giovedì 30 giugno 2011

Massime e aforismi - James Joyce






“La donna è spesso il punto debole del marito”

James Joyce

Dublino 1882 – Zurigo 1941
Scrittore irlandese

martedì 28 giugno 2011

Unione Sportiva Scandale






Sopra, la squadra in una foto By Ros. Sotto, le vecchie glorie in una foto pubblicata dal sito Musica x Sempre.





lunedì 27 giugno 2011

domenica 26 giugno 2011

L’Onorevole Fanfani a Scandale per dare la terra ai contadini





Articolo di Fra Memoria di Leonia, già pubblicato dal sito della Pro Loco di Scandale molto tempo fa. Fra le altre cose, si accenna alla visita dell’Onorevole Amintore Fanfani (nella foto), Ministro dell’Agricoltura dal 1951 al 1953 nel VII° Governo De Gasperi, che incontrò gli Scandalesi a Piazza San Francesco. Sotto, la Piazza in un dipinto di Nicola Santoro.



TERRA SENZA BARONI



Renato Castellani seppe interpretare con grande sensibilità la “fame” di terra dei braccianti e contadini del nostro territorio. Nel suo noto film “Il brigante”, girato a Scandale. C’è una scena che commuove lo spettatore attento all’aspetto psicologico dei protagonisti. Spataro, il proletario sfruttato e malpagato dai baroni e loro massari, solleva dalla terra, strappata al latifondo e che ormai ritiene sua, una zolla con un ciuffo d’erba, germoglio del seme che sarà spiga, grano, farina, pane, e, con gli occhi umidi di pianto, grida la sua straordinaria emozione al cielo. È il grido di chi raccoglie il frutto da una terra conquistata con la lotta e che, finalmente, potrà chiamare “terra mia”. Questo richiamo al brigante di Castellani vuole aprire le porte della memoria a un pezzo di storia scandalese costruita con la lotta per il riscatto sociale dei nostri padri e che le generazioni di oggi hanno ereditato.



La lotta ha avuto un nemico ben preciso, il latifondo. Chi era, cosa era il latifondo? Si sono sprecate tante parole per questa risposta da parte degli studiosi. Io dico semplicemente che il latifondo era la terra in mano di pochi i quali avevano lo strapotere di sfruttare masse intere di uomini. Il latifondo nasce dalla capacità di alcune famiglie della nobiltà locale di accumulare proprietà terriere, acquistandole o usurpandole al feudo ecclesiastico. Una vendita del 1783 di estensioni terriere appartenenti al feudo ecclesiastico, interessò alcune famiglie ben conosciute nella nostra realtà: i Lucifero, i Zurlo, i Morelli, i Baracco. Una grande estensione di queste terre cadeva nel territorio di Scandale. All’avanzare del sistema latifondista si opposero i francesi durante la loro dominazione nel nostro marchesato, essendo più favorevoli alla nascita di piccoli proprietari contadini. Ma il progetto francese fallì e il latifondo assunse dimensioni sempre più grandi. Pino Arlacchi sostiene che il latifondo ha dato al crotonese un sistema economico e una struttura sociale del tutto particolare. Per Vito barresi si tratta di una struttura sociale dicotomica il cui asse principale è l’economia agricola latifondista, in cui i rapporti e le relazioni fra le classi rurali erano polarizzate fra proprietari terrieri e proletariato agricolo, con una scarsa se non quasi irrilevante presenza di classi intermedie e di servizio.



In questo quadro, per lo strapotere dei latifondisti ogni tentativo di lotta sembrò soccombere sotto i colpi delle stesse istituzioni schierate dalla parte dei più forti, finché non arrivò la Riforma agraria che spezzò il latifondo e avviò un doppio processo di costituzione di una classe di piccoli contadini autonomi da un lato e di una classe di moderni imprenditori agricoli capitalistici dall’altro.



