giovedì 31 ottobre 2013

Scandale - Locandina per il 4 novembre

Programma per il 4 novembre a Scandale
Foto By Ros del 4 novembre 2012

mercoledì 30 ottobre 2013

Massime e aforismi - Honoré de Balzac



“La gloria è il sole dei morti”

Honoré de Balzac
(Tours, 1799 – Parigi, 1850)
Scrittore francese

martedì 29 ottobre 2013

Scandale – Progetto per un Ostello della Gioventù

Il Sindaco di Scandale, Iginio Pingitore

Il Comune di Scandale presenta l’Ostello della Gioventù
Presentato il progetto di oltre 700mila euro per la ristrutturazione dell’ex macello comunale

SCANDALE venerdì 25 ottobre 2013
Ieri mattina il Comune di Scandale ha spedito tramite posta pec il progetto denominato “Ristrutturazione e rifunzionalizzazione dell’ex macello comunale situato in località Sant’Antonio da adibire ad Ostello per la Gioventù”. L’opera rientra nel programma dei 6000 Campanili previsto dalla Legge del Fare. “Non è facile ottenere il finanziamento – afferma il sindaco Iginio Pingitore – ci stiamo provando”. Erano più di 300 i comuni calabresi che potevano fare richiesta per accaparrarsi una quota dei 100 milioni messi a disposizione dal programma. Il giorno per trasmettere i dati è stato ieri, 24 ottobre 2013 alle ore 9:00, non un minuto prima, potrebbe essere motivo di rigetto. “Noi abbiamo fatto tutto a regola – dice il primo cittadino – sarà la fortuna eventualmente a premiarci”. Il finanziamento prevede un minimo di 500.000,00 euro e un massimo di 1milione di euro. Il progetto preliminare del comune di Scandale, approvato con deliberazione della Giunta Comunale n.38 del 19 ottobre 2013, prevede la realizzazione di lavori per un importo complessivo di 745.949,97 euro redatto dal tecnico comunale ing. Benedetto Coriale.

Articolo pubblicato nei giorni scorsi da “il cirotano”


lunedì 28 ottobre 2013

Marchesato da scoprire

Simone Luciano, allevatore storico di Belvedere Spinello - Foto Gal Kroton

Quando una galleria si chiama Scannagiudei

Segnaletica di una galleria sulla Statale 107 Crotone - Cosenza (foto pubblicata in passato dal blog Scaramuzzino)

domenica 27 ottobre 2013

Corazzo: ricordi di un piccolo villaggio

Vecchia foto di Corazzo pubblicata su Facebook da Salvatore  Clemeno.
Sembra che la foto sia del 1953. Gli è stata regalata dall'ex Parroco, Don Francesco De Simone

Lettera dell’ing. Antonio De Marco a Gino Scalise

“Egregio sig. Corrispondente, ho avuto occasione di constatare, attraverso la lettura delle sue corrispondenze con quale attenzione segue le vicende della zona di Corazzo ove va sorgendo una vera e propria frazione di Scandale. È perciò con animo lieto che posso oggi ufficialmente comunicarle che l’Amministrazione che rappresento è riuscita a sbloccare la situazione creatasi a seguito della sospensione dei lavori della strada Corazzo-Fota e ad affidare i lavori di completamento all’Impresa Casilli che sta procedendo con ritmo sostenuto ad ultimare la costruzione di detta importante arteria.
Nello stesso tempo sono stati iniziati da parte della I.C.E.S. i lavori per la costruzione del borgo Ponte Neto, che sorgerà nella strada provinciale nei pressi di Corazzo e sarà il centro della vita della zona, essendo fornito di una bellissima chiesa parrocchiale e relativa canonica, di una capace e moderna scuola elementare con annessi asilo infantile e abitazione della maestra, di una vasta sala di riunioni con cabina di proiezioni.
Allorché i due cantieri saranno chiusi, la zona di Corazzo sarà una delle più ridenti del comprensorio di riforma. Tanto ho creduto comunicarle perché sia portato a conoscenza dell’opinione pubblica”.


