lunedì 30 settembre 2013

domenica 29 settembre 2013

Archivio Rossi Doria - Barberio Antonio fu Gerardo (1955)

Gerardo Barberio in una foto dell'Archivio Aprigliano

BARBERIO ANTONIO fu Gerardo
Tunutro 21 – vc; 25
Primo tentativo di insediati

Famiglia Barberio Antonio fu Gerardo di 48 anni. Moglie: Sellaro Francesca di Rosario di 35 anni. Figli: 7; 4 maschi – 3 femmine – Insediati.
Giudizio
Barberio e la sua famiglia sono insediati già da due anni a Corazzo. Sono venuti con entusiasmo e con il programma di lavorare e di stare meglio. Allora, non solo mancava la luce, l’acqua e il medico come purtroppo ancora adesso, ma le famiglie trasferite erano poche e Francesca (la moglie) si sentiva abbandonata e isolata con problemi nuovi e senza appoggio famigliare.
Dopo due anni Francesca parla di ritornare in paese. È naturalmente un trasferimento che non avverrà, e questo per diverse ragioni: è consapevole dell’importanza di rimanere in campagna perché sa che ora è duro ma fra anni staranno meglio di ora, e anche se dice “meglio oggi l’uovo e non domani la gallina”, aspetterà di avere la gallina.
Le ragioni della disperazione di Francesca sono dovute alla disillusione di non avere cambiato la sua vita in due anni. Ora si rende conto, che cambierà ma non in due anni. Si preoccupa perciò dei problemi attuali: dei suoi sette figli che deve vestire e nutrire. Dei debiti fatti in paese e della vita in campagna senza luce, senza acqua, senza pozzo e senza assistenza. Ha bisogno di un aiuto di una assistenza. Bisogna naturalmente tener conto che Francesca ha 7 figli e che in questo periodo, suo marito soffre d’otite cronica. “Il poveretto non dorme la notte dai dolori e di giorno sbatte la testa a destra e a sinistra”.

Origine e storia
Il padre di Francesca era bracciante prima della riforma. Ora invece possiede una quota a Corazzo, ma ancora non si è trasferito.
In famiglia erano 11 figli, tutti vivi 6 femmine, e 5 maschi, 6 sono sposati e 5 ancora sono a casa. La madre di Francesca ha appena 55 anni e partorì 4 volte con Francesca. Francesca non si considera la meglio sistemata finanziariamente, ma lei si è sposata regolarmente perché incinta. Delle altre 3 sorelle, una si è messa con un uomo separato dalla moglie e senza figli ed è quella che sta meglio finanziariamente, un’altra diventò l’amante di un uomo vecchio con moglie e figli; la terza si sposò dopo essere scappata.
I genitori di Francesca sono brave persone, umili e dignitosi, mortificati dai matrimoni delle 3 figlie. Francesca come le altre sorelle e i 5 fratelli non andò a scuola. Lavorò in casa e in campagna durante i lavori stagionali.
Si fidanzò a 15 anni’ e si sposò a 17. Non ebbe molte proposte perché si fidanzò molto giovane. Fu un matrimonio d’amore!... Lui era più vecchio di 13 anni ma era bello e buono. In dote portò i mobili – dei poveri mobili e un corredo a 6 pezzi. Antonio (suo marito) comprò la casa della madre di Francesca per 9.500 lire. La pagò di più perché la casa era impegnata e Antonio per averla dovette dare più interesse.
Antonio stava bene di famiglia e all’inizio quando c’erano pochi figli Francesca si sentì più a suo agio. Verso il 1950 Francesca dovette andare a Catanzaro e Crotone per farsi visitare. Era malata di fegato e si curò durante tutto l’anno. Fu un periodo difficile. Ora sta bene. I figli sono nati l’uno dopo l’altro: 1938 Gerardo; 1941 Luigina; 1944 Rosario; 1947 Santina; Maria 1950; 1952 Salvatore; 1954 Giuseppe. Un solo bambino morì appena nato.
La casa dove abitano i Barberio fa parte del primo gruppo di case fatte dall’Ente. C’è solo il pianterreno. L’entrata è ad angolo. A sinistra si va alla stalla, di fronte si entra nella cucina. La casa è sporca. Francesca dà colpa al cattivo tempo e alla mancanza d’acqua. Si lagna dell’Ente che ancora non ha costruito la strada; si lagna della casa dove entra l’acqua e il fango quando piove, si lagna della stalla troppo vicina. La casa è umida. Francesca dice che da quando stanno in colonia, i bambini si lagnano di mal d’orecchio. Per finire Francesca dice: “Non dovevano costruire la casa così, anche perché al posto della casa si poteva coltivare qualche cosa”.
Anche considerando le critiche di Francesca che possono essere giuste, obiettivamente si può dire che la casa è triste, fredda e poco accogliente.

