venerdì 30 luglio 2010

C’era una volta l’America

Sbarco di emigranti italiani a Ellis Island nel 1911


Dal 1876 al 2005 sono emigrate dalla Calabria complessivamente 2.063.218 persone. Dato che c’è un continuo e acceso dibattito sugli immigrati che entrano in Italia, sentiamo, almeno per una volta, cosa scrivevano nel 1912 i funzionari del Governo degli Stati Uniti, sugli italiani che sbarcavano in America.


“Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno e alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina, ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici, ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere, ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali. Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti, ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano purché le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”.


Il testo è tratto da una relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912.


Di fronte a Manhattan, nella baia naturale in cui è situato il porto di New York, c’è Ellis Island (nella foto), un isolotto, la prima tappa per milioni di emigranti che partivano dalle loro terre di origine sperando di stabilirsi negli Stati Uniti. Divenne famosa dal 1894 in quanto stazione di smistamento per gli immigrati; La “casa di prima accoglienza” rimase attiva fino al 1954. Dal 1990 ospita il Museo dell’Immigrazione.



mercoledì 28 luglio 2010

Calabria da scoprire: Caminia

Caminia si trova a 7 Km da Soverato


martedì 27 luglio 2010

Poesia di Francesco Citriniti

Largo Genuzzo e Corso Umberto I, in una foto d’epoca conservata da Luigi Aprigliano



JIENDU E CANTANDU


Parlo di voi, gente della mia terra.

Ero un ragazzo quando vi ho lasciato;

avevo il cuore triste e gli occhi in pianto.

Quanti ricordi, a lungo in me sopiti,

ho conservato per non dimenticarvi.

Or che maturo sono e la mia vita

ormai è al tramonto, io tutti li rammento

e li trasmetto.


Ricordo l’erba alta dei prati vasti e verdi

che ondeggiava al vento leggero del mattino.

Ricordo i pastorelli silenti dietro i greggi

che brucavan l’erba umida di rugiada.


Ricordo anche il grano nelle dorate spighe

ricurve sotto i raggi del caldo sol di giugno.

Ricordo i mietitori col loro dorso nudo,

madido di sudore, falciar la bionda messe.


Ricordo là sull’aia girare in tondo i muli

a calpestar pazienti gran fasci di legumi.

Ricordo i contadini con lunghe pale in mano

al vento affidare pulviscoli di pula.


Ricordo i vecchi ulivi dalle argentate foglie

e dai contorti tronchi di molti frutti carichi.

Ricordo vecchie donne, come in preghiera prone,

raccoglier le ulive nei grandi panieri.


Ricordo verdi vigne, dai grappoli maturi,

distese pigre al sole scaldarsi dei suoi raggi.

Ricordo i pigiatori gli acini calpestare

e il mosto che spruzzava purpureo e schiumoso.



lunedì 26 luglio 2010

Sfondo Roma

Roma. Piazza Barberini e Fontana del Tritone


domenica 25 luglio 2010

Santuario di San Francesco a Paola (Cosenza)

Santuario (sec. XVIII) e casa natale di San Francesco di Paola (1416 – 1507).


sabato 24 luglio 2010

Il 24 luglio 2006 ci lasciava Don Renato

Don Renato in una foto pubblicata dal sito di Villa Condoleo.

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Ricordiamo Don Renato, riportando parte di un articolo scritto all’epoca da Rosario Rizzuto.

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Scandale, 27 luglio 2006

C’era praticamente tutta Scandale mercoledì 26 luglio 2006 a porgere l’ultimo saluto a Monsignor Renato Cosentini, il prete dei bambini, che ci ha lasciati lunedì 24 luglio 2006 per ricongiungersi col Padre Eterno.

Una moltitudine di gente che non si era mai vista ad un funerale, un cordone di corpi dietro la bara, nella processione dalla Chiesa Madre a Piazza Condoleo, dove si sono tenute le esequie, che sembrava senza fine.