La riforma agraria fu, in effetti, una conquista sociale più che economica poiché sottrasse al sopruso e allo sfruttamento migliaia di famiglie. Con riferimento al nostro territorio, come contribuirono gli scandalesi per tale conquista? Dai rapporti dell’Arma dei carabinieri alla prefettura di Catanzaro, risulta chiaro che i contadini di Scandale furono molti attivi in tutte le iniziative di lotta contro il latifondo. Alla testa del movimento c’era un certo Rosario Calianno, un pugliese confinato a Scandale dal regime fascista perché sfegatato comunista. Nell’agosto del 1945 partecipò al convegno del PCI di Crotone dove, durante il dibattito, fu evidenziata “la piaga che affligge il crotonese: il latifondo, in quanto i baroni della terra si sono schierati contro le leggi del Governo democratico e difendono le loro posizioni di privilegio, cercano con avvocati e cavilli di tenere le loro vastissime tenute che mantengono incolte sottraendo la terra alla coltura ed impedendo ai contadini di guadagnare col lavoro il pane per le loro famiglie e per il popolo tutto”.



Con la caduta del fascismo, i tempi erano maturi per passare dalle parole ai fatti. Nel marzo del 1946 un centinaio di contadini di Scandale invasero i fondi del barone Zurlo. L’operazione iniziò nel cuore della notte. La sera prima, col passa parola, si fissò il punto d’incontro. Insieme, senza paura, consapevoli del rischio di finire in galera, con tanta voglia di avere un pezzo di terra da coltivare, si partirono e giunti sul posto, non fucili o coltelli ma zappe e altri arnesi fecero luccicare ai primi raggi di un sole che dava speranze di un avvenire di lavoro senza soprusi. La manifestazione che aveva assunto un carattere prettamente simbolico, preoccupò prefettura e Ministero dell’Interno perché temevano che “da simbolica poteva trasformarsi in una vera e propria occupazione delle terre”. Successivamente trenta componenti di una cooperativa comunista di Scandale occuparono cento ettari di terreno dello stesso barone Zurlo nelle località Visciglietto, Valle della Vecchia e Rondinella. Tutti i responsabili furono deferiti all’autorità giudiziaria, anche se nel corso della dimostrazione non si registrarono incidenti. Nel 1950 venne a Scandale il Ministro dell’Agricoltura Amintore Fanfani, era sindaco il cav. Antonio Petrone. In Piazza San Francesco fu allestito un palco da dove parlarono le autorità civili e religiose tra cui Don Renato Cosentini. “La terra a chi la lavora” era il tema dominante. Fu una giornata di festa. Quel giorno ebbe inizio il sogno scandalese di un vero risveglio sociale. Dei 5000 ettari ricadenti nel territorio di Scandale, circa la metà e precisamente 2.468 furono espropriati ai latifondisti e distribuiti a 474 assegnatari. Se pensiamo che le famiglie a Scandale, su una popolazione di 3.308 abitanti, erano circa 600, si può ben dedurre che in tante ebbero la fortuna di avere un pezzo di terra dove si poteva accedere da proprietari e non da jurnatari guardati a vista da massari o caporali.








venerdì 24 giugno 2011

Salvatore Giuliano scrive al presidente degli Stati Uniti






Di seguito, la lettera che il bandito Salvatore Giuliano scrisse al presidente degli Stati Uniti Harry Spencer Truman nella primavera del 1947.


Nella foto a destra, Gaspare Pisciotta e Salvatore Giuliano. Sotto, la morte di Giuliano in una ricostruzione di Francesco Rosi in un film del 1962.




Caro presidente Truman,


Se non vi disturbo e se il mio messaggio non vi trova mal disposto, vogliate accettare l'umile appello di un giovane che è molto lontano dall'America, per quanto sia assai noto, e vi chiedo aiuto per la realizzazione di un sogno che fino ad oggi non è riuscito ad avverare.


Permettete che mi presenti. Il mio nome è Salvatore Giuliano. I giornalisti han fatto di me o un eroe leggendario o un delinquente comune. Suppongo che nemmeno voi abbiate un’idea chiara di quel che io sono. Se voi me lo permettete, vi dirò in breve la mia storia nella sua vera successione.


Quando avevo ventun anni - per la precisione nel settembre 1943 - dopo una rissa che mi portò ad uccidere un poliziotto italiano, il quale aveva cercato di ammazzarmi, diventai un fuorilegge. Non mi restava altro che il mio sublime e sacro attaccamento alla mia terra siciliana.