Parte del fascicolo dedicato a Barberio Antonio fu Gerardo- Roma, Biblioteca “Giustino Fortunato”, Archivio Rossi-Doria, Scandale, vol. III, fasc. 14. L’originale è di 25 pagine dattiloscritte.

venerdì 27 settembre 2013

Van Gogh, il suicidato della società

Vincent Willem Van Gogh
Groot Zundert 1853 – Auvers sur Oise 1890
Pittore olandese


Van Gogh, il suicidato della società

A proposito della buona salute mentale di Van Gogh, che, in tutta la sua vita, non ha fatto altro che cuocersi una sola volta la mano e, per il resto, tagliarsi una volta l’orecchio sinistro.
Van Gogh non è morto per un vero stato di delirio, ma per essere stato fisicamente il campo di un problema intorno al quale, dalle origini, si dibatte lo spirito iniquo di questa umanità. Quello della predominanza della carne sullo spirito, o del corpo sulla carne, o dello spirito sull’uno e sull’altra.
E dov’è in questo delirio il posto dell’io umano.
Van Gogh cercò il suo io durante tutta la vita, con un’energia e una determinazione sorprendente, non si è suicidato in un momento di follia, nell’ansia di non potersi raggiungere, ma al contrario appena raggiunto e appena scoperto quello che era e chi era, la coscienza della società, per punirlo di essersi strappato ad essa, lo suicidò.
Questo è successo con Van Gogh come sempre succede, nell’occasione di una partouse, di una messa, di un’assoluzione, o di tal altro rito di consacrazione, di possessione, di succubazione o di incubazione. S’introdusse quindi nel corpo. Questa società assolta, consacrata santificata e posseduta, cancellò in lui la coscienza sovrannaturale appena conquistata, e, con un’inondazione di corvi neri nelle fibre del suo albero interno, lo sommerse di un ultimo assalto, e, prendendo il suo posto, lo uccise.
Perché è nella logica anatomica dell’uomo moderno non aver mai potuto vivere, né pensato di vivere, altrimenti che da posseduto.


Antonin Artaud, Van Gogh, le suicidè de la societè (il suicidato della società), La Camera del Sud, Roma 1983.

Mangiatori di patate (1885) – Amsterdam, Museo Van Gogh

giovedì 26 settembre 2013

Quando a Corazzo c’era la Betonsmav

Una betoniera della ditta Trivieri in una foto conservata da Luigi Aprigliano

mercoledì 25 settembre 2013

Massime e aforismi - Gustave Flaubert


“Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere”

Gustave Flaubert
Rouen 1821 – Croisset 1880
Scrittore francese

martedì 24 settembre 2013

Arcobaleno dei talenti

Arcobaleno dei talenti in due foto By Ros del 2011


lunedì 23 settembre 2013

L'Amerigo Vespucci


L'Amerigo Vespucci è un veliero della Marina Militare costruito come nave scuola per l'addestramento degli allievi ufficiali dei ruoli normali dell'Accademia Navale.


domenica 22 settembre 2013

Renato Carvelli - Ohi Ma

Renato Carvelli

“L’UOMO VUOLE ESSERE A TUTTI I COSTI
PROTAGONISTA.
QUANDO NON CI RIESCE
SE LO IMMAGINA”

RENATO CARVELLI
Scandalese nato a Chivasso nel 1964 – Vive a Crotone


OHI MA

Ohi Ma…! Così invocavo la tua attenzione,
anche se non discernevo bene nel profondo,
la grandezza di questa espressione,
sapevo che era come un faro pronto ad illuminare tutte quelle ombre
piccoli o grandi che, la vita quotidianamente ti pone davanti.
Ora che non ci sei, con la consapevolezza e il discernimento
 di quanto importante fosse quell’esclamazione,
con gli occhi arrossati da una sola lacrima,
“anche se vorrebbero uscirne a fiumi” ma, trattenute da quel poco
di dignità verso la coscienza,
nel dolore, nelle sofferenze e nelle paure,
In silenzio grido:
Ohi Ma…!!


venerdì 20 settembre 2013

Paesi di Calabria - Locri

Locri - Resti del cosiddetto Santuario dei Dioscuri in una foto di Antonio Mazzaferro