Tre giorni per star vicino al proprio parroco, tre giorni in cui tutta Scandale ha voluto salutare l’uomo, il prete, che ha dato visibilità ad un piccolo paese di provincia. Magari non partecipando in massa all’ultima veglia notturna, lasciata ai parenti e agli amici più intimi, ma Don Renato li ha già perdonati. Come ha perdonato spesso gli scandalesi. Un perdonarsi reciproco per quasi sessant’anni.

Un amarsi senza fine anche se “era il prete che veniva da San Mauro” e a quei tempi, subito dopo la seconda guerra mondiale, non è che i sanmauresi erano ben visti nella cittadina collinare scandalese e viceversa.

Se ne è andato don Renato, ci ha lasciato per sempre, trovando posto in una fredda cella del cimitero di Scandale alla vigilia del suo sessantesimo di sacerdozio, nel giorno in cui la chiesa ricordava i Santi Gioacchino e Anna, genitori della Beata Vergine Maria ed in cui si festeggiava la festa dei nonni, è lui era il nonno per antonomasia. Il nonno per le sue bimbe poi cresciute e diventate mamme. Così lo piange senza fine la “nipote” Tania Rizzuto, e tutte le sue “figlie” giunte da ogni dove per dare l’estremo saluto al Nonno Padre.

Tra i sogni di Don Renato c’era quello di vedere un ragazzo di Scandale diventare prete sotto il suo sacerdozio, non c’è riuscito in vita ma ci riuscirà postumo a breve con Simone Scaramuzzino e anzi raddoppierà, se Dio vorrà, con Antonello Voce che in questi giorni ha buttato litri di lacrime e non si è mai allontanato da quella bara quasi come l’apostolo Giovanni, il preferito di Gesù, sotto la croce.

Mercoledì 26 luglio, la Chiesa Madre è già strapiena ore prima della programmata processione; dentro la Sua bara, ai piedi della quale una bella foto di Don Renato con Papa Giovanni Paolo II.

Alle 17,30 accompagnato dalla banda musicale “Gaudiosi di Maria” di Scandale, Don Renato per l’ultima volte esce dalla sua chiesa e percorre quelle vie che per tanti anni lo hanno visto protagonista durante le processioni per le feste della Madonna, delle Vie Crucis, dei Corpus Domini, dei funerali ecc.

Lungo la strada ai balconi, la gente ha steso coperte, bianche, colorate come si fa il giorno della festa del Corpus Domini o quando passa la processione della Madonna. Ad attenderlo in piazza Condoleo altra gente, decine di sacerdoti provenienti da tutta la Provincia di Crotone ed oltre e poi due Vescovi, Monsignor Giuseppe Agostino e Monsignor Luigi Cantafora e il reggente la diocesi di Crotone, Monsignor Francesco Frandina il quale ad inizio celebrazione porta il saluto di Monsignor Domenico Graziani, che non è potuto essere presente per motivi familiari, e dell’ex vescovo di Crotone, Monsignor Andrea Mugione.

A seguire don Frandina porge il suo saluto a quello che lui definisce il proprio maestro, ma anche amico, confessore… fino all’ultima sera.

Presenti alla celebrazione anche il presidente della Provincia di Crotone, Sergio Iritale, il Consigliere Provinciale, Antonio Barberio, il Sindaco di Scandale, Fabio Brescia, il suo vice Tonino Coriale, il Sindaco di San Mauro Marchesato, Carmine Barbuto, il presidente della Banca di Credito Cooperativo di Scandale nonché grande amico di don Renato, Iginio Carvelli che di lui ha anche parlato nel libro “Scende la sera – le prediche di don Renato” e poi i rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri.

E poi c’era il coro della parrocchia di San Nicola Vescovo, la sua parrocchia, il suo amato coro del quale don Renato non perdeva occasione per tesserne le lodi.