Lettera dell’ing. Antonio De Marco dell’Opera Sila, spedita a Gino Scalise a metà degli anni Cinquanta durante la costruzione del villaggio di Corazzo e successivamente pubblicata dal giornale “Il Tempo” di Roma.

venerdì 25 ottobre 2013

Calabresi famosi – Anna La Rosa

Anna La Rosa all'inaugurazione della Centrale Turbogas di Scandale il 20 aprile 2010. Foto pubblicata da Area Locale

ANNA LA ROSA
Gerace (Reggio Calabria) 1955 –
Giornalista RAI – Autrice e conduttrice di TeleCamere

Ha detto:

“Sono stata in Calabria fino a sette anni. Poi ci siamo trasferiti a Roma. Fu un dramma. Parlavo solo dialetto. Ogni volta che aprivo bocca i bambini ridevano. Per la vergogna non chiedevo nemmeno di andare a fare la pipì, e schiattavo. A Doria ero una leader. A Roma un’emarginata. La maestra era cattiva, non aveva un briciolo di comprensione. Alla fine mi disse: “Smetti di studiare. Fai la sarta”. In prima media ho incontrato un professore di Lettere molto umano. Mi spiegò che dovevo leggere molto, ad alta voce. Trascorrevo le mie notti a registrare su un vecchio Geloso Il fu Mattia Pascal. Posso ancora citarlo a memoria. Lessi talmente tanto che alla fine ero la prima della classe in italiano. E nei temi prendevo sempre dieci. Cominciai a collaborare a Gioia e al Messaggero, ma mi piacevano gli uffici stampa. Mandai il curriculum a tutti i ministri. Mi rispose l’ufficio stampa di Giovanni Goria, ministro del Tesoro. Andai a lavorare lì pochi mesi. Una noia. A 16 anni ero comunista, addirittura Trotzkista, giravo con la medaglia di Trotskij sul giubbino. Poi piano piano, leggendo, sono diventata socialista, lombardiana. A forza di curriculum arrivai all’ufficio stampa di Gianni De Michelis. Una delle intelligenze più fervide, laiche, libere che abbia mai incontrato. Dopo un po’ mi stufai. Andai da Pippo Marra, calabrese come me, proprietario dell’agenzia And Kronos...Sono andata, mi sono presentata e venni assunta. C’era il caporedattore del politico, Guglielmo Gabbi, uno che ci mancava poco che ci frustasse. C’erano Maria Teresa Meli, Francesco Lo Sardo, Ferdinando Regis, Tonino Satta, Mauro Mazza. Alla fine sono andata al Tg2”.