LOCRI

Nei pressi dell’abitato moderno sorgeva Locri Epizephyrii, antica e potente colonia della Magna Grecia fondata, secondo Strabone, alla fine del VIII secolo a.C. (secondo Eusebio nel 673-672 a.C.) da coloni provenienti dalla Locride.
Quando arrivarono i primi coloni si stabilirono per pochi anni sul promontorio Zefiro (oggi Capo Bruzzano) da qui il nome Locroi oi Epizephyrioi che usavano per distinguersi dai Locresi della Grecia.
Oscura rimane la storia di Locri nei secoli VII e VI. Comunque, nel 660 circa il legislatore Zaleuco diede alla sua città un codice di leggi scritte. Nel 560 a.C. i Locresi sconfissero i Crotoniati nella battaglia del fiume Sagra con il leggendario intervento dei Dioscuri. Oltre ad essere bravi nella musica e nel canto, i Locresi si dedicarono alla coltivazione degli alberi e all’allevamento dei cavalli. La crescente potenza dell’elemento Bruzio segnò l’inizio della decadenza della città. Infatti, nel 280 si diede a Pirro, che si impadronì del tesoro del celebre santuario di Persefone. Datasi ai Romani nel 275, dopo la battaglia di Benevento, passò dopo Canne (216) ai Cartaginesi e nel 208 fu invano assediata dal console Quinzio Crispino. Nel 205 fu presa da Scipione. Successivamente divenne municipium ed ebbe una discreta ripresa nel II-III secolo d.C. Fu sede di diocesi ma decadde gradualmente fino all’abbandono totale intorno all’VIII secolo a causa delle scorrerie arabe. Gli abitanti e il vescovo si rifugiarono a Gerace.
La città moderna sorse come frazione di Gerace e cominciò a svilupparsi in misura considerevole solo dopo la costruzione della ferrovia ionica (1875). Nel 1905 divenne comune autonomo e fino al 1934 si chiamò Gerace Marina.
A circa 3 Km, seguendo la Statale 106 si può fare una escursione alle rovine di Locri Epizephyrii, i cui scavi furono iniziati nel 1889 dall’archeologo Paolo Orsi e continuano ancora oggi. Da visitare il Museo Nazionale.
Locri è stata patria di illustri personaggi antichi: i filosofi Acrione, Filodamo, Gyptio, Timeo; degli atleti Euticle, ed Eutimo; del legislatore Zaleuco; dei poeti Stesicoro, Carilao, Minasea; della poetessa Nosside.


Il monumento a Nosside sul lungomare di Locri in una foto di Davide Aversa



giovedì 19 settembre 2013

Personaggi - Ciccillo Bitonti


Scandale - Ciccillo Bitonti 

mercoledì 18 settembre 2013

Massime e aforismi - Josif Brodskij

Josif  Brodskij  a Venezia

“Ci sono crimini peggiori del bruciare i libri. Uno di questi è non leggerli”

Josif Aleksandrovič Brodskij
Leningrado 1940 – New York 1996
Poeta russo naturalizzato statunitense


martedì 17 settembre 2013

Come eravamo

U.S. Scandale - Foto pubblicata da Area Locale nel 2007

Stadio "Luigi Demme" di Scandale - Foto del  2009

lunedì 16 settembre 2013

Papa Francesco e la colomba della Pace

Papa Francesco a Piazza San Pietro
PACE

domenica 15 settembre 2013

Maestri di Scandale nel 1950 - 1951

Ragazzi delle scuole elementari di Scandale con il maestro Poerio in una foto degli anni Cinquanta conservata da Luigi Aprigliano. La prima a sinistra è Maria, moglie di Mico Aprigliano.

Maestri di Scandale nell'anno scolastico 1950 - 1951

Sculco Vittorio...................1ª Maschile: alunni 46
Bevilacqua Lidia................1ª femminile: alunni 50
Riccio Giovanni.................1ª Mista: alunni 47 – maschi 28 – femmine 19
D’Alfonso Giuseppe..........2ª Maschile: alunni 47
Lo Giacco Battistina..........1ª Femminile: alunni 47
Poerio Antonio...................3ª maschile: alunni 41
Di Paola Filomena..............3ª femminile: alunni 35
De Bella Acerdino..............4ª Mista: alunni 45 – maschi 28 – femmine 17
Cannozzo Francesco.........5ª Mista: alunni 28 – maschi 16 – femmine 12

Scuola popolare 1950-1951
D’Alfonso Giovanni..............Alunni 30 maschi
Medici Consolata..................Alunni 26 maschi

Roma. A.N.I.M.I. (Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia), Archivio Rossi-Doria, Scandale, faldoni I-VI.