I funerali di Don Renato in una foto pubblicata dal sito di Cesare Grisi


venerdì 23 luglio 2010

Le Castella

PANORAMA DEL CASTELLO




lunedì 19 luglio 2010

Reggio Calabria

Lungomare di Reggio Calabria




domenica 18 luglio 2010

Il Casale di Santo Stefano de Ferrato

Una strada del Bosco Ferrato (Foto sito Grisi)


Molti secoli addietro, sotto Scandale fioriva il piccolo feudo di Santo Stefano il cui territorio comprendeva tutto il Bosco Ferrato fino alla chiesa di Condoleo.

Nel 1274 pagava di tasse 12 once e 3 tareni; nel 1294, 4 once 11 tareni e 18 grana. Aveva il suo parroco che si chiamava Achimus che pagò due tarì nel 1326. La parrocchia di Santo Stefano de Ferrato è segnalata già all’inizio del XII secolo.

Ai confini del feudo di Santo Stefano con quello di Scandale vi era la località Lo Cantone dove vi era la via pubblica che saliva alla chiesa (poi scomparsa), di San Pietro delle Sette Porte vicino al colle della Culipreda.

Il 10 dicembre 1423 da Aversa il duca di Calabria Luigi III d’Angiò, concedeva l’assenso alla vendita del feudo di Santo Stefano, sito nelle pertinenze di Santa Severina, che era stato assegnato ad Enrichetto de Cerseto dalla regina Giovanna II. Successivamente il feudo ormai disabitato è nel 1482 in possesso di Giovanni de Colle.

Nell’Apprezzo di Santa Severina redatto dall’ingegnere Giovan Battista Manni nel 1687, si legge che “dalla parte di tramontana c’è il Bosco di Ferrato, dentro del quale vi è caccia di ogni sorte di animali, così di quadrupedi come di volatili, il quale bosco è comune tanto per il Comune di Scandale quanto per li cittadini di Santa Severina e San Mauro, quali vanno a legnare e pascere, viene coperto da alcuni colli, nelli quali vi sono vigne ed altri alberi fruttiferi, quali servono per comodità degli abitanti di detto casale”.

Nei secoli successivi il terreno intorno alla chiesa di Santo Stefano fu assegnato a vari canonici di Santa Severina. Nella seconda metà del Cinquecento il titolare si chiamava Giovan Battista Caruso, nel 1650 era il reverendo Marco Antonio Benincasa di Mesoraca. Il canonicato esisteva ancora nel Settecento.


Per approfondire si consulti l’articolo di Andrea Pesavento, Il casale ed il feudo di Santo Stefano in territorio di Santa Severina, pubblicato su La Provincia KR nr. 3-12 /2007.


venerdì 16 luglio 2010

Lago Arvo

LAGO ARVO IN SILA




giovedì 15 luglio 2010

Poesia di Gino Scalise

Gino Scalise in una foto di molti anni fa


Tesoro della povertà

Assai stimato fui, ricco e potente:

si lamentava un uomo impoverito.

Con servitù e palazzi; or non ho niente

e per gli amici ormai sono finito.

Ho freddo, non ho tasca né mantello,

e ‘l vento m’ha rubato anche il cappello.


Rispose un pellegrino: creatura

infelice tu sei veramente.

Ma nella povertà e nella sventura

prova a sentirti ricco ugualmente.


E il povero: Ciò che mi fa spavento!

È dura la mia vita e campo a stento.

avevo animali e fattorie

e molte altre cose erano mie.


Ora non ho scodella né bicchiere,

le mani unite mi aiutano a bere.

E l’altro: Io neppur le mani ho più,

perché me l’han trafitte. Era Gesù.



Questa poesia è apparsa nell’Antologia di poeti italiani contemporanei di A. Saint-Florence, Italian poetry, pubblicata in America nel 1955, ma anche a Firenze, dalla Casa Editrice Kursaal. Fu successivamente aggiunta al volume “Sui fiumi di Babilonia”, Fasano Editore, Cosenza, 1976, p. 122.


martedì 13 luglio 2010

Fiumefreddo Bruzio, il paese di Miss Italia

MARIA PERRUSI di Fiumefreddo Bruzio (Cosenza), eletta Miss Italia 2009



Panorama di Fiumefreddo Bruzio






lunedì 12 luglio 2010

Sfondo Mondiali

Arrivederci ai prossimi Mondiali




domenica 11 luglio 2010

La scuola a Corazzo nel 1955

Corazzo, frazione di Scandale, in un dipinto del pittore Alberto Elia.


