venerdì 30 aprile 2010

Gioacchino da Fiore

L’Abbazia Florense di San Giovanni in Fiore. Nella foto sotto, l’interno.


L’escatologismo del XIII secolo, cioè tutto quello che riguarda la fine dell’uomo e del mondo, ha la sua radice in Gioacchino da Fiore che in alcuni trattati latini espone dottrine basate su una concezione teologica della storia.

Tenendo presente che sui blog gli articoli troppo lunghi li leggono in pochi, non c’è di meglio che sintetizzare, riportando quello che scrive a pagina 141 lo storico Augusto Placanica nella sua Storia della Calabria, dall’antichità ai giorni nostri, pubblicata dalla Donzelli Editore nel 1999.

“È a Gioacchino da Fiore che la Calabria deve la maggiore notorietà universale, almeno per quel che concerne il Medioevo. Nato, tra il 1130 e il 1135, a Celico nei pressi di Cosenza, da padre notaio, probabilmente di ascendenza ebraica, Gioacchino si recò a Costantinopoli e a Gerusalemme, da dove, convertitosi per essere scampato a una pestilenza, tornò in Calabria. Qui, dopo un breve soggiorno al monastero della Sambucina, nei pressi di Luzzi, passò al monastero di Santa Maria di Corazzo, vicino all’alto corso del Corace alle pendici della Sila piccola, dove divenne sacerdote e fu eletto abate nel 1177. Frequentatore e amico di vari papi, da Lucio III, nel 1184, Gioacchino ottenne l’autorizzazione a scrivere di materie religiose; fu poi Urbano III a esortarlo a un commento dell’Apocalisse di Giovanni; Celestino II nel 1196 approvò la regola dell’ordine monastico che Gioacchino stava introducendo in Calabria, con la prima sede a San Giovanni in Fiore. Il novo ordine, detto dei Florensi, ottenne appoggio da Onorio III, Gregorio IX, Alessandro IV, e beni e privilegi dall’imperatore Enrico VI (l’ordine, per via di successive decadenze, sarebbe confluito in quello dei Cistercensi nel 1570). Morto nel 1202, nel monastero di San Martino di Canale, vicino a Cosenza, Gioacchino fu traslato a San Giovanni in Fiore, dove, da allora in poi, fu venerato come santo. Ma la sua canonizzazione, attivata nel 1346 (su questo Dante era stato presago), non ebbe esito, anche per via dei sospetti sulla sua proclamata capacità profetica. […] Gioacchino vide le sue tesi profetiche, e le sue tensioni utopistiche, condannate nel IV concilio lateranense (1215), senza però che esse venissero inficiate di eresia. Ma l’apostolato gioachimita fu fertile di tensioni religiose e anche sociali, nel senso di ansia di riscatto, con grande influenza su settori o movimenti ereticali dai fraticelli ai flagellanti ai seguaci di Fra’ Dolcino: si spiega così la condanna che, come eretici ricevettero, a diversi anni dalla sua morte, taluni che si dicevano suoi seguaci, a cominciare da Gerardo da Borgo San Donnino, autore dell’Introductorium in Evangelium Aeternum, che è del 1255. Ma Dante, collocando Gioacchino nel cielo del Sole accanto a Bonaventura da Bagnorea, che dice (Paradiso XII, 140-1):


Rabano è qua, e lucemi da lato

il calavrese abate Gioacchino

di spirito profetico dotato


voleva appunto indicare la conciliazione delle terrene opinioni alla luce della suprema verità”.



giovedì 29 aprile 2010

Scandale su Video Calabria

La responsabile della Pro Loco di Scandale Teresa De Paola in una foto By Ros.


Nei giorni scorsi ho visto sul sito internet di Video Calabria la trasmissione “Si giri ccu mia”, organizzata con grande impegno dalla responsabile della Pro Loco di Scandale Teresa De Paola.

Non ho competenze per giudicare la trasmissione, ma mi sembra che sia venuta bene sia la parte gastronomica e folcloristica, sia quella agricolo - biologica. Un po’ meno quella storico-culturale. Per esempio, si poteva inquadrare dall’esterno e con più calma almeno la chiesa dell’Addolorata e quella di Condoleo, oltre ad alcuni palazzi e viuzze del centro storico. Comunque, sono sicuro che la prossima volta si farà meglio e si presterà più attenzione ai particolari. C’è da aggiungere che essendo la prima volta che si organizza a Scandale una trasmissione televisiva, tutti quelli che hanno collaborato e partecipato hanno fatto una piccola e bella esperienza che servirà sicuramente in una prossima trasmissione che in futuro si potrebbe organizzare in occasione delle varie feste che si svolgono ogni anno nel nostro piccolo paese.


mercoledì 28 aprile 2010

martedì 27 aprile 2010

Breve storia di CORAZZO, frazione di Scandale

Chiesa di San Giuseppe a Corazzo, in una foto di Cesare Grisi.