venerdì 13 settembre 2013

San Mauro Marchesato alla fine del Seicento

L’abitato di San Mauro alla fine del Seicento

Scorcio di San Mauro Marchesato
I Relevi dei feudatari, le visite arcivescovili e l’apprezzo del Manni evidenziano il precipitare della crisi che investe il casale verso la metà del Seicento e si prolunga per buona parte del secolo. Il terremoto del 1638 e la peste del 1656 si inseriscono ed aggravano la situazione delle campagne, che sono esposte alle incursioni ed agli incendi dei “ilucchi et perditorum hominum” ed immiserite dal succedersi di “male annate”. Le terre che con il ripopolamento erano state dissodate ed avevano decuplicato le rendite dei grandi proprietari ed avevano permesso la formazione di un ceto di proprietari locali, ora per mancanza di braccia e di animali inselvatichiscono e ritornano alle rese primitive50. Il calo è evidenziato dall’abbandono delle numerose fosse per conservare il grano, che sono lungo la strada del casale, che indica con certezza l’estinzione di alcune famiglie e la rovina di altre. L’abitato “nel quale si può entrare dappertutto” mostra i segni della decadenza. Le chiese e le cappelle malconce e dissestate per il terremoto rimangono per lungo tempo in stato di abbandono per la povertà degli abitanti51. La casa della Corte simbolo del potere “è diruta”; è rimasta solo la torre che serve come orologio. Alcune iniziative di miglioramenti soprattutto attuate da religiosi hanno vita breve. Le case, “cominciate con gran disegno” dal vescovo Francesco Megale nello Spontone, nel 1688, a sette anni dalla sua morte, non sono ancora state portate a “perfezione”. I beni del reverendo Giacinto Marescalco, che poco fuori dell’abitato accanto alla chiesa di S. Maria della Pietà aveva costruito una torre con un bellissimo giardino circondato da mura, alla sua morte avvenuta nel 1692, sono gravati di debiti e di pesi. La chiesa dedicata a S. Pietro de Niffis, distante quattro miglia dall’abitato che per ordine dell’arcivescovo Fausto Caffarelli (1624 -1654) era stata abbandonata, va ben presto in rovina. La cappella omonima, fatta costruire nella chiesa matrice di S. Mauro, dove era stata portata l’antica icone dipinta su tela con l’immagine di S. Pietro ed alcuni ornamenti della chiesa abbandonata, nel novembre 1660, dopo quindici anni dall’inizio dei lavori, non era ancora finita. [...]

L’abitato alla fine del Seicento contava un migliaio di abitanti, con una decina di sacerdoti ed altrettanti chierici. Le casette terrane in pietra ed in creta costituivano ancora la maggior parte delle abitazioni, anche se col tempo alcune decine di queste avevano lasciato il posto a case palaziate, composte quasi sempre da un alto ed un basso, ed a qualche “palazzo”. L’esigua struttura artigianale e commerciale era costituita da “3 scarpari, 5 cuscitori, un barbiero, e ilucchi ero napolitano, 2 ferrari, 2 mastri d’ascia, 3 fabbricatori ed un commodo merciero”. Tra le poche botteghe erano annoverate due rinomate spezierie, che erano meta anche di abitanti dei paesi vicini.
La matrice era senza dubbio l’edificio più importante. Vi si entrava per tre porte, che si aprivano nella facciata che dava sulla piazza: una grande centrale e due piccole ai lati. La struttura dell’edificio era costituita da tre navate, separate da archi e pilastri; mentre all’esterno c’era il campanile con tre campane. Vi erano la fonte battesimale, il coro, la sacrestia e le cappelle di S. Pietro de Ninfis, del protettore San Mauro, della SS. Annunziata, di S. Andrea Apostolo, della SS. Annunziata, del SS. Rosario e del SS.mo. Quest’ultima era situata in capo alla navata maggiore centrale, dove c’era l’altare maggiore. La matrice comunicava tramite una piccola porta interna con l’oratorio del SS.mo Rosario, che era attaccato alla matrice. L’altra chiesa dedicata a S. Caterina aveva accanto l’oratorio dell’Immacolata Concezione. Fuori dell’abitato c’erano alcune chiese: quella del SS. Salvatore, che era stata rifatta, quella di S. Maria della Pietà, la nuova chiesa detta delle Cinque Piaghe, che era in costruzione, la chiesa della Madonna del Soccorso e la chiesa della SS. Annunziata di Caravà.