Antonella Stasi e Anna la Rosa alla Centrale Turbogas di Scandale

giovedì 24 ottobre 2013

Quando si mangia, si mangia

Foto del 2009 pubblicate da Area Locale



mercoledì 23 ottobre 2013

martedì 22 ottobre 2013

Scandalesi in campagna

Foto pubblicate dal blog Pingitore nel 2011


lunedì 21 ottobre 2013

Mongolfiere


Il Castello di Rocca Imperiale

Calabria - Il Castello di Rocca Imperiale in una foto di Pasquale De Rasis

domenica 20 ottobre 2013

Ezio Scaramuzzino - LA VISITA

Scorcio del cimitero di Scandale in una foto By Ros

LA VISITA

I miei vecchi riposano, già da tanto tempo, nel piccolo cimitero di Scandale. Ci vado ogni anno, come tutti, nel periodo della commemorazione dei defunti. Evito di andarci nei momenti di maggiore ressa e di solito faccio passare qualche giorno. Quando arrivo, vado diritto alle tombe, depongo qualche fiore nei vasi già pieni per precedenti visite di altri familiari e poi mi soffermo un po’, davanti agli ovali dei loro volti con lo sguardo perso nel vuoto.
Infine faccio un giro tra i viali solitari del cimitero, incontro qualche sconosciuto, più raramente qualche vecchio amico con cui scambio un saluto affettuoso, mi soffermo con attenzione ad osservare le tombe dei trapassati dell’ultimo anno. È una rassegna a volte meravigliata, a volte curiosa, a volte dolorosa: mi scorrono davanti agli occhi i volti di persone sconosciute, oppure amiche e familiari.
L’ultima volta, già da lontano, ho intravisto un volto noto, quello di Mario Panza. La foto lo rappresentava sorridente e d’altra parte egli aveva sempre sorriso nel corso della sua vita, anzi si può dire che fosse vissuto ridendo o sorridendo. Avvicinatomi, ho letto la data di nascita, 29 febbraio 1936, ma ho visto che mancava quella della morte. Non sapevo spiegarmi la cosa, ma, girando intorno alla tomba, ho notato un lato non rifinito, in mattoni grezzi. Ho capito che il caro, vecchio Mario non era per nulla scomparso e che soltanto, secondo un’abitudine molto diffusa dalle nostre parti, si era già preparata la tomba, per eliminare, o ridurre al minimo, il fastidio dei superstiti.
Mario Panza abitava vicino casa mia ed era un abile cercatore di funghi, di verdura selvatica e di tutto ciò che cresce in natura. Raccogliendo e rivendendo funghi, lumache e cicoria aveva mantenuto una famiglia, moglie e una figlia. Di quest’ultima si diceva che non fosse veramente sua figlia e comunque essa si dava arie da cittadina e disdegnava i modi rustici e contadineschi dei genitori.
Ricordo che una volta, avevo forse una decina d’anni, Mario mi portò con sé a cercar funghi. Egli mi guidava attraverso gli anfratti ed avevamo già fatto una buona raccolta, quando, dietro un cespuglio, trovammo due persone allacciate ed una di queste era la figlia. A sera, ritornato a casa, gridò ed imprecò a lungo contro quella figlia e fu forse l’unica volta della sua vita, perché per il resto egli aveva un eterno sorriso stampato sulle labbra. Sorrideva di quella sua strana data di nascita, 29 febbraio, anno bisestile, che lo induceva a dire che in realtà egli faceva un anno di età ogni quattro anni. Sorrideva di quel suo strano mestiere, che riteneva un po’ comico, per via del fatto che, come diceva, egli si limitava a vendere ciò che la natura produceva spontaneamente e che chiunque, con un po’ di buona volontà, avrebbe potuto raccogliere da solo.
Lo scorso Novembre, ultimato il giro al cimitero, mi è venuta voglia di andare a dare uno sguardo alla casa paterna, ormai disabitata da anni. L’ho trovata, come era facile attendersi, in evidente stato di incuria. Ho aperto con difficoltà e con qualche esitazione, poi ho fatto un giro. In una stanza, impolverato, ho ritrovato il vecchio tavolo su cui studiavo tanti anni fa. Su quel tavolo, da bambino, scrivevo le lettere di zia Mariuzza. Vedova e con tutti i figli emigrati per il mondo, dal Canada al Brasile, veniva da me a farsi scrivere le lettere di risposta ai figli, che periodicamente le mandavano qualche dollaro e qualche cruzeiro acclusi nelle buste, nella speranza che i soldi potessero sfuggire alle grinfie degli impiegati postali di due continenti, cosa che non sempre avveniva. La zia Mariuzza mi diceva quel che io dovevo scrivere, ma più spesso parlava direttamente con i figli, come se li avesse a qualche metro di distanza. Spesso si lasciava prendere dalla commozione, parlava singhiozzando ed io, che non sempre riuscivo a dare un senso alle sue lacrime, la guardavo incuriosito. Lei si accorgeva della mia sorpresa, si ricomponeva e mi sorrideva.
Dietro i vetri di quella finestra, spesso appariva zia Elena, vicina di casa. Anche lei vedova, veniva a riportare a casa l’una o l’altra delle numerose figlie, che amavano di tanto in tanto trascorrere un po’ di tempo a casa nostra, in compagnia dei cugini. Non stava bene allora questa promiscuità, anche tra parenti, perché così si viveva allora e così si pensava che bisognasse vivere, specie quando si avevano in casa ragazze da marito e la gente, fuori, era sempre pronta a tagliuzzare. La stessa cosa del resto succedeva a me, che amavo stare con le mie cuginette e spesso con una scusa mi recavo a casa loro. Zia Elena tollerava per qualche tempo, poi, inesorabilmente, mi rispediva a casa ed io, un po’ mogio e con la coda tra le gambe, mi ritiravo, con il dubbio e la sensazione di aver compiuto chissà quale misfatto.
Su quella sedia, in cucina, spesso si sedeva zio Amedeo. Tra i tanti fratelli di mio padre, era il solo ad avere studiato fino alla licenza media e faceva quindi un lavoro intellettuale per quei tempi: era l’unico dipendente della locale esattoria comunale. Di ritorno dalle sue solitarie passeggiate, durante le quali si spingeva fino alle ultime case del paese, amava fermarsi a casa nostra. Afflitto da leggera balbuzie, non era di certo un gran parlatore, ma immancabilmente trovava il modo di chiedermi qualcosa sui miei studi. Non appena io accennavo una risposta, egli trovava il pretesto per parlare dei suoi studi e di come la scuola fosse cambiata in peggio, con i professori che ormai non insegnavano più nulla.
Ad un angolo del focolare, su quella sedia che ora appare un po’ sbilenca, durante le lunghe e fredde sere d’inverno, si sedeva ogni tanto zia Silvia, unica non sposata della numerosa famiglia e che con il suo malinconico sorriso sembrava come rassegnata alla sua condizione di eterna zitella. È morta qualche anno fa zia Silvia, ultima dei tanti fratelli e sorelle, e negli ultimi tempi della sua vita, mentre era ricoverata in ospedale, sono andato spesso a trovarla, ad alleviare la sua solitudine. E lei mi accoglieva sempre con il suo eterno, malinconico sorriso, per dimostrarmi la sua gratitudine e talvolta mi faceva trovare pure dei pasticcini, che io fingevo di apprezzare e che conservavo, dicendole che li avrei mangiati a casa la sera.
Le stanze spoglie e mute sembrano ancora risuonare delle loro voci, ormai dissolte dal tempo. Mentre giro per la casa, mi ritrovo nella stanza dei miei genitori. C’è ancora un vecchio letto a baldacchino, solenne come un catafalco. Apro istintivamente un comodino, ne tiro fuori un vecchio pitale arrugginito, che resiste quasi come a volere sfidare il tempo, mentre tante altre cose sono sparite o comunque non ci sono più.
Ogni volta che ritorno in quella casa, trovo che mancano alcune cose, piccole e povere cose per lo più, come il resto dei mobili che sarebbe troppo costoso restaurare o trasportare altrove.
Era una vita semplice quella portata avanti dai miei vecchi. Mia madre, figlia di un farmacista di Casabona, si era trasferita nel nuovo paese dopo il matrimonio con mio padre, che era un piccolo possidente agricolo. Qui si era trovata bene ed era benvoluta, cosa non infrequente nel mio paese, dove tutti hanno una naturale propensione ed un istintivo rispetto per quelli che vengono da “fuori”, come ancora oggi si usa dire.
Ho ancora l’impressione di risentirli, di rivederli, come una volta, quando entrambi si facevano segno di parlare a bassa voce, per non disturbare me, che dovevo studiare e non dovevo perdere tempo. Mia madre, in particolare, nutriva grandi progetti su di me e nelle sue parole si avvertiva tutto l’orgoglio possibile, quando con amici e parenti parlava di me e dei miei successi scolastici.
Ora la rivedo quasi, mentre insieme con mio padre sembra incamminarsi su una strada che non conosco. Ogni tanto si volta verso di me e mi fa un cenno con la mano, invitandomi chiaramente a non seguirla. Poi riappaiono anche zia Mariuzza, zia Elena, zio Amedeo, zia Silvia. Tutti insieme continuano su quella strada, parlottano insieme a bassa voce, come un tempo, svoltano l’angolo e si dissolvono nel nulla.


