lunedì 30 novembre 2009

“Prontuario del fallimento” dello scandalese Luigi Cacozza.



Lo scandalese Luigi Cacozza, Cancelliere del tribunale di Bologna, pubblicò nel 1956 con la Casa Editrice Cappelli questo “Prontuario del fallimento e delle altre procedure concorsuali” di 370 pagine.

domenica 29 novembre 2009

Massime e aforismi: William Shakespeare.



William Shakespeare, nella foto, (Stratford-upon-Avon, 1564 – Stratford-upon-Avon, 1616) è stato un drammaturgo e poeta inglese.



L’umorismo di William Shakespeare



“La medicina può prolungare la vita, ma la morte si impadronirà anche del medico”.



“Da sempre gli uomini muoiono, di tanto in tanto, e i vermi li mangiano, ma non per amore”.



“La donna è un piatto per gli Dei, se a condirla non è il diavolo”.



“Alla follia che cammina a piedi nudi, mal si adattano lacci e catene”.

venerdì 27 novembre 2009

1944. Insurrezione fascista nel crotonese. Le armi nascoste in contrada Gullo.


Adunata fascista a Scandale nel 1940. Archivio fotografico Luigi Aprigliano, Corso Umberto I, Scandale (Kr).

Nel 1944 un fatto di cronaca aveva richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica nazionale. Nel Catanzarese ci fu un velleitario tentativo di rivincita fascista da parte di giovani della borghesia cittadina dove era operativo il principe Valerio Pignatelli e la moglie Maria De Seta;
Figure di primo piano furono anche l’avvocato napoletano Nardo Di Nardo, il tenente Antonio De Pascale, l’avvocato Luigi Filosa di Cosenza, il tenente Pietro Capocasale.
Il principe Valerio Pignatelli già nel 1943 era stato incaricato dall’ultimo segretario del Duce, Carlo Scorza, di organizzare un corpo di volontari, chiamato “Guardie ai Labari”, che avrebbe dovuto agire nei territori occupati da americani e inglesi per render loro la “vita difficile” attraverso azioni di guerriglia e di sabotaggio. Pignatelli, personaggio carismatico, pluridecorato di guerra, divenne la guida del fascismo clandestino meridionale e il suo arresto nel 1944 fu un duro colpo per tutto il movimento.
La fine della stagione del fascismo clandestino calabrese si ebbe con una serie di arresti delle forze dell’ordine nella primavera 1944 e con il famoso “Processo degli ottantotto” (dal numero degli imputati) tenutosi a Catanzaro, iniziato il 15 febbraio e conclusosi con le sentenze del 7 aprile 1945). Tra i condannati vi furono: Pietro Capocasale, Luigi Filosa, Ugo Notaro, il marchese Gaetano Morelli.
Le armi che dovevano servire per la sollevazione dei fascisti del crotonese furono trovate nella contrada Gullo in territorio di Scandale.
In un casolare del marchese Gaetano Morelli, furono trovati “11 moschetti calibro 91, molti caricatori e 2 casse di bombe a mano”.

Cfr. Francesco Tigani Sava, Il processo degli ottantotto a Catanzaro, 1943-1945, in Mezzogiorno e fascismo.
Nando Giardini, Bocca di Lupo. Romanzo di vita vissuta, Catanzaro, Ursini Editore, 2001.
Roberto Ciuni, L'Italia di Badoglio, Rizzoli, 1993.

mercoledì 25 novembre 2009

AMARCORD


Foto pubblicata dal sito di Cesare Grisi www.scandale-kr.it



“Amarcord", deriva dalla voce in dialetto romagnolo "am arcord", ossia "mi ricordo".

martedì 24 novembre 2009

Il castello di Melissa di Giuseppe Barberio.



Questo libro del 1954, stampato dalla Casa Editrice Abramo di Catanzaro è il primo pubblicato da uno scandalese. È stato ristampato nel 1989 dalla Calabria Letteraria Editrice.