Cfr., Andrea Pesavento, Il castello di San Mauro (Marchesato), La Provincia KR n. 32, 33, 34, 35 (2002).
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NOTA
Si parla sempre di un castello a San Mauro Marchesato, ma secondo gli studiosi qualcuno ha fatto un po’ di confusione. In poche parole, alcuni hanno volontariamente o involontariamente mischiato i documenti di un San Mauro più importante, che si trovava nei pressi di Corigliano e aveva il castello (foto sotto) scomparso alla fine del Cinquecento, con il nostro San Mauro Marchesato.

Resti del castello di San Mauro nei pressi di Corigliano Calabro in una cartolina Edizione Ditta G. Gradilone e Figlio. Corigliano Calabro Stazione



giovedì 12 settembre 2013

Corsi di Musica a Scandale

Locandina pubblicata dal sito Musica x Sempre

Sono aperte le iscrizioni per i Corsi di Musica x Sempre che avranno inizio giorno 12 ottobre presso la sede dell'associazione sita in via Circonvallazione Bellavista a Scandale (Crotone)

CORSI:

CANTO
PROPEDEUTICA PER BAMBINI
CHITARRA CLASSICA E MODERNA
PIANOFORTE
BATTERIA
TROMBONE
LABORATORIO MUSICALE

Le iscrizioni potranno effettuarsi presso la sede dell'Associazione "Musica x Sempre" nei seguenti giorni:

LUNEDI 9, 16 e 30 settembre dalle ore 16:30 alle 19:30
DOMENICA 15 settembre e 1 ottobre dalle ore 16:30 alle 19:30


Quando uno Scandalese vince "Il Trampolino"

Antonio Franco di Scandale, vince a Chiaravalle Centrale il Festival "Il Trampolino"
Articolo de "il Crotonese"

mercoledì 11 settembre 2013

Botte da orbi a Scandale

Carabinieri di Scandale in una foto pubblicata da Lametino.it

Scandale - I Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un operaio 67enne di Scandale, accusato del reato di maltrattamenti in famiglia nei confronti delle figlie. L’ordinanza è stata emessa dal GIP del Tribunale di Crotone, su richiesta del Procuratore della Repubblica, Dott. Raffaele Mazzotta e del Sostituto Procuratore, Dott.ssa Luisiana Di Vittorio. L’uomo è stato denunciato dalle due figlie minorenni grazie all’intervento di un’assistente sociale. Il 67enne avrebbe procurato alle figlie lesioni personali con svariati oggetti, costringendole a vivere in un clima di paura e insicurezza.

In particolare il padre avrebbe lanciato contro la figlia 13enne un bastone perché avrebbe preso soldi dal proprio portafogli. In un’altra occasione la bambina sarebbe stata colpita alla testa con una paletta di ferro, procurandole un taglio profondo sulla testa. Anche l’altra figlia 15enne ha subito le stesse violenze. Ad esempio, lo scorso inverno, il padre l’avrebbe picchiata con una cinta ferendola ad un occhio. L’arrestato è stato condotto presso il carcere di Crotone a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Dal sito lametino .it

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Scandale - Picchia le figlie con cinghia e bastone

Un operaio di Scandale è stato arrestato dai carabinieri per maltrattamenti. Le ragazze, minorenni, hanno denunciato il padre

Picchia le figlie con cinghia e bastone
SCANDALE I carabinieri di Scandale, nel Crotonese, in esecuzione di un'ordinanza del gip di Crotone, hanno arrestato un operaio di 67 anni per maltrattamenti alle figlie minorenni. Le ragazze avrebbero subìto violenze, fino a quando, sostenute da un'assistente sociale, hanno denunciato il padre. L'uomo una volta ha scagliato un bastone contro la figlia tredicenne facendola cadere e un'altra volta l'ha colpita con una paletta di ferro. La figlia quindicenne è stata picchiata con una cinghia.

Articolo del Corriere della Calabria del 10 settembre 

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Botte e lesioni alle figlie, arrestato dai carabinieri operaio di Scandale
Nei confronti dell'uomo, un operaio di 67 anni, è stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Crotone su richiesta della Procura della repubblica. A denunciarlo sono state le figlie che hanno 13 e 15 anni.
I Carabinieri della Stazione di Scandale hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Crotone Raffaele Lucente, su richiesta del Procuratore della Repubblica Raffaele Mazzotta e del sostituto procuratore Luisiana Di Vittorio, nei confronti di un operaio 67enne di Scandale, resosi responsabile del reato di maltrattamenti in famiglia nei confronti delle figlie conviventi. Il provvedimento ha recepito appieno le risultanze investigative fornite dai Carabinieri in ordine a ripetute e costanti violenze perpetrate dal 67enne e finalmente denunciate dalle due figlie minorenni,  sostenute dall’intervento di un’assistente sociale.