Il villaggio Corazzo nacque negli anni Cinquanta con la denominazione di Borgo Ponte Neto, come risulta su alcuni documenti dell’Opera Sila: ma nessuno l’ha mai chiamato così, se non in quel periodo.

In realtà, tutta la zona prese questa denominazione perché nel 1225, Federico II assegnò, in virtù della legge “de resignandis privilegis”, tutto il territorio che va dal fiume Neto fino a Fota, all’abate Milo dell’Abbazia di Santa Maria di Corazzo. Abbazia fondata dai benedettini intorno al 1060 e successivamente passata all’ordine cistercense, che si trovava nell’attuale provincia di Catanzaro a nord di Lamezia Terme, nei pressi dell'abitato di Castagna, vicino a Soveria Mannelli e fu molto attiva fino al terremoto del 1783. Ricordo però, che nel 1276, ma anche nei secoli precedenti e successivi, la zona più abitata sulla riva destra del fiume Neto era Turrutio che aveva all’epoca 904 abitanti, cioè quasi il doppio di quelli di Scandale. L’importanza di Turrutio e di tutta la zona di Corazzo è data anche dal ritrovamento di 150 monete di bronzo, bruzie. Secondo lo storico Andrea Pesavento, già all’inizio del XII secolo Turrutio aveva la sua parrocchia che si chiamava San Domenico.


Passarono molti secoli e il 10 giugno 1685, secondo i documenti del notaio Vito Antonio Ceraldi di Roccabernarda, Domenico Sculco, duca di Santa Severina, decide di costruire una chiesa a Corazzo per comodità sua e degli eredi e: “per commodo de contadini, che praticano e stanno nelli giardini e molini di Corazzo territorio di esso Illustrissimo duca nel distretto di questa medesima città confinante il fiume Neto, la gabella di Torrotio, et altri notori confini, ha fatto edificare in detto luoco una cappella con il suo altare con l’immagine sotto il titolo della Beata Vergine Protettrice delle Anime del Purgatorio. Quale cappella havera il suo culto ogni giorno di domenica”. Il notaio aggiunge anche che nel 1687 c’erano 4 mulini che venivano affittati ottocento ducati l’anno. Secondo il Catasto Onciario di Santa Severina, nel 1743 risultano affittati a Domenico e Antonio Lattaco di Scandale per tomoli 533 di grano l’anno. Da altri documenti risulta anche che a Corazzo nel 1761 c’era una torre, poi distrutta, proprietà di Antonio e Giuseppe Ursini di Crotone.

Nel Settecento tutta la zona passò definitivamente al principe Grutther di Santa Severina che fu costretto a fare causa all’Abbazia di Corazzo, perché l’abate in carica in quel periodo non gli voleva consegnare gli ultimi due territori in suo possesso: la Valle della Vecchia e le Volte di Corazzo.


Nel 1844 in una baracca del Bosco di Santa Elena nei pressi del fiume Neto, in un terreno di proprietà del barone Drammis di Scandale, vi pernottarono i fratelli Bandiera. Un guardiano dello stesso barone qualche giorno dopo trovò un bellissimo pugnale, fatto con la lama di una baionetta turca. Il Drammis ne fece dono al medico di casa, Dottor Francesco Gallo di Rocca di Neto. Secondo un’altra versione, però, il pugnale fu regalato dai fratelli Bandiera ai guardiani per l’aiuto avuto quella notte: anzi, si racconta che insistettero per averlo; ma, dato che lo sbarco di questo gruppo rivoluzionario prese una brutta piega, al barone Drammis dissero di averlo trovato per terra.


Negli anni Cinquanta, con la Riforma agraria i terreni di Corazzo vennero assegnati a molti scandalesi, così iniziò la costruzione dell’interpoderale Fota-Corazzo per agevolare il collegamento con Scandale che prima avveniva facendo un giro più lungo, cioè passando per Passovecchio.

Nel 1969 inizia l’attività la Cantina Sociale Val di Neto, promossa dall’Ente Regionale di Sviluppo Agricolo della Calabria, sorta con lo scopo di migliorare e valorizzare la produzione di uva, favorita dall’ottima qualità ottenuta nel territorio del Marchesato di Crotone.

Nel luglio del 1979 funzionari della FAO, armati di questionari, scelsero le donne di Corazzo per un’indagine che aveva come fine la misurazione del lavoro della donna in agricoltura. Ci sono adesso nella zona varie aziende a conduzione familiare e nel villaggio si sono svolte con grande successo, a partire dal 1984, alcune Mostre artigiane denominate “Il Crotonese Produce”.

Nei pressi ha sempre avuto una sede operativa la Beton Smav della famiglia Trivieri che, oltre ad occuparsi di edilizia e strade, produce bitumi, calcestruzzi e prefabbricati in cemento. Negli anni Ottanta ci lavoravano circa 50 persone.

In località Turrutio sorge, dal 1993, l’Eremo della Santa Croce, un luogo di preghiera voluto da Mons. Luigi Cantafora, ora Vescovo di Lamezia Terme.