Sono stato annessionista fin dalla fanciullezza, ma a causa della dittatura fascista, non ho potuto mostrare palesemente i miei sentimenti. Per quanto fossi latitante, seguivo da vicino la libertà politica portata dagli americani, e solo allora pensai di avverare quello che per tanto tempo era stato il mio sogno. Per tradurre in realtà il mio ideale mi unii ai membri del Movimento per l'Indipendenza siciliana. Il nostro sogno era di staccare la Sicilia dall'Italia e poi annetterla agli Stati Uniti.


Nel 1944 i muri della maggior parte delle città siciliane, compresa Palermo, furono coperti di manifesti in cui si vedeva un uomo (io stesso) che taglia la catena che tiene la Sicilia legata all'Italia, mentre un altro uomo, in America, tiene un'altra catena a cui è unita la Sicilia. Quest'ultimo è il simbolo della mia speranza che la Sicilia venga annessa agli Stati Uniti.


Ci occorre la cosa più essenziale; il vostro appoggio morale. Voi potreste, ed a ragione, chiedere: "Qual è il fattore più importante che vi spinge a questa lotta per la separazione dall'Italia? Ed inoltre perché volete che la vostra splendida isola diventi la 49ª stella americana?" Ecco la mia risposta:


1 - Perché con la guerra perduta, noi ci troviamo in uno stato disastroso e cadremo facilmente preda degli stranieri, specialmente dei russi, che ambiscono ad affacciarsi sul Mediterraneo. Se questo dovesse accadere, ne deriverebbero conseguenze di enorme importanza, come voi sapete.


2 - Perché in 87 anni di unità nazionale, o, per essere esatti, in 87 anni di schiavitù all'Italia, siamo stati depredati e trattati come una misera colonia. Come scrisse giustamente Alfredo Oriani in uno dei suoi articoli, “il cancro legato al piede dell'Italia”.


Non vogliamo assolutamente rimanere uniti a una nazione che considera la Sicilia una terra di cui ci si serve solo in caso di bisogno, per poi abbandonarla come cosa cattiva e fastidiosa, quando non serve più.


Per queste ragioni noi vogliamo unirci agli Stati Uniti d'America. La nostra organizzazione è ormai interamente compiuta; abbiamo già un partito antibolscevico pronto a tutto, per eliminare il comunismo dalla nostra amata isola. Non possiamo tollerare più oltre il dilagare della canea rossa. Il loro capo, Stalin, che come voi ben sapete manda milioni su milioni per conquistare il cuore del nostro popolo - con il solito sistema politico basato sulla falsità - ha in qualche misura incontrato i favori della popolazione. Ma noi, fortunatamente, non crediamo nel paradiso che Stalin ci ha promesso. Noi risveglieremo la coscienza del popolo, scacciando il comunismo dalla nostra nobile terra, che fu fatta per la democrazia. Noi non permetteremo a questa gente ignobile di toglierci la libertà, che per noi siciliani è il più essenziale e più prezioso elemento di vita... Signore, vi preghiamo di ricordare che centinaia di migliaia di uomini aspettano d'essere liberati. Permettete, caro signore, che vi ossequi il vostro umilissimo e devoto servitore.




Giuliano






mercoledì 22 giugno 2011

Foto Scandale




Scandale in due foto di Carmine Grisi






lunedì 20 giugno 2011

domenica 19 giugno 2011

“Continuo a camminare”: poesia di Domenica Bomparola



Questa poesia, già pubblicata da By Ros nel marzo 2011, l’ho riportata su uno sfondo che si intona con il contenuto, come si può vedere sopra.
Nella foto sotto, Domenica Bomparola.