In particolare, in diverse occasioni, accertate a partire dall’inverno precedente, il 67enne, in presumibile stato di alterazione e con atteggiamento vessatorio e prevaricatorio, avrebbe procurato lesioni personali attraverso l’utilizzo dei più svariati oggetti, nei confronti delle figlie costringendole a vivere in un clima di paura ed insicurezza. In una circostanza il padre, il 29 agosto di quest’anno, avrebbe lanciato contro la figlia 13enne un bastone poiché rea di aver perso dal proprio portafogli circa 70 euro e quest’ultima per scansarlo sarebbe caduta rovinosamente per le scale, procurandosi delle ferite al ginocchio destro ed al gomito sinistro, curate grazie all’intervento di alcuni vicini di casa che la avevano notata zoppicare con le ginocchia insanguinate e, successivamente, la avevano accompagnata presso la guardia medica del posto per le cure del caso. In un altra occasione sempre la stessa bambina sarebbe stata colpita al la testa con una paletta in ferro, solitamente utilizzata per la raccolta della spazzatura, che le avrebbe procurato un taglio profondo sulla testa.
Anche l’altra figlia 15enne sarebbe stata soggetta alle medesime violenze come quando l’inverno appena trascorso, durante una normale discussione, il padre la avrebbe picchiata con una cinta, che la avrebbe colpita ad un occhio, fattosi nero, e per il quale sarebbe stata curata da un’amica che le avrebbe fornito della crema medica. L’arrestato è stato tradotto presso il carcere di Crotone a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Articolo de “il Crotonese” del 10 settembre 2013




A proposito dello svuotamento dei Laghi della Sila

Lago Ampollino in una foto di Rosa Maria Panebianco

Svuotamento dei Laghi della Sila: modalità, problematiche e conseguenze

Svuotamento dei Laghi Silani: c’è intesa fra le istituzioni ed ambientalisti nella necessità di fare squadra e tutelare il territorio e le sue potenzialità naturalistiche.
La A2A che insieme riunisce le municipalizzate di Milano e Brescia è all’altezza di svuotare i laghi per monitorare ed intervenire sulle dighe, ma deve farlo mettendo da parte il pressappochismo messo in campo sino ad oggi e concertando i propri progetti con le istituzioni locali, Provincie e Comuni in primis, al di là di quei regolamenti che consentirebbero lo stesso intervento confrontandosi solamente con la regione Calabria.
E’ questa la sintesi del convegno su tema “Svuotamento dei Laghi della Sila: modalità, problematiche e conseguenze” indetto a Cotronei dal sindaco Nicola Belcastro. A detta del primo Cittadino sono poche le cose chiare all’interno della progettazione della A2A, particolarmente per quando riguarda la fluidificazione dei fanghi dai fondali dei laghi Arvo ed Ampollino che potrebbero inquinare i letti dei fiumi colleganti gli stessi invasi al mare.

Nella cittadina che deve buona parte della propria storia e della propria economia degli ultimi lustri proprio all’idroelettrico, all’Ampollino ed ai boschi circostanti lo stesso lago artificiale; nessuno vuole innalzare mura ed intralciare i progetti della A2A, ma la stessa società deve confrontarsi maggiormente con la popolazione e bene avrebbe fatto a partecipare allo stesso confronto cui, intorno al primo cittadino cotronellaro si sono sommate le rappresentanze delle Amministrazioni di Petilia Policastro, Pedace ed Aprigliano, il vice presidente della provincia di Crotone Durante, il presidente della provincia di Cosenza Oliverio, l’assessore regionale all’ambiente Pugliano che, pur parlando a titolo personale non avendo ancora ricevuto tutta la documentazione necessaria all’autorizzazione, ha comunque espresso alcune perplessità.

Altre perplessità quelle messe sul tavolo del confronto anche da Antonio Nicoletti, rappresentante della “Legambiente” regionale che ha evidenziato nella programmazione degli interventi calabresi della A2A un pressapochismo ed un dilettantismo che la società non mette in campo quando lavora in altri territori nazionali. Altro contributo alla discussione quello di Pietro Segreti, già sindaco di Cotronei e per lunghi anni lavoratore dell’Enel in un periodo in cui gli “Elettrici” avevano un peso specifico a Cotronei, nel circondario e nella Sila tutta. Lo svuotamento dei laghi, a sua detta, da problema potrebbe diventare un momento di crescita per la stessa Sila poiché ai necessari controlli non più rinviabili si potrebbero aggiungere degli interventi strutturali da troppo tempo promessi dalle Istituzioni ma non ancora realizzati. “L’importante – ha aggiunto – è che ciascuno faccia bene il proprio compito e che si riprenda a parlare della Sila come non si fa più da troppo tempo”.