Ezio Scaramuzzino, Violetta spensierata e altri racconti, Gruppo Editoriale l’Espresso, 2012, pag. 186

venerdì 18 ottobre 2013

Crotone vista dal giornalista Philippe Broussard

Scorcio di Crotone in una foto By Ros del 2012

Philippe Broussard, inviato speciale del quotidiano francese Le Monde e del settimanale L’Espress, visitò Crotone alla fine di marzo del 2006 durante un suo viaggio nel meridione. Di seguito una parte dell’articolo su Crotone.

“Ecco Crotone, 60.000 abitanti. Comune sinistrato vicino al mare. Il suo sindaco è un esponente dell’estrema destra che ama tanto le statue che evocano il fascismo, da aver fatto erigere un gladio gigante su una collina dei dintorni.
Ma il Paese conosce Crotone per un altro motivo: migliaia di clandestini, arrestati in tutto il Sud transitano per questa città priva di fascino.
Il centro di trattenimento situato di fronte all’aeroporto, è il più grande d’Europa. Alcuni stranieri che vi soggiornano sono poi espulsi tramite charter. Altri, per lo più originari dei paesi in guerra, possono beneficiare di un permesso di soggiorno provvisorio. Tentano allora di lavorare in nero o di prendere il treno per il Nord.
Qualche sudanese senza soldi occupa una casa in rovina vicino alla stazione. Un terreno incolto li separa dagli alloggi popolari italiani, ma nessuno viene mai a trovarli. Il Sud è anche questo: una terra così vicina all’Africa che a volte le sembra di subire la miseria del mondo. Gli stranieri non sono i soli a voler partire. La maggior parte dei giovani laureati non hanno scelta: la Calabria non ha niente da offrire. [...]
L’emigrazione odierna, a differenza di quanto avveniva in passato, riguarda una sorta di fuga di cervelli, vale a dire personale qualificato, in direzione di territori più produttivi e gratificanti sotto il profilo della remunerazione.
Crotone rischia di diventare una città di anziani e di raccomandati incapaci, il fenomeno viene vituperato con fieri accenti di sdegno e lamentele con torrentizie, calde, lacrime, degne del teatro di Euripide, da ogni forza politica in campo. Ciò non toglie che tutto continui a scorrere secondo il suo corso”. [...]