Il vecchio ponte di ferro che per tanti anni ha collegato le due sponde del fiume Neto tra Corazzo e Rocca di Neto è stato recentemente restaurato dalla Provincia di Crotone.


lunedì 26 aprile 2010

Foto Crotone

Piazza Pitagora a Crotone

domenica 25 aprile 2010

Il nostro ex Parroco, Don Renato, in Udienza dal Papa


Roma – Città del Vaticano, aprile 1983. Il Parroco di Scandale Don Renato Cosentini e la Banda Musicale di Scandale assieme a Giovanni Paolo II.

venerdì 23 aprile 2010

Il barone Drammis partecipa a varie Esposizioni Universali europee.


Il barone Salvatore Drammis era veramente impegnato alla grande nell’agricoltura, come testimoniano una serie di libri dell’epoca, anche in lingua francese ed inglese, che provano la sua partecipazione non solo all’Esposizione di Torino, ma anche all’Esposizione Universale di Parigi e a quella di Londra negli anni Sessanta dell’Ottocento.


Per esempio: è citato nell’Official catalogue of the industrial department, di International exhibition, 1862, Edition: 3, a pagina 309: Baron Drammis Salvatore. Scandale, Calabria Ulteriore II. Various Kindes of wheat; Peruvian barley [diversi tipi di grano, orzo peruviano].


Su un altro libro: International exhibition 1862 Official catalogue of the fine art department, International Exhibition London, Sydney Whiting, pubblicato da Truscott, 1862, a pagina 7, 288 Drammis, Baron Salvatore, Scandale: beans, pine cones ecc.


Catalogo officiale pubblicato per ordine della Commissione Reale, Edition: 2, Pubblicato da Tip. Barbèra, 1862, Drammis Barone Salvatore, Scandale (Calabria Ulteriore Seconda). Lana di merini meticci, un vello di lana merinos e fiocchi di altri 12 velli (pag. 66). A pag. 124, olio del 1858 e 1860. Nel 1859 è citato con olio 2729 (probabilmente litri).


Medals and honourable mentions awarded by the international juries: with a list of jurors, and the report of the council of chairmen, di International exhibition, 1862, pubblicato da Her Majesty's Commissioners by George Edward Eyre and William Spottiswoode, 1862: Drammis, Baron S. - 288 3 A M. 50


Comitato Centrale Italiano per l'Esposizione Internazionale di Londra, 1862 Pagina 88, Pubblicato da Published by order of the Royal Italian Commission, 1862. Drammis, S., Scandale (Calabria Ulteriore II.). Majolica wheat. Romanella wheat. Hybrid wheat. Odessa wheat.


L' Italie economique: en 1867, avec un aperçu des industries italiennes à l'Exposition universelle de Paris, Editore G. Barbèra, Firenze, 1867, in varie pagine è citato come produttore di Huile d'olives e di Légumes.


giovedì 22 aprile 2010

Massime e aforismi: Epicuro


Il filosofo Epicuro nacque nell’isola di Samo nel 341 a.C. e morì ad Atene nel 270 a.C.


“Non sono da temere gli Dei; non ci giova vivere nel terrore della morte; è facile procurarsi il bene; facile a tollerarsi il male”.


“Nessun piacere è di per sé un male, ma i mezzi con cui gli uomini si procurano certi piaceri portano molti più dolori che gioie”.


“La morte, il più terribile dei mali, nulla è per noi, giacché quando ci siamo noi non c’è lei e quando c’è lei non ci siamo noi”.


“Nasciamo una sola volta e poi scompariamo per sempre. Eppure, pur non essendo padrone del tuo futuro, rimandi sempre la gioia. Così, mentre aspetti chissà cosa, la vita passa e ciascuno di noi muore insoddisfatto”.


“Gli uomini possono difendersi da tutto e da tutti, ma per quello che riguarda la morte, noi tutti abitiamo in una città senza fortificazioni”.


“Bisogna ricordare che ogni discorso, lungo o breve che sia, tende allo stesso scopo”.


“Dei desideri alcuni sono naturali e necessari, altri naturali ma non necessari, altri poi né naturali né necessari”.


“Chi ignora la natura dell’universo e vive in apprensione ed incertezza per le superstizioni religiose, costui non può eliminare in sé il terrore che ogni uomo prova per la sua sorte ultima. Senza studio della natura non è dunque possibile godere autentici piaceri”.


“Rendiamo onore al bello e alla virtù se ci procurano piacere, altrimenti che vadano pure a farsi friggere”.


“È stolto chiedere agli Dei le cose che ci possiamo procurare da soli”.


