Tra il 1947 e il
I contadini, guidati da Francesco Nigro un disoccupato di 29 anni iscritto al MSI con a seguito i propri familiari e gli attrezzi per lavorare, occuparono le terre incolte in contrada Fragalà. La polizia chiamata dai proprietari del fondo occupato, dopo vari tentativi di far sgomberare i terreni, lanciarono lacrimogeni e spararono ad altezza d’uomo.
“Era il tempo della semina delle fave e ci siamo incamminati verso le 5. Dell’arrivo della polizia nessuno sapeva niente. La raccomandazione che avevamo avuto dai dirigenti della “Federterra” era quella di accogliere i poliziotti, se fossero arrivati, con battimani e grida d’evviva. E così fu. Alla vista dei primi agenti, ci radunammo al centro di Fragalà e battemmo le mani. Come risposta arrivarono i primi candelotti lacrimogeni. Qualcuno di noi li rilanciò verso lo schieramento dei celerini. A quel punto scoppiò la tragedia: i poliziotti cominciarono a sparare, con le pistole ed il mitra. Un vero inferno di fuoco e di piombo”.
Testimonianza di Peppino Nigro, testimone oculare nonché fratello di una delle vittime (il ventinovenne Francesco Nigro).