Giuseppe Barberio, insegnante, ex ufficiale dell’esercito, buon commerciante e imprenditore edile, aveva un negozio a Crotone. Sua è la costruzione del “Villaggio Barberio” e di alcune opere sulla costa jonica e nella Sila. È fratello del maestrino di musica Antonio Barberio.

lunedì 23 novembre 2009

Lotta al brigantaggio secondo gli ufficiali dei Savoia.

Dopo il passaggio di Garibaldi, il 21 ottobre 1860 ha luogo il Plebiscito che a Scandale registra 330 “Si” e nessun “No”.

Delusi dalle promesse di terre, molti calabresi si diedero alla macchia e crearono molte bande. Così fu mandato in Calabria a combattere i briganti l’ispettore della Guardia Nazionale Pietro Fumel (nella foto a sinistra), nato a Ivrea nel 1801, morì a Roma nel 1866. Usava la tortura e il terrore, seminando panico tra la gente, anche quella che non si era ribellata. I metodi si possono vedere da un suo ordine affisso sui muri dei paesi della Sila:

Il sottoscritto, incaricato della distruzione del brigantaggio, promette una ricompensa di lire cento per ogni brigante che gli verrà consegnato vivo o morto. La stessa ricompensa, oltre la salvezza della vita, sarà consegnata al brigante che avrà ucciso uno dei suoi compagni. Il sottoscritto notifica che farà immediatamente fucilare chiunque dia ai briganti sia un asilo sia un qualsiasi mezzo di sussistenza e di difesa. Sarà immediatamente fucilato chiunque avendo visto dei briganti o conoscendo il luogo del loro rifugio, non ne avrà dato immediatamente avviso alla forza pubblica o alle autorità militari. Tutti i pagliai devono essere bruciati e le torri e le case di campagna che sono abitate e conservate devono essere scoperchiate entro tre giorni e avere le loro aperture murate. Passato questo tempo saranno date al fuoco, e inoltre saranno abbattuti tutti gli animali non protetti dalla forza pubblica. Resta proibito di portare fuori dei villaggi del pane o qualsivoglia sorta di viveri; i contravventori saranno considerati complici dei briganti. L’esercizio della caccia è proibito. Saranno considerati come briganti i soldati sbandati che non si saranno presentati nel termine di quattro giorni.

venerdì 20 novembre 2009

Il prof. Achille Costa, dell’Accademia Reale di Napoli, ospite del barone Salvatore Drammis.



Spesso, nell’Ottocento, capitava che passasse da Scandale qualche facoltoso viaggiatore che non sapendo dove alloggiare, per mancanza di alberghi, chiedesse ospitalità alla famiglia Drammis, come si può vedere dalla testimonianza del professor Achille Costa (nella foto a sinistra), sceso in Calabria per motivi di studio, che è stato tra i fondatori della Società Entomologica Italiana e nel 1860 succedette al padre alla cattedra di zoologia dell’Università di Napoli.




Relazione di un viaggio nelle Calabrie, per ricerche zoologiche, fatto nell’estate del 1876 dal Professor Achille Costa, Socio Ordinario della Reale Accademia di Napoli, e presentata nell’adunanza del 14 maggio 1881.