“Nulla vale tanto a dare serenità all’animo come il non darsi troppo da fare, il non cacciarsi in imprese di difficile esito e il non sforzarsi al di là delle proprie capacità; tutte cose che non servono ad altro che a mettere il disordine nella nostra natura”.


mercoledì 21 aprile 2010

La Scuola Elementare di Scandale nel 1955


Nella foto, scattata nel 1955 e pubblicata sul libro Un paese di Calabria (L’Ancora del Mediterraneo, Napoli, 2007), si vedono i ragazzi di Scandale mentre escono da una delle classi sparse per il paese.


La scuola di Scandale vista dalla signorina Mary Lou Carmer, americana, che faceva parte del gruppo di ricerca di Rossi-Doria. Alta, bionda, con i capelli a caschetto, a Scandale era conosciuta dalle ragazze dell’epoca, come Marilù la “giornalista americana” che insegnava a tutte a ballare il Charleston.


Mary Lou Carmer, La scuola elementare di Scandale (Catanzaro), 1954-55.


La scuola descritta in queste pagine è quella di Scandale, un villaggio di tremila abitanti, situato nel Marchesato di Crotone, provincia di Catanzaro.

Una scuola presa a caso fra quelle dei molti villaggi scaglionati lungo le ventose e talora impervie colline del Mezzogiorno, perciò questa relazione non vuole essere né una discussione del problema dell’educazione nel Mezzogiorno, né un tentativo di valutare l’efficienza della politica scolastica in questa zona. Ma è tuttavia legittimo sperare che la descrizione della situazione di una scuola, che si può considerare tipica della Calabria e in genere del mezzogiorno, possa giovare a gettar luce su di un problema appena affrontato, così da promuovere quello sviluppo dell’istruzione che lo Stato si propone, mirando, altresì, a costituire una società di adulti formata da cittadini consapevoli delle moderne necessità della vita sociale.


Il decentramento delle classi.

La scuola elementare di Scandale, con una popolazione scolastica di 396 unità e nove maestri e con le sue cinque classi regolamentari, è allocata in sei rozze aule di fortuna, cinque delle quali affittate da privati e una di proprietà del Comune. Tutti gli accessori e servizi ausiliari dell’organismo scolastico sono contenuti in quelle sei stanze: non c’è altro. Tre delle classi, situate di fronte al Municipio, si addossano l’una all’altra. Un’altra stanza, quella del Municipio, dà sulla via principale: le altre sono disperse qua e la per il villaggio, completamente isolate l’una dall’altra e dal resto del complesso scolastico.

La stessa descrizione dei mobili di una di codeste aule può valere per tutte. Proviamoci, dunque: una porta si apre direttamente dall’esterno sull’aula, la quale misura circa sette metri quadrati per nove; presso la porta; una piccola finestra con alcuni vetri rotti; le pareti sono tinte a calce, così pure il soffitto, dal quale penzola una lampadina elettrica che non riesce a rischiarare la stanza, ma solo ad abbagliare i ragazzi, essendo scoperta. La maggior parte dell’area della stanza è occupata da file di rozzi banchi sgangherati fra i quali spiccano come gemme pochi banchi nuovi; molti di quelli vecchi scricchiolano solo a toccarli. In questi banchi sono pigiati circa sessanta bambini in ragione di quattro o cinque per banco, mentre è chiaro che gli scanni sono costruiti per tre scolari ciascuno.

Il Comune, che fornisce i banchi, stima necessario un supplemento almeno di 50 unità da aggiungere ai 98 esistenti. In fondo all’aula c’è una lavagna di circa un metro quadrato, un tavolo coperto di tela cerata per il maestro ed una o due sedie. Appesi ai muri, alcuni quadri e carte geografiche ammuffite e quasi “arcaiche”, ormai; le pareti della prima classe sono forniti di cartelli alfabetici comprati con i risparmi degli stessi maestri. In qualche angolo si può vedere un vecchio armadio da cucina.

Non vi è riscaldamento in alcuna stanza, ma soltanto qualche braciere a carbone di legna sotto il tavolo della maestra o del maestro. In un clima tanto rigido che qualche maestro si è guadagnato i reumatismi, gli scolari devono passare, immobili, quattro ore al giorno in pieno inverno.

Il cuore e il centro della scuola elementare di Scandale è costituito dalle tre stanze di fronte al Municipio. Nella seconda di queste, la Signora Brescia, fiduciaria democristiana e moglie del sindaco, interpreta ogni mattina la sua parte di fronte alla sua quarta classe, composta da 59 alunni, mentre nella seconda la sua comare, Signora Bevilacqua, tesoriera della scuola e moglie del segretario comunale, lotta con una seconda classe di ben 66 bambine. La prima delle tre aule, infine, viene occupata, nel corso di un anno scolastico, la mattina, durante il primo semestre, dalla terza classe maschile (Signor Greco), e durante il secondo semestre, dalla terza femminile (Signora Scalise). Le tre aule hanno il difetto di essere comunicanti, così che è necessario passare attraverso la prima per entrare nella seconda e nella terza, provocando un incessante traffico di persone estranee attraverso le due prime stanze. Si aggiunga che l’aula della Signora Brescia serve pure da ufficio e da sala delle riunioni, e non è, quindi, raro trovarvi un altro maestro che sta discutendo su argomenti della scuola, o riposa al sole, ovvero assapora una tazza di caffè.

