandale nel 1928 circa. Per strada, però, per molti anni rimasero in funzione pochi lampioni a petrolio che dovevano essere caricati ogni sera. A ricordo degli anziani del paese il compito di accendere i lampioni era affidato al signor Franco Vincenzo, detto Vicienzu i Giardina. Dopo di lui questo lavoro lo svolse anche il nostro “ragioniere ed esperto di campagna” Antonio Petrone, che per qualche mese fece anche il Sindaco. Petrone, tutte le sere girava con una lunga scala e salendo in cima riempiva la vaschetta ed accendeva lo stoppino. A notte fonda il petrolio si consumava e Scandale rimaneva al buio fino all’alba.





Scandale di notte in una foto di Cesare Grisi


martedì 12 ottobre 2010

Viaggiare in Calabria

La ferrovia a Gimigliano in provincia di Cosenza


lunedì 11 ottobre 2010

domenica 10 ottobre 2010

I Vescovi della Diocesi di San Leone

L’entrata del Casino di Galloppà, dove sorgeva la Diocesi di San Leone, in una foto di Luca Simbari.



Vescovi di San Leone



Filippo

(anno 1223)

Il nome di questo vescovo è inserito in una sentenza pronunciata a Cirò il 25 gennaio 1223 da Giovanni, Nicola e Bartolomeo Logotheta, giustizieri imperiali, in favore del monastero florense. Sconosciuto a tutti i repertori, si presume che sia il vescovo che sottoscrisse gli atti del IV Concilio Lateranense nel 1215.


Giovanni

(8 luglio 1322)

Con altri nove vescovi, concedeva indulgenze alla chiesa di San Giovanni di Repolano, nel territorio di Spello in Umbria: il documento in pergamena si trova nell’archivio della collegiata di Spello. Di lui, come del precedente, non ebbe notizia l’Ughelli.


Luca

(anno 1349)

Non si hanno altre notizie, tranne che morì nel 1349, sotto il pontificato di Clemente VI.


Adamo

(12 ottobre 1349)

Basiliano, da Gimigliano nella diocesi di Catanzaro. Monaco di San Nicolò di Flagario.


Giacomo

(anno 1390)

Nel 1400 diventò Arcivescovo di Santa Severina, su disposizione di Bonifacio IX.


Giovanni II

(anno 1391)

Morì nel stesso anno (1391), come risulta dagli Atti Concistoriali di Bonifacio IX.


Nicola di Lorenzo

(5 giugno 1391)

Eremita agostiniano. Morì nel 1402.


Giacomo de Villano

Alla morte di Nicola di Lorenzo è trasferito da Martirano a San Leone per pochi mesi, e precisamente dal 18 maggio al 7 ottobre del 1400. A questa data fu promosso Metropolita di Santa Severina.


Antonio

(anno 1402)

Di Roma, domenicano, già vescovo di Segni, nel Lazio, fu qui trasferito l’anno medesimo.


Geminiano Giovanni

(10 dicembre 1404)

Di Sochefani. Dell’Ordine degli Eremiti di Sant’ Agostino.


Nicola II

(anno 1430)

Morì nel 1439.


Gilberto di Nichesola

(22 giugno 1439)

Canonico di Verona.


Giovanni Domenico

(anno 1490)

Morì nel 1490.


Giovanni di Bonifacio

(anno 1491)

Benedettino del monastero di San Bonifacio di Squillace.


Matteo

(anno 1517)

Morì nel 1518.


Giulio Dati

(26 febbraio 1518)

Nobile fiorentino, valente poeta e teologo. Morì a Roma nel 1524, e fu sepolto nella chiesa dei Santi Silvestro e Dorotea, dove era stato parroco.


Francesco Sferolo

(18 gennaio 1525)

Da Camerino, rinunciò per dare la sede ad un parente. Morì nel 1526.


Anselmo Sferolo

(19 gennaio 1526)

Suo congiunto, dei Conventuali, traslato da Minervino (Andria). Nel dicembre dello stesso anno fu mandato a Velletri, in veste di commissario apostolico per gli affari della guerra. Morì nel 1531.


Anastasio

(18 gennaio 1532)

Canonico di Bologna, probabilmente si chiamava Avanzo Cricca. Morì nel 1535.


Ottaviano Castelli

(anno 1535)

Da Bologna, dei Predicatori. Morì nel 1542 a Ferrara e, portato a Bologna, fu sepolto nella chiesa di San Petronio.


Tommaso Caselli (o Castelli)

(11 dicembre 1542)

Della nobiltà di Rossano, dell’ordine di San Domenico, partecipò due volte al Concilio di Trento ed in una vi fu commissario generale. Traslato ad Oppido, Bertinoro e Cava, morì il 19 marzo 1571 a Roma e venne sepolto nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva.


Marco Salvidio

(14 novembre 1544)

Rettore della chiesa parrocchiale di San Bartolomeo di Bisignano. Morì nel 1555.


Giulio Pavesi

(23 agosto 1555)

Di Quinzano, della diocesi di Brescia, dell’Ordine dei Predicatori, trasferitovi dal vescovado di Vieste, diventò poi arcivescovo di Sorrento, morì nel 1555.


Giulio Rossi (o De Rossi)

(2 ottobre 1555)

Canonico di Polignano di Bari, fu assunto da Papa Paolo IV al vescovado di San Leone il 2 di ottobre del 1555. Intervenne al Sacro Concilio di Trento. Morì a Roma nel mese di marzo del 1564.


Alvaro Megalenes

(1 marzo 1565)

Portoghese; visse pochi anni. Morto lui ne fu soppresso il vescovado.


............................


Cfr. Francesco Le Pera, San Leone nei documenti storici, Quaderni Siberenensi (anno VII – dicembre 2005, anno VIII – dicembre 2006). Luigi Santoro, Storia di Scandale, Roma, Gangemi, 2007.