RELAZIONE DEL VIAGGIO



Partito da Napoli la sera dell’11 luglio per ferrovia, mi fermai a Bari il 12, essendo assai poco comodo tirar diritto per la regione calabra. […] La mattina del 13, partendo col primo treno, mi recai a Taranto, e di là mi misi sulla linea delle Ferrovie Calabre, che scorre lungo lo Jonio. Qui cominciano le prime noie per chi vuole raggiungere l’estrema Calabria. Darwin e con esso molti Naturalisti hanno ritenuto la trasformazione degli organismi in meglio: la società delle Calabro-Sicule per contrario mostra credere alla trasformazione in peggio, ammettendo che l’uomo viaggiando possa provvisoriamente trasformarsi in cammello atto a sopportare per lunghe ore la sete e la fame. Sull’intera linea da Taranto a Reggio, a percorrere la quale si impiegano non meno di diciassette ore, non vi era modo di prendere un ristoro qualunque. […] Il giorno 22 passai per ferrovia da Cirò a Crotone.[…] La mattina del 24 lascio Crotone per Santa Severina. La via che si batte è noiosa per buon tratto, e proprio finché si sta nella pianura: forse in stagione meno inoltrata quei luoghi possono essere di qualche interesse per l’Entomologo a causa di molteplici aie prative, altre di prati spontanei, altri di prati artificiali; ma quando io li traversava, tutto era secco e arido. Diviene però interessante per il naturalista, e principalmente per il geologo, allorché si comincia ad ascendere le colline, che succedonsi una più elevata dell’altra. In queste si riscontrano i fatti stessi paleontologici osservati presso Cirò, ma in modo ancora più patente, in grazia dei tagli praticati per la costruzione della strada. L’argilla e infarcita di conchiglie, ed il suolo della via vien coperto con brecciame formato con una breccia rossastra tratta da vicini monti, pur essa conchiglifera. Ed anche quando procedendo innanzi, come allorché si è presso Scandale, non vi ha lavori di nuova costruzione, si calpestano qua e là massi di dura calcarea bianca con valve di conchiglie saldamente incastrate. Vi predominano l’Ostrea edulis ed il Pecten placuna: ed anche qui notavasi la identità delle specie nell’argilla e nella calcarea. A parte da siffatte osservazioni, di null’altro mi occupai lungo il cammino. Nondimeno procedendo, come ero, a cavallo vidi un Coleottero Longicorne che, a guardarlo dalla piccola distanza che ci separava, mi sembrò un Dorcadion. Tanto per interrompere un istante la noia, smontai da cavallo per raccoglierlo: e feci assai bene. L’era un Dorcadion, ma specie da me non mai vista nelle nostre provincie, è proprio il Dorcatypus Fairmairei, cui si attribuisce generalmente per patria la Grecia.
Dopo cinque ore di non interrotto cammino giungo a Santa Severina, paese singolare per la sua positura sul colmo di una collina isolata da ogni lato come sopra una rocca inespugnabile. […]
Anche le adiacenze di Scandale, per le quali, come ho detto, ero passato per recarmi da Crotone a Santa Severina, mi venivano indicate come ricche di conchiglie fossili, di che facilmente mi persuadevo per quello che io stesso aveva fugacemente veduto. Scandale è un piccolo paese mancante assolutamente di ogni mezzo di alloggio; il che costituiva per me un ostacolo a potermi trattenere qualche giorno. Vi ha soltanto la famiglia del Barone Salvatore Drammis, la quale con la sua ospitalità supplisce a quella mancanza. Poiché però non avevo con lui personale conoscenza, e d’altro lato rincresceami abbandonare quei luoghi senza esplorare la indicata località interessante per la parte paleontologica, mi determinai indirizzargli anticipatamente