Non ci sono latrine, ed i ragazzi e le bambine, per soddisfare i loro bisogni, sono costretti ad andare a casa propria, oppure, nella maggioranza dei casi, fuori della porta con qualunque tempo e in ogni stagione. Non vi è refettorio, non sala di ginnastica, né auditorium. Tre o quattro dei maestri hanno nella loro aula uno scaffaletto per una quindicina di libri scolastici forniti in parte dal Comune e in parte da essi medesimi. All’infuori di questa magra biblioteca, non v’è alcun corredo di libri, né alcuna libreria nel villaggio o nei dintorni. Non ci sono mezzi ausiliari audiovisivi di apprendimento, né apparecchi di proiezione.

I bambini devono essere vaccinati tutti per legge contro il vaiolo e la difterite fin dall’inizio della Scuola Elementare, e ciò a spese del Comune. All’infuori di questa pratica preventiva, nessuna cura viene prestata durante l’intero corso scolastico.

Non vi è asilo o altra classe all’infuori del quinquennio regolamentare; nessun servizio complementare o doposcuola. C’è soltanto, in sintesi, il corso dalla prima alla quinta classe, durante il quale i bambini siedono sui banchi di legno invariabilmente per quattro ore al giorno, sei giorni alla settimana, sette mesi all’anno. […]


Questa è solo una piccola parte delle 36 pagine dattiloscritte che si trovano a Roma nell’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia, Archivio Rossi-Doria, Scandale, volume I, fascicolo 2, 1954-1955.



lunedì 19 aprile 2010

Discarica per lo smaltimento di amianto a Santa Marina?

Documento pubblicato un po’ di tempo fa dal sito Europaradiso di Crotone, riguardante una richiesta fatta da ECOLSYSTEMA Srl per la costruzione di una discarica per rifiuti speciali, cioè per lo smaltimento di amianto, che dovrebbe sorgere nel Comune di Scandale in località Santa Marina.

Si può notare leggendo il documento che l’amianto non viene ritenuto pericoloso.

Foto Reggio Calabria

Corso Garibaldi a Reggio Calabria

domenica 18 aprile 2010

Il Principe Umberto II, futuro Re d’Italia, passa da Scandale.



Nel 1935 passò da Scandale il principe ereditario Umberto II (foto a destra), poi soprannominato “il Re di maggio”, che alla fine della guerra prese il posto di suo padre Vittorio Emanuele III.

Era di passaggio per recarsi a Cosenza. Arrivò in macchina all’incrocio della “Villetta”, scortato da molti soldati. Tutto il paese si recò su quella che adesso è via Nazionale per l’evento. Il principe scese per salutare il barone dell’epoca Guglielmo Drammis, nonno degli attuali discendenti, ed il Podestà di allora Antonio Bonanno (secondo altri c’era il “Podestà vecchio” Francesco Trivieri e non Bonanno). Sembra che il barone fece un regalo, ma nessuno ricorda cosa. IL Principe risalì in macchina e si allontanò.


Qualche tempo fa ho chiesto al mio “parrino” di Scandale, che ha più di 90 anni, se c’era all’evento. Mi ha detto che era presente, e ricordava che intorno alla macchina c’erano solo adulti e i giovani venivano tenuti a distanza, ma vide porgere al Principe un mazzo di fiori. Non ricordava, però, se il corteo diplomatico andava verso Cosenza o verso Crotone.


venerdì 16 aprile 2010

UNIONE SPORTIVA SCANDALE

La squadra di adesso e quella degli anni Ottanta - foto By Ros e Grisi -




giovedì 15 aprile 2010

Donne sole e anziani a Scandale nel 1955.


Anziani di Scandale in una foto d’epoca. Archivio fotografico Luigi Aprigliano, Corso Umberto I, Scandale (Crotone).


Elenco di donne sole e vecchi a Scandale compilato dalla Commissione UNESCO nel 1955.


ABIUSO Carmela fu Saverio – due donne sole.

APRIGLIANO Domenico fu Antonio, più convivente, pensionato.

ARCURI Gaetano di Pasquale, nato nel 1889, più moglie da Crotone, nata nel 1896.

ARTESE Maria vedova Scaramuzzino, nata nel 1894, vive col figlio.

BARBERIO Cesira, De Biase, nata 1874, vive col figlio.

BARBERIO Leopoldo fu Antonio, nato nel 1880, più moglie, soli.

BARBUTO Maria vedova Grisi, nata nel 1889, con una figlia, sola.

BASILE Maria fu Luigi, nata nel 1886, mendicante, sola.

BILOTTA Maddalena fu Carmelo, nata nel 1900, sola con un figlio naturale di 15 anni.

BOMPAROLA Fiorina fu Raffaele, nata nel 1932, sola, vive con la sorella sposata.