CONTINUO A CAMMINARE

Su queste spiagge spente e desolate
il mare è giusto un rumore senza senso
soltanto il tuo sorriso ridona vita ai sogni ormai perduti.
Resto qui,
con un pugno di sabbia tra le dita
che scappa via,
come le mie certezze e le mie illusioni.
Nel mio sguardo ormai assente,
la luna è un sasso spento e solitario.
Ma continuo a camminare...
Non mi aspetto nulla da questa vita.
Voglio arrivar da sola a toccare
l’alba del mio domani.






venerdì 17 giugno 2011

CALABRIA






Tramonto sulla costa calabrese in una foto di Domenico Musacchio





CALABRIA




Il territorio calabrese un tempo si chiamava “Italia” e tale nome si diffuse a nord e a sud della penisola, fino a che nel I° secolo d.C. l’imperatore Ottaviano Augusto lo estese per decreto a tutto il nord Italia fino alle Alpi , oltre che alla Sicilia, alla Sardegna e alla Corsica. Il nome “Italia” è nato proprio in Calabria, tra il Golfo di Squillace e il Golfo di Lamezia. Fu opera dell’eroe eponimo Italo, leggendario re della popolazione degli Enotri. All’inizio i Greci la chiamavano Esperia, cioè “Terra situata a occidente”.



Al tempo degli antichi romani si chiamava Calabria l’attuale Salento, in Puglia. Dopo la colonizzazione greca (sec. VIII), fu sede di una fiorente civiltà. Infatti, il territorio calabrese faceva parte della Megàle Hellàs (Magna Grecia) cioè di quell’insieme di territori dell’Italia meridionale (esclusa la Sicilia) in cui vi furono insediamenti coloniali greci. Passata ai romani dopo la 2ª guerra punica (III° secolo a.C.), fu inclusa dall’imperatore Augusto nella Regione III (Lucania et Brutium).



Occupata dai Goti, fu successivamente conquistata dai bizantini (553) che, nonostante le incursioni longobarde e saracene, la tennero fino al secolo XI. Furono proprio i bizantini, nel IX secolo, a chiamare “Calabria” la nostra regione.



I Normanni vi stabilirono il sistema feudale (1059-1198). Subì la dominazione sveva (Federico II), angioina, aragonese per poi passare agli spagnoli (sec. XVI-XVII) che la divisero in due circoscrizioni: Calabria Citra e Calabria Ultra.



Fedele ai Borbone, nel 1799 inviò truppe contro la Repubblica Partenopea. Il ceto borghese acquisì importanza sotto la dominazione francese (1806-1814). Nel 1815 si oppose alla restaurazione dei Borbone, e prese parte ai moti risorgimentali. Annessa all’Italia nel 1860, vi si sviluppò il fenomeno del brigantaggio fino al 1866.



lunedì 13 giugno 2011

Sfondo



domenica 12 giugno 2011

LARGO GENUZZO




Corteo nuziale di Maria e Mico Aprigliano a Largo Genuzzo in una foto dell’Archivio Aprigliano. Questo largo ha preso il nome dal sig. Giovinazzi, titolare dell’osteria che lì sorgeva, e padre del dottor Giuseppe Giovinazzi.




“Il corso Umberto sembra il letto di un fiume che scorre veloce a valle. Lo strozzano due case appollaiate sui fianchi all’altezza del vecchio municipio. Si forma qui una gola, larga il giusto necessario per consentire il passaggio di un asino carico con due sarcine di legna. Era questo, una volta, il metro di misura per stabilire la larghezza minima di una via del paese. Subito dopo la strettoia, si snodano quattro viuzze: via Municipio, vico Isonzo, via Campanella e via Principe Umberto. Un crocevia non segnalato dalla toponomastica comunale. Il popolo da oltre mezzo secolo lo chiama “u largu i Genuzzo”.


Centro nevralgico di Scandale, questo angolo di paese non ha poi nulla di particolare. Fino a qualche anno fa c’era un’osteria. Un ritrovo sempre affollato, dove accanto a un bicchiere di vino, si discuteva, spesso animatamente, e si affogavano i piccoli e grandi problemi della vita quotidiana della povera gente.


Si parlava di lavoro, di terra, di politica. Un parlare disperato anche quando da sottomessi braccianti sfruttati dai baroni del latifondo, si era diventati piccoli proprietari di piccoli fazzoletti di terra. Solo Totonno di Ciomba, un giovane ortolano speranzoso, riusciva a portare una nota di allegria improvvisando poesie satiriche e cantando parodie.