lettera per chiedergli la sua indispensabile ospitalità. Non ripeterò qui le parole con le quali quel perfetto gentiluomo che è il Barone Drammis risposemi; dappoiché, se da un lato le sue frasi varrebbero a mostrare il suo animo generoso e cordiale, dall’altro potrebbero sembrar ripetute per troppa mia vanagloria. Mi limiterò soltanto a dire che l’accoglienza avutane, quando il dì 26 mi vi recai, fu quale non si potrebbe descrivere. Durante i due giorni che mi trattenni in sua casa visitai vari luoghi a pochissima distanza dall’abitato, ove in realtà può farsi abbondante raccolta di conchiglie fossili disseminate nell’argilla. Le specie però sono son quasi sempre le stesse: quelle cioè osservate presso Cirò e Santa Severina, e quindi vi predominano l’Ostrea edulis, il Pecten placuna e simili. Per ricerche entomologiche mi interessò un luogo additatomi dallo stesso Barone, compreso nella pianura sottoposta al paese, denominato San Mandato. Fu il giorno 28 che destinai a tale peregrinazione. Discendendo da Scandale in un primo ripiano denominato Turrutio, ricco di piante di finocchio delle quali talune tuttavia in fiore, mi si offrì buona raccolta di Imenotteri e di Ditteri. Più in giù e quasi nella bassa pianura, in sito detto Corazzo, prossimo al Neto, ove sono mulini messi in movimento dalle acque stesse del nominato fiume, potetti ancora far discreta messe nei prati e lungo le siepi. Da ultimo, rimontando, mi fermai nel luogo cui specialmente si dà il nome di San Mandato, ove è una sorgente di limpida acqua, la quale si spande sull’adiacente piano prativo rendendone un sito analogo a quello che presso Cirò è denominato Carrafone di San Nicola. E siffatta analogia veniva convalidata alla specie di Entomati che in detti prati rinvenivansi. Non vi trovai per vero quelle specie rarissime rinvenute in quest’ultimo sito, bensì tutte le altre.
Fu ancora in Scandale che, mediante le notizie somministratemi dal dottor Giovan Battista Ceraldi, potetti accertarmi esser causa di fenomeni patologici nell’uomo, analoghi a quelli che vi produce la Tarantola di Puglia, un ragno da questa zoologicamente assai diverso, ma simile per la maniera di vivere in gallerie scavate entro terra (comunque in questo tappezzate e chiuse da fitto tessuto serici), quale è la Mygale icterica. Con la guida di esperti contadini, datemi dallo stesso Barone Drammis, potetti raccogliere individui di ogni età, sia per provvederne questo Museo Zoologico nel quale tale specie mancava, sia per dimostrarla ai giovani che seguono le lezioni di zoologia da me dettate in questa Università, come animale che interessa loro direttamente conoscere. Sul quale argomento della Migale e degli effetti del suo veleno nell’uomo io non mi estendo qui ulteriormente, avendone già dato ampio ragguaglio in una lettera diretta a questa Accademia da quelle stesse contrade, e che trovansi già pubblicate nel suo Rendiconto. Nelle due volte che avevo percorsa la via che da Scandale mena a Santa Severina avevo notato un sito denominato lo Sportello, il quale per la natura della vegetazione pareva dovesse offrire qualche cosa di importante. Per esso quindi consacrai un altro dei due giorni passati in Scandale. Il fatto però non corrispose alle aspettativa, avendomi offerto poco e di poca importanza. Potrei citare come specie non del tutto comune il Priocnemis annulatus.
Il 29 lascio Scandale per restituirmi a Santa Severina. Quantunque non vi fosse stato sospetto di imbattersi in persone malvagie, pure il Barone Drammis volle che due uomini dei suoi più fidati mi accompagnassero.