BRUNO MONTELEONE Elisabetta, nata nel 1885, sola, vive con la figlia (vedi sotto).

BRUNO Vincenzina in Orsino, nata nel 1922, separata con 3 figli piccoli.

CERALDI Carolina fu Carmine, nata nel 1872, sola, vive col nipote.

CILURSO Maria fu Raffaele, 4 sorelle, sola e 1 figlio.

CILURSO Nicola fu Antonio, nato nel 1891, solo, vive col cognato.

CITRINITI Gaetano fu Antonio, nato nel 1873, più moglie, soli, figlio con quota.

CITRINITI Nicola fu Antonio, nato nel 1880, più moglie, vivono col genero.

CONIGLIO Pasquale di Gaetano, nato nel 1873, vivono con il figlio.

CORIALE Domenica fu Salvatore, nata nel1886, vedova, sola.

CORIALE Francesco fu Filippo, nato nel 1881, più moglie, più due figlie, la quota al figlio.

CORIALE Maria vedova Bomparola, nata nel 1920, più 2 figli, vive col padre.

COSENTINO Mariantonia fu Raffaele, nata nel 1919, più figlio naturale, sola.

COSTRUZZOLAO Rosa fu Santo, nata nel 1907, sola – al manicomio –.

CRUDO Alfonso fu Rocco, nato nel 1866, più moglie, inabili, soli, (un figlio ha la quota).

CRUDO FOGLIA Filomena fu Salvatore, nata nel 1865, sola, vive col figlio.

CRUDO Rachele vedova Grande, nata nel1887, inabile, vive con il genero.

DANIELE Teresa vedova Mattace, nata nel 1886, sola.

DRAMMIS Angela fu Giovan Battista, nata nel 1930, più figlio illegittimo, sola.

DRAMMIS Franceschina di Domenico, nata nel 1900, più figlia di 25 anni, sola.

FAGA SARATTA Maria fu Ignazio, nata nel 1887, sola.

FIORE Carmela vedova Ierardi, nata nel 1877, sola.

FORTUNA Teresa vedova Lopez, nata nel 1881, sola.

FRANCO Giuseppe fu Giacinto, nato nel 1877, solo, vive col genero.

FRANCO Maria vedova Fiore, nata nel 1899, sola, fornaia.

GAROFALO Evelina fu Arduino, nata nel 1918, sola, con figlio illegittimo.

GAROFALO Pantaleone di Domenico, nato nel 1880, più moglie erbivendola.

GIRIMONTI Carmine di Saverio, nato nel 1882, più moglie, soli.

GRANDE Concetta vedova Simbari, nata nel 1892, sola, vive col nipote.

GRANO Angelina vedova Faga, nata nel 1900, più figli, sola.

GUZZO Vincenzo fu Tommaso, nato nel 1880, pensionato, solo.

IERARDI Lucrezia fu Mattace, nata nel 1923, più 3 figli, vivono con il suocero.

IERARDI Ludovico fu Benedetto, nato nel 1889, più moglie, più figlio studente.

INFUSINO Filomena vedova Lopez, più madre, più figli, vivono col nipote.

IULIANO Arturo di N.N., nato nel 1882, più moglie, soli.

LEONETTI Francesca vedova Guarieri, nata nel 1870, inabile, sola.

LOMBARDO Raffaela vedova Funaro, nata nel 1890, sola.

LOPEZ Anastasia vedova Maffarì, nata nel 1894, più figlia, vive con figlia vedova.

LUCÀ Maddalena vedova Pangari, nata nel 1928, più figlio, vive col fratello.

MARESCALCO Angela fu Luigi, nata nel 1887, inabile, sola.

MARINO Anastasia vedova Catanzaro, nata nel 1896, sola, vive con il genero.

MARINO Maria vedova Cacozza, nata nel 1874, sola.

MARINO Teresa vedova Mauro, nata nel 1912, sola.

MATTACE Agata vedova Riolo, nata nel 1920, pensionata, vive col padre.

MANACARA Cristina fu Francesco, nata nel 1875, sola, vive con il genero.

MAZZEI Luigi fu Paolo, nato nel 1883, pensionato, solo.

MILIÈ Maria fu Luigi, nata nel 1890, sola.

MINNITI Maria vedova Greco, nata nel 1882, sola, vive col genero.

MIRABELLO Domenico fu Salvatore, inabile, più moglie, soli.

MURACA Brigida vedova Scalise, nata nel 1883, sola.

NICOLETTA Raffaela di Francesco, nata nel 1904, sola.

PAPARO Nicola fu Bruno, nato nel 1876, pensionato, più moglie, vive col cognato.

PARISE Maria Concetta vedova Fiore, nata nel 1894, sola.

RUGGIERO Antonia vedova Borda, nata nel1885, più figlia, sola.

SCALISE Francesco fu Domenico, nato nel 1884, più moglie (benestanti?).