Corazzo: La scuola nel 1955


L’insegnante viene ogni giorno da Crotone. Fa la scuola in una casa colonica.

Sono 34 bambini della prima

………28 della seconda

………6 della terza

………2 della quarta

Le lezioni si fanno simultaneamente e di mattina.


Maggio 1955. Notazioni e Appunti di Rossi-Doria e delle sue collaboratrici, durante l’inchiesta condotta a Scandale. A.N.I.M.I., Roma, Archivio Rossi-Doria, vol. II, fascicolo 9 (dattiloscritto).


venerdì 9 luglio 2010

UCCIALÌ, il corsaro nato a Le Castella



Giovanni Dionigi Galeni detto Uccialì o il Calabrese. Corsaro, conosciuto sotto vari nomi (Luccialì, Occhialì), storpiature del vero nome arabo “Ulug Alì” (il rinnegato Alì), nato intorno al 1507 a Le Castella, fu preso prigioniero da corsari ottomani. Diventò in seguito di religione musulmana e si distinse in varie imprese marittime: la conquista di Tripoli (1551), la battaglia delle Gerbe (1560), l'assedio di Malta (1565), la battaglia di Lepanto (1571), dove comandò l’ala sinistra della flotta ottomana; la presa della Goletta e di Tunisi (1574). Morì a Costantinopoli nel 1587, dopo aver fatto costruire a Topkhane una bella moschea nota con il suo nome.


mercoledì 7 luglio 2010

Foto Scandale


Scandale in due foto By Ros




martedì 6 luglio 2010

Tropea


Panorama di Tropea


domenica 4 luglio 2010

Il saccheggio di Scandale del 26 luglio 1806


A destra, lo Stemma del Regno di Napoli


In un altro articolo di questo blog ho già accennato al saccheggio di Scandale da parte delle truppe Francesi al comando del generale Berthier e del famoso Guglielmo Pepe, allora giovane ufficiale di Napoleone.

Quando scrisse le memorie, Pepe si ricordò dell’imboscata preparata dagli scandalesi, che costò molti morti ad entrambe le parti. Di seguito il passo principale dell’assalto a Scandale che si trova a pagina 148 delle Memorie del generale Guglielmo Pepe, Baudry, Libreria Europa, Parigi 1847.


“Con una colonna comandata dall’aiutante generale Berthier fui costretto a dar l’assalto al Comune di Scandale, posto in una vantaggiosa altura. I rivoltati ci attesero a tiro di pistola, facendo un fuoco vivissimo dalle finestre, e dopo averci cagionato molte perdite, ritiraronsi nei boschi circonvicini. Ma s'io applaudiva al vigore di cui gl'insorgenti facevan mostra combattendo, dovevo nondimeno desiderare la loro distruzione, senza di che avrebbero essi sterminato i proprietari onesti, e ricondotto i Borboni con tutta la loro sequela e con l'assurdo loro modo di governare”.


Sentiamo ora, su questa vicenda, il racconto dello storico Giovan Francesco Pugliese, all’epoca giovane diciottenne, che successivamente raccolse le testimonianze dirette degli scandalesi e le riportò nella sua Storia di Cirò.