Atti della Reale Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche di Napoli, vol. IX, fascicolo 6, 1882.

mercoledì 18 novembre 2009

Manlio Rossi-Doria, "Un paese di Calabria", Scandale.



Questo libro, pubblicato dalla Casa Editrice l’Ancora del Mediterraneo di Napoli nel 2007, a cura del prof. Michele De Benedictis, è la relazione finale dell’indagine svolta a Scandale tra il 1955 ed il 1956 dal prof. Manlio Rossi-Doria e dai suoi collaboratori che erano: il Dottor. Gilberto Antonio Marselli (sociologia rurale, successivamente professore ordinario di Sociologia all’Università di Napoli); sig.ra Anna Lengyel Rossi Doria, sig.na Lucia Trucco detta Mimma, e miss Mary Lou Carmer (rilevatori sociali); dott. Rocco Mazzarone (medico-igienista); prof.ssa Lidia De Rita (psicologia sociale); e l’architetto Alberto Marsella (urbanistica).



“A cavallo tra il 1954 e il 1955, nell'ambito di un progetto della Sezione per le ricerche sociali dell'Unesco sugli effetti della riforma agraria in Italia, Manlio Rossi-Doria assume la responsabilità e il coordinamento delle indagini da effettuare a Scandale, un comune del Marchesato di Crotone, in Calabria. La tesi che il saggio si propone di argomentare, basata sulla documentazione presente presso l'Archivio Rossi-Doria, è che la ricerca condotta a Scandale, anche per la sua specifica collocazione temporale, assume un significato di particolare rilievo rispetto all'intero percorso intellettuale e scientifico rossidoriano. La rilevanza metodologica ed analitica del progetto viene evidenziata attraverso la ricostruzione di due dimensioni del contesto: una dimensione "macro", relativa alla configurazione assunta dal processo di sviluppo dell'economia italiana e meridionale intorno alla metà degli anni '50 e una dimensione "micro", riferita appunto all'evoluzione del percorso scientifico e professionale di Manlio Rossi-Doria e, in stretta connessione con questo, il ruolo di leadership culturale assunto dal Centro di Ricerche di Economia Agraria di Portici”.


Rossi-Doria a Scandale: Una ricerca di confine, recensione pubblicata dal prof. Michele De Benedictis prima dell’uscita del libro sulla Rivista dell’Associazione Rossi-Doria, QA (Questione Agraria), anno di pubblicazione: 2007 Fascicolo 3.

domenica 15 novembre 2009

Febbraio 2001. Interrogazione parlamentare per Antonio Barberio.

Nella foto l'ex sindaco di Scandale Antonio Barberio, ora Consigliere Provinciale.

Interrogazione parlamentare degli onorevoli Olivo e Gaetani, Al Ministro dell’Interno:


“Per sapere, premesso che: nella notte tra sabato 10 e domenica 11 febbraio 2001, poco prima delle 3.00 ignoti criminali hanno perpetrato un gravissimo attentato ai danni del Sindaco del Comune di Scandale (Crotone), professore Antonio Barberio, incendiando la sua autovettura e parte della sua abitazione; solo la prontezza di riflessi del Sindaco, che è riuscito a mettere immediatamente in salvo la propria famiglia prima che il fuoco bloccasse l’accesso all’abitazione, ha evitato tragiche conseguenze per questo inquietante gesto intimidatorio, che riveste connotazioni di chiaro stampo criminale; l’odioso attentato giunge al culmine di una escalation criminale che ha visto dispiegarsi in Calabria una vera e propria “strategia intimidatoria” È tesa a comprimere la vita democratica e a scoraggiare l’azione, rivolta al progresso di aree strategiche del Crotonese, di amministratori capaci e trasparenti (da quelli di Scandale a quelli di San Mauro Marchesato, dove ignoti criminali hanno incendiato e distrutto di recente l’intero archivio comunale, a quelli di Savelli e Rocca di Neto): se non intenda esprimere la solidarietà del Governo a tutta la famiglia Barberio, duramente provata, e all’intera popolazione di Scandale, oggetto di un’odiosa, intollerabile intimidazione; se non ritenga che questi territori debbano essere più efficacemente protetti e salvaguardati, bloccando i processi degenerativi in atto, attraverso il potenziamento delle forze dell’ordine, un’azione repressiva più determinata e un’opera di prevenzione centrata su un’efficace attività di intelligence”.


Atti Parlamentari - 36262 - Camera dei Deputati, XIII legislatura - allegato b - ai resoconti - seduta del 14 febbraio 2001 (4-34040).

venerdì 13 novembre 2009

Chiesa di Santa Maria di Condoleo.

Foto gentilmente concessa dall'Archivio Fotografico Luigi Aprigliano, Corso Umberto I, Scandale.

Alle spalle delle due donne si vede la Chiesa di Condoleo come era prima.

Anticamente, quando il territorio intorno a Scandale era tutto bosco, la chiesa di Santa Maria di Condoleo veniva chiamata del Bosco di Ferrato.

Nel maggio del 1631 muore il prete che la gestiva don Nicola Focasi e la chiesa passa a don Giovanni Antonio Focasi.