SCALISE Maria fu Carmine, nata nel 1904, più sorella, vivono col fratello.

SCALISE Rosa fu Francesco, nata nel 1924, vive col cognato.

SCARÀ Antonio fu Saverio, nato nel 1871, più moglie, soli.

SCARAMUZZINO Maria fu Francesco vedova Cirillo, nata nel 1885, vive col genero.

SELLARO Adele di Rosario, nata nel 1924, più 3 figli (illegittimi?).

SEMINARA Gioacchino fu Luigi, nato nel 1868, più moglie inabile, soli.

SEMINARA Vittoria fu Luigi, nata nel 1878, sola, vive col genero.

SGARRIGLIA Antonio fu Gaetano, nato nel 1879, più figlia, vivono con i generi.

SGARRIGLIA Domenico fu Francesco, nato nel 1885, più moglie, inabili, soli..

SGARRIGLIA Margherita fu Jefalo, nata nel 1882, vive col genero.

SIMBARI Rosa fu Domenico, nata nel 1885, inabile, sola.

SIMBARI Francesco fu Luigi, nato nel 1874, più moglie, più figlia, soli.

SPINA Giuseppina fu Giovanni, nata nel 1909, più 2 figli illegittimi, nati 1936-1939.

TALLARICO Giovanni fu Michele, nato nel 1879, più moglie.

TOSCANO Carmela vedova Bilotti, nata nel 1893, sola.

TRIVIERI Antonio fu Giovanni, nato nel 1875, più moglie, soli.

TRIVIERI Lidia di Francesco vedova Guzzo, nata nel 1927, più figlio, sola.

URSO Angela di Giuseppe, più 5 figli illegittimi, convive con un assegnatario.

VETERE Giovanna vedova Tallarico, nata nel 1881, vive con il genero.


Roma, A.N.I.M.I., Fondo Rossi-Doria, Scandale, vol.V, va 28-36.



mercoledì 14 aprile 2010

Sfondo per computer


CANE AMMALATO


martedì 13 aprile 2010

Assalto al magazzino di Giuseppe Orsini di Scandale a Torretta di Crucoli.



Nella foto il Casino Amalfitani a Torretta di Crucoli.


Un assalto ai magazzini nel febbraio del 1764.

Durante la grave carestia, che colpì il regno tra il 1759 ed il 1765, all’inizio del febbraio 1764 la protesta popolare assunse un po’ dappertutto forme violente con i primi assalti ai magazzini.

Il giorno lunedì 27 febbraio un centinaio di cittadini e paesani, “d’ogni stato e condizione”, di Rossano “ben armati” si recarono nella marina di Crucoli “luogo detto la Torretta” e scassati i magazzini, che vi si trovavano, presero tutto il grano che vi si trovava. Il grano, che apparteneva ad Annibale Montalcini di Crotone ed a Giuseppe Orsini di Scandale, fu trasportato dagli assalitori parte per terra e parte per mare. Il primo fu portato direttamente in Rossano mentre il secondo fu sbarcato dapprima nelle località Casiello e Torre Pinta e poi da qui fu portato in Rossano. Secondo i magazzinieri Dionisio e Vincenzo Frisenda, magazzinieri e conservatori di grani di Giuseppe Orsini, che assistettero ai fatti, il grano che era conservato nel solo magazzino dell’Orsini ammontava a 1155 tomoli. I magazzinieri non potettero impedire l’evento in quanto i Rossanesi se ne impadronirono “con violenza e mediante scassazione” dal magazzino dove i grani erano riposti. I Rossanesi asportarono il grano senza misurarlo e si impegnarono a pagarlo in seguito alla ragione di carlini 25 il tomolo. Giunto il grano a Rossano, furono eletti i due deputati D. Berardino Misischi e D. Pasquale Monticelli, i quali col consenso di coloro che formavano il reggimento della città, fecero vendere pubblicamente il grano asportato a ducati quattro il tomolo. In seguito alcuni accusarono il sindaco Giuseppe Greco e gli eletti, tra i quali Matteo Pietra, di aver fatto crivellare la parte migliore del grano per loro uso privato e di aver speculato sul denaro riscosso dalla pubblica vendita, utilizzandolo in parte per il pagamento dei proprietari del grano, ai quali era stato preso, ma il rimanente fu speso per il pagamento della neve ed in compra di animali vaccini per mano del magnifico Gasparre Carramone per uso e grassa dell’università di Rossano.


Andrea Pesavento, Provincia da scoprire: La Torretta di Crucoli. Un assalto ai magazzini, La Provinciakr n. 1 (2002).


lunedì 12 aprile 2010

Foto della Chiesa di Mesoraca

La facciata della Chiesa Ecce Homo a Mesoraca

domenica 11 aprile 2010

Fra Mansueto: un monaco di Scandale del XVII° secolo.

La parrocchia di San Nicola di Scandale in una vecchia foto conservata da Ludovico Tallarico.