Articolo di Francesco Rizza su Area Locale dell’8.09.2013



martedì 10 settembre 2013

Quando a Scandale inizia la raccolta differenziata

Anche a Scandale parte la raccolta differenziata

Scorcio del centro storico di Scandale in una vecchia foto di Gino Scalise

lunedì 9 settembre 2013

Venti di guerra sulla via di Damasco

Stealth F-117 - Military  Aircraft
Seawolf  Submarine
Nave USA - Immagini reperite nel Web

domenica 8 settembre 2013

Vito Attolini - Quel “Brigante” di Castellani

Sopra, la protagonista del film, Serena Vergano, che era anche una brava pittrice. La vediamo a casa sua con i suoi quadri in una foto dell’Istituto Luce.

Dal romanzo al set: cinema italiano dalle origini ad oggi

Un tentativo di netta ripresa fu quello attuato da Renato Castellani con Il brigante (1961), derivato dall’omonimo romanzo di Giuseppe Berto, con ambienti e figure che sul versante della commedia erano stati i “luoghi” più visitati del suo cinema, nonché con l’adozione di elementi stilistici e di contenuto caratteristici: “tipi” al posto di attori professionisti, precisa definizione geografica delle vicende, intreccio fra pubblico e privato. Al centro è la storia esemplare di Michele Rende, bandito suo malgrado, secondo le più classiche tradizioni, in lotta con una società che si rivela un mostruoso groviglio di pregiudizi e viltà. Accusato ingiustamente di un delitto non commesso, il suo destino è segnato dal codice di un malinteso senso dell’onore – fino ad una conclusione drammatica, dopo una riuscita evasione dal carcere e la partecipazione ai moti contadini della Calabria del dopoguerra per la rivendicazione delle terre incolte.
Il vasto affresco tracciato da Castellani, sulla scorta del romanzo di Berto, proietta la parabola individuale del protagonista sui fermenti della nuova realtà emersa nel dopoguerra, sicché la sua leadership della rivolta contadina si configura come naturale prosecuzione di una battaglia fin allora privata. Il brigante introduce nella tradizione del neorealismo (tendenzialmente indifferente alle ampie e complesse costruzioni narrative) una struttura ben più articolata, che sottolinea convincentemente il rapporto dialettico che si istituisce fra il personaggio e le tensioni di un periodo attraversato da laceranti contraddizioni.
Se il controllo della materia è innegabile, e se ancora una volta Castellani afferma la sua predilezione per una realtà giovanile contemplata nella sua vitalità incorrotta e innocente, è innegabile pure certo manierismo di alta classe che interviene a spegnere, talvolta, nella compostezza dello stile, il fondo aspro e prepotentemente mosso della materia: ma non al punto che non ne rilevi il desolato quadro di miseria e di dolore che conferisce a molte pagine del Brigante un inconfondibile sapore etico.

Vito Attolini, Dal romanzo al set: cinema italiano dalle origini ad oggi, Edizioni Dedalo, Bari, 1988, pag. 218.

L’occupazione delle terre in una scena del film Il brigante. Foto di proprietà dell’Archivio fotografico del giornale l’Unità di Roma.



venerdì 6 settembre 2013

Lucio Battisti - Emozioni

LUCIO BATTISTI

Lucio Battisti
Poggio Bustone (Rieti) 5 marzo 1943 – Milano, 9 settembre 1998
Compositore, cantautore e produttore discografico italiano.

Emozioni

Seguir con gli occhi
un airone sopra il fiume e poi
ritrovarsi a volare
e sdraiarsi felice
sopra l'erba ad ascoltare
un sottile dispiacere
E di notte passare con lo sguardo
la collina per scoprire
dove il sole non fa rumore
e guidare come un pazzo a fari spenti
nella notte per vedere
se poi è tanto difficile morire
E stringere le mani per fermare
qualcosa che
è dentro me
ma nella mente tua non c'è
Capire tu non puoi
tu chiamale se vuoi
emozioni
Uscir nella brughiera di mattina
dove non si vede a un passo
per ritrovar se stesso
Parlar del più e del meno
con un pescatore per ore ed ore
per non sentire che
dentro qualche cosa muore
nascere un giorno una rosa rossa
E prendere a pugni un uomo
solo perché è stato un po' scortese
sapendo che quel che brucia non son le offese
E chiudere gli occhi per fermare qualcosa che
è dentro me
Ma nella mente tua non c'è
Capire tu non puoi
tu chiamale se vuoi
emozioni
tu chiamale se vuoi
emozioni.