L’oste era Genuzzo. Persona amabile e dal carattere forte. Con lui si confidavano i braccianti e i contadini afflitti da mille bisogni. I problemi della povertà. Genuzzo sembrava un rude. Si commuoveva invece facilmente. Sapeva consigliare, ma soprattutto sapeva aiutare. [...]


“U largu i Genuzzo” era particolarmente animato durante le campagne elettorali. Qui si tenevano i comizi. Dal pianerottolo della casa costruita da Bruno i curvu, capofila dell’emigrazione scandalese a Milano, appassionati discorsi infuocavano gli animi dei contadini, i quali dell’oratore apprezzavano non tanto le argomentazioni bensì la foga con la quale attaccava il “Governo ladro”, e l’ardore convincente con il quale si faceva carico dei problemi del proletariato.


Il comizio puntualmente veniva aperto da Giovanni i Gori, un proletario che “aveva fatto la guerra”, che con la riforma agraria era diventato assegnatario di un podere in località Cipodero, ed era “rosso” si soleva dire “come il sangue delle sue vene”. Giovanni i Gori saliva sul pianerottolo con un fazzoletto rosso intorno al collo, grande da coprire le spalle, annodato sul petto. Lui era uno del popolo e non poteva mentire. Lui rappresentava il bisogno e le vittime della borghesia, della polizia, della classe governante. Era, insomma, il simbolo del proletariato scandalese che sperava nella propria liberazione sognando “bandiera rossa che trionferà”.




Passo del libro di Iginio Carvelli, Rughe di pietra. Piccole storie di un paese calabrese (Scandale), Rubbettino, Catanzaro 1995, p. 53.



venerdì 10 giugno 2011

Hollywood vista da Marilyn Monroe



“Hollywood è quel posto
dove ti pagano mille dollari per un bacio
e cinquanta centesimi per la tua anima”



Marilyn Monroe
Norma Jeane Baker - Mortenson , Los Angeles,1926 – 1962

giovedì 9 giugno 2011

Scandalesi al Motoraduno



Scandalesi al Motoraduno del 2010 in una foto presa da Area Locale


mercoledì 8 giugno 2011

martedì 7 giugno 2011

Harvard, un simpatico personaggio di Scandale



Harvard in una foto di Cesare Grisi

lunedì 6 giugno 2011

domenica 5 giugno 2011

“Nord e Sud”, di Antonio Audia



Antonio Audia in una foto By Ros del 2006


NORD E SUD


Nord e Sud uniti con Garibaldi in testa,
il 15 – 18 ancor li confermò.
Quanti di essi son diventati eroi
perché son morti per il tricolore.
Per questa unione dell’Italia
parecchi son storpi ed ognuno sperava
come fratelli di vederci un dì.
Han combattuto, han dato il sangue,
compatti, uniti sempre a marciar.
Lombardi, romani, siciliani,
compatti uniti, anche a morir.
Combattere, combattere e l’Italia liberar.
Ancor si sente l’eco dei nostri liberatori!
Un povero demente or la Padania vuol
uno Stato nello Stato con dei pazzi formar.
Ma in nome di quei morti permettere non si può
che un Bossi ed alleati circolino in libertà
guidando altri alienati.


Antonio Audia, Spissole, Maragraf, Roccabernarda (Kr), 1998, pag. 51.

venerdì 3 giugno 2011

Massime e aforismi - Filippo d'Edimburgo



Se un uomo apre la porta dell’auto alla moglie
o è nuova l’auto, o è nuova la moglie.

FILIPPO D’EDIMBURGO

Philip Mountbatten, Duca di Edimburgo, Corfù 1921 – Londra …

Marito della regina d’Inghilterra

giovedì 2 giugno 2011

Fratelli d'Italia



Fratelli d'Italia,


l'Italia s'è desta;


dell'elmo di Scipio


s'è cinta la testa.


Dov'è la Vittoria?


Le porga la chioma;


ché schiava di Roma


Iddio la creò.





mercoledì 1 giugno 2011

Scandale - Festa del neosindaco




Due foto di Cesare Grisi della serata di festa del neosindaco di Scandale, Carmine Vasovino