In una nota dello storico Tommaso Aceti alla ristampa, nel 1737, del libro di Gabriele Barrio, Antichità e luoghi della Calabria, si legge: “Scandale: patria di Mansueto, della famiglia Francescana Riformata, laico e notevole per santità”.

Di questo monaco, che era vivo nel 1648, le uniche notizie che abbiamo sono riportate in un’opera del sacerdote Domenico Martire, dove al capitolo XI, col titolo Dei Calabresi venerabili dell’Ordine di San Francesco d’Assisi, dice:


FRATE MANSUETO DI SCANDALE

Laico


“Fra Mansueto era un frate di gran carità, poverissimo, e dedicato allo spirito e all’orazione: fu più volte ritrovato in estasi nei conventi di Cutro e Corigliano. Qui, stando l’anno 1648, pubblicò nel Giovedì Santo, la pace fatta fra Don Giovanni D’Austria e il popolo di Napoli, e per quella posta venne scritta.

Un’altra volta corse grido di essere stato ucciso dai banditi, Francesco Campicchiano di Mesoraca, devoto di quel convento; andò Fra Mansueto a fare orazione, e andato in estasi, e poscia ritornato, disse che fosse vera la morte di colui, conforme già fu. Morì egli nel convento di Cutro, come aversi molto prima la sua morte predetta”.


Domenico Martire, La Calabria sacra e profana, vol. II°, Cosenza 1878, p. 392. L’autore ha preso le notizie da un manoscritto del Seicento, scritto da Paolo Gualtieri.


venerdì 9 aprile 2010

Tommaso Campanella



“Io nacqui a debellar tre mali estremi;

tirannide, sofismi, ipocrisia [...]

Carestie, guerre, pesti, invidia, inganno,

ingiustizia, lussuria, accidia, segno,

tutti a que' tre gran mali sottostanno

che nel cieco amor proprio, figlio degno

d'ignoranza, radice e fomento hanno”.


Tommaso Campanella, Delle radici de' gran mali del mondo.



Giovanni Domenico Campanella, nasce a Stilo in Calabria (secondo altri a Stignano), il 5 settembre 1568. Figlio di un calzolaio povero e senza istruzione, Campanella è un ragazzo prodigio. A tredici anni entra nell'ordine dei Domenicani e arriva a prendere gli Ordini Domenicani non ancora quindicenne, con il nome di frate Tommaso in onore di San Tommaso d'Aquino. Porta a termine con successo gli studi ma al tempo stesso legge, sia pur di nascosto autori quali Erasmo, Ficino e Telesio. Le idee in fatto di religione e l'interesse per le arti magiche lo costringono a fuggire da Napoli. Si ritrova inquisito dal Tribunale ecclesiastico, così lascia il convento per dirigersi a Roma prima, poi a Firenze e infine Padova, dove entra in contatto con Galileo. Accusato di eresia viene rinchiuso in carcere, ma riesce a ritornare nella sua città natale.

Innamorato del sapere, della natura e di Dio, oltre ad essere appassionato di occultismo e scienze divinatorie, studiò Telesio e Galilei. Mise in piedi un progetto eversivo, tendente a instaurare una repubblica teocratica basata sull’abolizione della proprietà privata teorizzata nella Città del Sole. I congiurati, autorizzati nell’estate del 1599 dalle previsioni astrologiche, si aspettavano un sostegno da parte dei turchi di Bassà Cigala (altro rinnegato calabrese passato dalla parte dei musulmani), con una flotta pronta a sbarcare sulla spiaggia di Stilo. Denunciati da due filospagnoli all’Uditore di Catanzaro, indusse il viceré, conte di Lemos, ad inviare Carlo Spinelli, principe di Cariati, a soffocare la rivolta.

Anche in questa occasione viene arrestato e condannato; riesce tuttavia a salvarsi dalle torture fingendosi pazzo. Campanella non può però evitare il carcere e rimane rinchiuso per ben ventisette anni. In questo lungo periodo di prigionia continua a scrivere, specialmente di filosofia. Compone un'opera dedicata a Galileo, di cui apprezza molto il lavoro ed il pensiero.

Nel 1626 esce dal carcere, ma deve rimanere a Roma sotto il controllo del Sant'Uffizio. Per disposizione di papa Urbano VIII questo vincolo viene in seguito eliminato; nel 1633 viene di nuovo accusato di eresia e di propaganda antispagnola. Decide quindi di rifugiarsi a Parigi dove trova protezione dal Cardinale Richelieu. Si dedica alla pubblicazione dei suoi scritti; finanziato dal re, passa il resto dei suoi giorni al convento parigino di Saint-Honoré. Il suo ultimo lavoro sarà un poema celebrante la nascita del futuro Luigi XIV. Una delle sue più note opere è "La Città del Sole", opera di carattere utopistico in cui, rifacendosi a Platone e all'Utopia di Tommaso Moro, descrive una città ideale.

Campanella morì a Parigi il 21 maggio 1639