Nel 1653 l’architetto Onofrio Tango così ce la descrive:

“Distante dall’abitato verso levante per un miglio, dentro il Bosco di Ferrato, è una Cappella sotto il nome di Santa Maria di Condoleo, nella quale se dicono due messe la settimana, lo sabato et l’altra ad arbitrio, dove assiste un romito con due celle con chiusa… arborata di frutti, olive, celse con comodità di acqua viva”.

Nel 1654 “la chiesa di Santa Maria di Condoleo e la Confraternita del Santissimo Rosario, che fruttavano 6 ducati, vacanti dal 1649 per la morte di don Giovanni Bernardino di Martino, si assegna a don Nicola Antonio del Sindaco, prete, presentato da due anni”.

Si comincia così, già agli inizi del Seicento, a parlare di Condoleo (anticamente “Conduleu”), ed era proprio questo Condoleo e non un’altra zona più lontana denominata “Condolio Vecchio”.

Per secoli molta gente ha confuso i ruderi della Chiesa della Stella con la vecchia chiesa di Condoleo, come abbiamo detto, in mancanza di documenti, sulla “Storia di Scandale” pubblicata nel 2007.

Adesso, invece, sull’Apprezzo di Scandale del 1653, pubblicato poco tempo fa dallo storico Andrea Pesavento, si chiarisce che ad un miglio (1480 metri) da Scandale c’era la chiesa di Condoleo e a circa un miglio dalla chiesa di Condoleo c’era la chiesa della Stella dove si diceva messa una volta alla settimana.

L’origine della parola può venire da candele, perché su alcuni documenti antichi viene indicata come Santa Maria delle Candele, ed effettivamente tutti quelli che vi si recavano accendevano continuamente candele e lumi ad olio.

Nel 1683 la chiesa di Santa Maria di Condoleo (nel testo originale viene indicata come Santa Maria delle Candele), cui frutta 2 ducati, vacante per la morte dell’ultimo possessore da due anni e più, viene assegnata al chierico Marco Antonio Cizza.

Invece, la descrizione dell’ingegnere Manni, fatta nel 1687, ci ricorda che “l’altra chiesa è sotto il titolo di Santa Maria Candela coperta con tetto ad una nave, con l’altare con l’immagine di Santa Maria di Candele con una celletta per l’eremita ed una campana piccola. Detta chiesa possiede una chiusa di tumulate 15 con certe piante di fico, pera, olive ed altri frutti”.

Nel 1781 in un rapporto alla Santa Sede il vescovo Ganini ci informa che “La chiesa di Santa Maria, volgarmente detta di Condoleo, è retta da un procuratore che spetta a me nominare. Il beneficio in nome di Santa Maria di Condoleo fondato nella sua suddetta chiesa è retto dal suo beneficiato don Giovanni Paolo Cavallo.”


Nel 1900, grazie ai contributi di cittadini di Scandale emigrati a Utica, in America, venne edificato l'attuale Santuario. Le fondamenta però, risultarono errate per cui fu dichiarato inagibile e solo cinquant'anni dopo con la mediazione di Mons. Pietro Raimondi, amministratore apostolico, gli italiani d'America inviarono le somme necessarie per i restauri delle fondamenta e del solaio, per cui il Santuario di Condoleo, ritornò agli antichi splendori.

Un professore americano che si chiama Philip A. Bean ha pubblicato un libro dove parla degli emigrati meridionali a Utica dal titolo "La colonia: Italian life and politics in Utica, New York, 1860-1960”, edito dalla Utica College. Ethnic Heritage Studies Center nel 2005. Il professore mi ha scritto dicendo:

“La potenza del campanilismo è ancora manifesto nella storia degli Scandalesi di Utica. Nel 1900, gli immigrati provenienti da Scandale raccolsero fondi per la costruzione di una piccola chiesa nella loro città natale, il Santuario del Condoleo, in onore della Madonna del Condoleo. Quasi mezzo secolo più tardi, nel 1948, la “Societa Scandalese”, allora guidata da Giovanni Aiello (il cui nome figura nel New York Progresso Italo-Americano) ha affermato che “è ricordato con affetto nella lontana piccola città di Scandale”, perché ha dato più di 1000 dollari per il restauro del Santuario. In tal modo, questo gruppo di immigrati provenienti da un piccolo villaggio in Calabria ha dimostrato l'importanza di una religiosa devozione e ha affermato la perdurante importanza della loro identità come membri di un determinato paese”.