“Il Generale Reynier [mentre si ritirava da Catanzaro verso Crotone], ordinò che tutti i feriti ed ammalati venissero trasportati con sufficiente scorta a Crotone, e li spedì per la via marittima di Isola Capo Rizzuto. Mentre il Generale si tratteneva a quelle marine per raccogliere i soldati dispersi, molti dei cosiddetti patrioti di Catanzaro e paesi vicini si erano riuniti a lui con le famiglie. Reynier mandò dei messaggeri con delle lettere a tutti i paesi vicini, ordinando ai sindaci di allestire viveri per le truppe. Una di queste lettere era diretta al sindaco di Scandale, Don Domenico Nicoscia; ma fu presa da altri, che risposero immediatamente, firmando Nicoscia, che Scandale era pronto a dar palle e non viveri. Intanto nel paese si sparse la voce, fra la popolazione, che il generale aveva chiesto la resa del paese, ed ordinato: che i proprietari galantuomini e la popolazione maschile, deposte le armi, si trovassero riuniti in chiesa. Le sole donne potevano rimanere nelle rispettive abitazioni. A tale notizia, uno fu il doloroso grido: non sia mai che gli uomini al macello, e le donne alla licenza del soldato: all’armi: difendiamoci. Mentre che ciò succedeva dentro Scandale, perveniva la risposta apocrifa a Reynier: questi, dirigendosi verso Cutro, distaccò circa 2000 uomini a cavallo e a piedi per Scandale. I Scandalesi videro pochi volteggiatori, si fecero animo e scesero per combatterli, ed infatti s’impegnò il fuoco che durò circa un’ora. Frattanto, l’intera colonna francese, tripartita, aveva circondato il paese; per cui i Scandalesi che tenevano piede al combattimento con decisa ostinazione e bravura, vedendosi circondati, fuggirono con le loro donne nel bosco più vicino. Era il 26 luglio, e Scandale fumava, ed era abbandonato alle intemperanze di una truppa stizzita, che si ritirava perdente. Fu visto tra le schiere francesi il notaio Don Gabriello Basta di Scandale, il quale fuggito giorni avanti vi si era riunito in Catanzaro: Venne costui accagionato di aver guidato e istigato i nemici alla distruzione della propria patria. Tale era lo stravolgimento degli animi fra moti di guerra ed il cozzar delle opinioni, che il Brigante e il Patriota, a vicenda, distruggevano i propri paesi. L’innocente Nicoscia che si era tenuto chiuso in casa, sentendo fuggire i suoi compaesani ed accostare i francesi, credette di poter uscire ad incontrarli per implorare pace e perdono; ma da mediatore a pro della propria patria divenne vittima inutile: venne preso ed immediatamente fucilato. Le prime case incendiate furono quelle di Romano, di Vitale, di Drammis e di Mastro Nicola Corrado: Tutte le altre vennero indistintamente saccheggiate. Fatta notte, i francesi vinti dal caldo, dal vino e dal sonno si sdraiarono per le vie dell’abitato: molti ne perirono a colpi di stile da quelli che ritirati nel bosco, tornarono taciti a quella vendetta. Molti altri vennero uccisi dopo partiti la mattina seguente per la via di Crotone, assaliti alle spalle e per imboscate continue.

Il giorno dopo gli Scandalesi riuscirono a fare prigionieri 15 soldati francesi che, avendo persa la strada, vagavano per le campagne. I prigionieri furono portati alle navi inglesi attraccate nel porto di Crotone: in cambio ebbero polvere e piombo in quantità”.


Giovan Francesco Pugliese, Descrizione ed istorica narrazione dell’origine e vicende politico-economiche di Cirò, Napoli, Stamperia del Fibreno, 1849.


venerdì 2 luglio 2010

Foto curiosa

Quando si dice una casa tranquilla e lontana dal traffico


giovedì 1 luglio 2010

Terremoto del 1783 nello Stato di Santa Severina


Stato di Santa Severina


Santa Severina – San Mauro - Scandale

“Le abitazioni di S. Severina, e di S. Mauro furono in parte conquassate: quelle poi di Scandale non patirono alcun danno. Il territorio di questo Stato produce Vettovaglie, ed è in gran parte addetto al pascolo, per cui si hanno ottimi latticini”.


Giovanni Vivenzio, Istoria de’ tremuoti, avvenuti nella Provincia della Calabria ulteriore, e nella città di Messina. vol. I, Napoli, 1788, nella Stamperia Regale, p. 254.