giovedì 5 settembre 2013

Ezio Scaramuzzino - Le voci del silenzio


GIOVANNINA BELVEDERE


Ero “la maestra Belvedere”, per tutti. La vita era per me una missione ed io non mi sono sottratta a quanto il destino aveva stabilito. Per anni, ogni giorno sono uscita di casa per ritrovare i miei bambini, che erano anche i tanti miei figli. Si viveva di poco allora. Nelle aule fredde e nude, d’inverno appena riscaldate dalla carbonella accesa, su lavagne scrostate, su cattedre e banchi sconnessi, ho insegnato loro a leggere e a scrivere, a far di conto, ho insegnato come è fatto il mondo e quel che gli uomini hanno operato nel corso del tempo. Ma soprattutto ho insegnato loro l’amore per la vita. Ora che vivo lungo i pascoli del cielo, non ho più nulla da insegnare. Insieme ai tanti che mi hanno raggiunta, vivo nella luce e non avverto nemmeno il bisogno di apprendere. Ora so ed intuisco nel balenio della mente che cosa è l’Alfa e l’Omega, l’Essere, il Tutto, l’Infinito. Prego.


MARIA SCARAMUZZINO

Con le mie gambe malferme, lentamente, mi muovevo per arrivare a casa tua. Attraversavo quasi tutto il paese e ogni tanto mi soffermavo per cercare di riconoscere i pochi che mi sfioravano, squadrandoli o girandomi indietro per inseguirli con lo sguardo nel loro cammino. Ma in ogni tempo, col freddo dell’inverno o nella calura dell’estate, custodivo bene stretta una lettera che veniva da lontano. Se non c’eri,  ti aspettavo con trepidazione e, quando arrivavi, tu aprivi  subito la lettera che io riponevo nelle tue mani. Stavi attento a non lacerarla troppo, perché quella lettera probabilmente conteneva dei dollari, che avevano superato i mari e i monti, ma soprattutto avevano superato la bramosia e la mancanza di scrupoli degli impiegati di due continenti. Erano i miei figli a mandarmi quei soldi, quelli, tra i miei figli, che un giorno erano partiti per terre lontane. Io parlavo con loro attraverso di te e tu, giovane studente, mi seguivi con lo sguardo e badavi a non sciupare l’incanto di quel dialogo che superava le barriere dello spazio e del tempo. Ogni tanto mi commuovevo. Poi tua madre veniva immancabilmente a portare della frutta, magari un cesto di pere o un vassoio pieno di fichi d’india già sbucciati, ed io ero contenta di quel dono. Dimenticavo per un attimo le gioie e i dolori della vita.
Ho conosciuto giorni lieti e tristi, ma ho accettato la vita, godendo e assaporando la linfa del giorno. Non ho gioito oltre misura e non ho imprecato o gridato, perché sapevo che la vita è un dono e  che, in ogni caso, essa è degna di essere vissuta. Nella luce che mi circonda, ora la mia famiglia è diventata tanto più grande e nessuno abbandona più il luogo che gli è stato assegnato. Noi siamo qui per l’eternità.



VIOLETTA BERSI

Sin da bambina mi è piaciuto sognare e, per alimentare i miei sogni, ho letto Grand Hotel, Le grandi firme, Bolero. Su quelle pagine ho immaginato avventure meravigliose ed ho dato alimento alle mie fantasie. Poi quei sogni ho cercato di viverli nella realtà.
Io so bene quel che dicevano gli Scandalesi, quando mi vedevano passare con il mio Alfredo. Lo capivo da quello che farfugliavano sottovoce e che si scambiavano l’un l’altro. Dicevano che ero una poco di buono e talvolta anche di peggio: che non ci stavo con la testa e per questo bisognava essere indulgenti con me. Anche i bambini mi additavano ed io non potei sfuggire al mio destino: ero segnata ormai.
È vero: ho amato molto ed ho conosciuto degli uomini. Ma in realtà io ho amato l’amore e la vita e nell’ amore terreno ho solo cercato una scintilla di quello celeste. Ora che sono qui, posso anche dirlo. Qui nessuno mi accusa ed anzi ciò che mi è stato dato è la ricompensa per ciò che io ho dato.
Ditelo al mio Alfredo, che trascina stancamente gli ultimi anni della sua vita. Il mio amore coniugale non è venuto mai meno e, quando  Demetrio  mi ha  sottratta con la violenza alla luce effimera del giorno, il mio ultimo pensiero è stato per lui. Continuo a serbarlo nella memoria e, nella luce imperitura  che adesso mi avvolge, prego.