La chiesa è stata restaurata di recente, la solenne festa si celebra tra l'ultima domenica di luglio e la prima domenica di agosto.

mercoledì 11 novembre 2009

Un prete di campagna: Don Renato Cosentini



Questa è la copertina del libro “Un prete di Campagna: Don Renato Cosentini”, pubblicato dalle Stampe Digitali Vincenzo Marino di Scandale nel giugno 2006 e curato da Pasquale Minniti.



Questo libro è il frutto di una lunga intervista fatta da Minniti a Don Renato. Riporto soltanto una frase del nostro parroco che dice: “Il vincolo tra il sacerdote e la chiesa è indissolubile. Ciò che Dio unisce, gli uomini non possono dividere. Quindi, nel caso venisse a verificarsi l’ipotesi fantasiosa, inverosimile, blasfema del sacerdote che va e viene da una vita all’altra, il suo posto sulla terra sarebbe sempre lo stesso. Il sacerdote bisogna immaginarlo come il ramo di un albero che non può avere altre radici e che non potrà mai portare frutti diversi da quelli che Dio stesso ha concepito alle origini”.

lunedì 9 novembre 2009

E Pasolini disse: "Cutro paese di Banditi"

Nel 1959 Pier Paolo Pasolini (nella foto a sinistra) passa da Cutro e Scrive:


“L'Ionio non è mare nostro: spaventa. Appena partito da Reggio - città estremamente drammatica e originale, di una angosciosa povertà, dove sui camion che passano per le lunghe vie parallele al mare si vedono scritte “Dio aiutaci” - mi stupiva la dolcezza, la mitezza, il nitore dei paesi sulla costa. Così circa fino a Porto Salvo.


Poi si entra in un mondo che non è più riconoscibile.

Vado verso Crotone, per la zona di Cutro. Illuminati dal sole sul ciglio della strada, due uomini mi fanno segno di fermarmi. Mi fermo li faccio salire. Mi dicono - questa è zona pericolosa, di notte è meglio non passarci. Due anni fa, qui, in questo punto hanno ammazzato un ricco signore, mentre tornava in macchina da Roma - ecco, a un distendersi delle dune gialle in una specie di altopiano, Cutro. Lo vedo correndo in macchina: ma è il luogo che più mi impressiona di tutto il lungo viaggio.

È, veramente, il paese dei banditi come si vede in certi western. Ecco le donne dei banditi, ecco i figli dei banditi. Si sente, non so da cosa, che siamo fuori dalla legge, dalla cultura del nostro mondo, a un altro livello.

Nel sorriso dei giovani che tornano dal loro atroce lavoro, c'è un guizzo di troppa libertà, quasi di pazzia.

Nel fervore che precede l'ora di cena l'omertà ha questo forma lieta, vociante: nel loro mondo si fa così. Ma intorno c'è una cornice di vuoto e di silenzio che fa paura”.


Estate 1959. Per la rivista "Successo", Pier Paolo Pasolini percorre la costa italiana al volante di un fiat millecento per realizzare “La lunga strada di sabbia”, un ampio reportage sull’Italia tra cambiamento e tradizione, vacanza borghese e residui di un dopoguerra difficile.

Le parole dello scrittore feriscono la sensibilità di molti.

L'amministrazione comunale di Cutro presentò querela alla Procura della Repubblica di Milano. Si legge nell'esposto: “la reputazione, l'onore, il decoro, la dignità delle laboriose popolazioni di Cutro sono stati evidentemente e gravemente calpestati [...] le dune gialle, altro termine africano usato da Pasolini, sono punteggiate da centinaia di case linde, policrome, gaie, dell'Ente della riforma dove la laboriosa gente del sud, Calabria, Cutro, fedele al biblico imperativo, guadagna il pane col sudore della propria fronte, e non scrivendo articoli diffamatori contro i propri fratelli, contro gli italiani”.

Le parole dello scrittore non piacciono. Egli viene dipinto come un diffamatore in mala fede, il quale ha esposto “una montagna luoghi comuni anticalabri”.


In ottobre trapela la notizia che Pier Paolo Pasolini fosse il vincitore del premio Crotone di quell'anno. La giuria, composta tra l'altro da Bassani, Gadda, Moravia, Ugaretti e Repaci aveva assegnato il premio a Pasolini per il romanzo Una vita violenta.


La decisione scatena violenti polemiche. Al momento del conferimento del premio Pasolini è invitato a parlare. "Sono felice di non avere vinto lo Strega o il Viareggio, perché considero quello che mi avete dato come il più adeguato riconoscimento alla mia opera. i protagonisti del mio romanzo, anche se vivono nella capitale, fanno parte del Mezzogiorno d'Italia, ed è giusto che qui a Crotone, trovassero l' esatta comprensione, in una terra giovane, perché nasce ora alla vita sociale, e in modo fresco, genuino, prende coscienza della sua forza, dei suoi bisogni". Una vita violenta diventa un atto di amore per tutte le periferie d'Italia, Calabria compresa.


Scrive Pasolini nella sua lettera dalla Calabria:

“Anzitutto a Cutro, sia ben chiaro, prima di ogni ulteriore considerazione, il quaranta per cento della popolazione è stata privata del diritto di voto perché condannata per furto: questo furto consiste poi nell'aver fatto legna nella tenuta del barone.

Ora vorrei sapere che cos'altro è questa povera gente se non “bandita” dalla società italiana, che è dalla parte del barone e dei servi politici? E appunto per questo che non si può non amarla, non essere tutti dalla sua parte, non avversare con tutta la forza del cuore e della ragione chi vuole perpetuare questo stato di cose, ignorandole, mettendole a tacere, mistificandole".


Tornerà più tardi Pasolini in Calabria nel 1964.

Affermerà "il paesaggio calabrese si esalta, con i suoi meravigliosi contrasti naturali, in cui a dolci pendii si contrappongono violenti sbalzi rocciosi" ...e ancora... "In Calabria è stato commesso il più grave dei delitti, di cui non risponderà mai nessuno: è stata uccisa la speranza pura, quella un po’ anarchica e infantile, di chi vivendo prima della storia, ha ancora tutta la storia davanti a sé”.

sabato 7 novembre 2009

Cittadinanza Onoraria a Domenico Jaccarino.

Ritratto Gabinetto – Studio fotografico Felice Ricca, via Toledo 323, Napoli.
Commendator Domenico Jaccarino di Napoli.

L’8 febbraio 1870 il Comune di Scandale ed il sindaco di allora, barone Nicola Drammis, conferiscono la Cittadinanza Onoraria al Commendator Domenico Jaccarino di Napoli, autore del libro "Il Dante popolare o la Divina Commedia in dialetto napolitano".
La foto che vedete fa parte di un vecchio album dimenticato trovato fortunosamente da Giovannino Drammis in un angolo del palazzo baronale.
In questo album, con foto della seconda metà dell’Ottocento e inizio Novecento, sono rimaste soltanto 18 fotografie di amici di famiglia che le avevano regalate ai baroni Nicola e Salvatore, alcune accompagnate da una dedica come si usava allora. Per me non è stato difficile collegare i documenti che avevo con questa foto.
Dietro c’è una dedica autografa di Jaccarino che recita: “All’Egregio amico rispettabile Commendatore Salvatore Drammis. Ricordo di una vera e sentita amicizia. Napoli 24 del 1870. Domenico Jaccarino”.

Domenico Jaccarinio, Il Dante popolare o la Divina Commedia in dialetto napolitano, Tipografia del Dante popolare, Napoli, 1881, p. 60.

venerdì 6 novembre 2009

Scandalesi in posa


Foto scattata alla fine degli anni Settanta.