Philippe Broussard, L’Italie d’en bas, L’Espress, Parigi, 6 aprile 2006

giovedì 17 ottobre 2013

Scandalesi su Facebook

Foto del 2011 pubblicate su Facebook

mercoledì 16 ottobre 2013

MARE – Poesia di Alfredo Giglio

Foto scattata a Marina di Strongoli da Gianni Bova


MARE

Tornerò sulle tue rive ove l’orma lasciata
dal mio piede, sulla sabbia dorata
ha incontrato il flutto che a te, mare, viene.
Tornerò per sentire l’acqua limpida e fresca
che si distende al sole sciabordando di spuma,
dispersa in tante bolle sulla tua rena molle.
Tornerò per ascoltare la tua voce ed il rumore
dell’onda, che squassa lo scoglio e col fragore
rende pavido il cuore. Sarò sereno di fronte
all’immensa distesa calma ed infinita
che come un velo si fonde poi col cielo.
Tu nascondi i tuoi tesori nell’intimo profondo
e l’anima concedi al navigante e al pescatore errante;
Ma se forte il vento spira l’uomo si china timoroso
alla forza dei marosi e vile, si piega alla tua ira.
Tu, liquido elemento abbracci il mondo
nelle strette feconde, nel mentre la mia mente
con l’azzurro tuo, vaga si fonde.


Dal blog di Alfredo Giglio

martedì 15 ottobre 2013

Antonio Fava a Roma con la Commedia dell’Arte

Locandina pubblicata anche su Facebook

TEATRO SENZA TEMPO
Accademia di Arti Drammatiche presenta:

STAGE INTERNAZIONALE DI COMMEDIA DELL’ARTE
Diretto da Antonio Fava
Dal 25 al 29 Ottobre 2013 dalle ore 15,00 alle ore 20,00

DETTAGLI DELLO STAGE
Destinatari: Attori professionisti, allievi delle scuole di Arte Drammatica, studenti e studiosi delle discipline dello spettacolo italiani e stranieri. Il Maestro Fava oltre l’italiano parla le lingue inglese, francese e spagnolo.

Sede: Accademia Teatro Senza Tempo – Viale Marx, 189 (Zona Sempione - Talenti)

Roma, Italia

Scandalesi con la D'Eusanio

Scandalesi con Alda D'Eusanio, giornalista e conduttrice televisiva in una foto del 2007

lunedì 14 ottobre 2013

Come eravamo

Immagine reperita nel Web
Gli Alpaca, mammiferi che producono una splendida lana

La costa calabrese fra Paola e San Lucido

La spiaggia calabrese fra Paola e San Lucido in una foto di Giovanni Carnevale

domenica 13 ottobre 2013

A SIRA – Poesia in dialetto di Franco Citriniti

Scorcio del centro storico di Scandale in una vecchia foto conservata da Luigi Aprigliano

A SIRA

Cala ru suli a sira mber’a Sila
e dda marina arriva ra friscura.
I rui rui jocanu i guagliuni,
i mammi vanu ngiru a ri circari.
- Oih Cicciarieddhu vieni, amu manciari. -
- Oih Ntonicì’, stamu aspittandu a ttija. -
Ammienz’a ghjazzz assecuta nnu cani
nu gaddhu e nna gaddhina tardajuoli.
- Oih Marié’, cchi fuza! Ancora juochi? -
- Aspetta, oih ma’, fammi furniri u giru. –
- Cuncettiné, pattritta è d’arraggiatu. -
- Mo furnu u juocu e pua mi ndi viegnu. -
- Oih cummari, s’è ricuotu fighiutta?
u mija è dda nnura ca lu ciercu,
ma quandu si ricoghja ppi manciari,
subr’a Madonna, u fazzu morza morza. –
Raghja nnu ciucciu chjusu d’intr’a staddha.
Na giuvineddha vena d’u zimbunu
e ddìcia a nnu guagliunu, ca la guarda:
- ti sta aspittandu mammata a ra casa. –
Scinda ru scuru, ca, cumi nu mantu,
cuvera chjanu chjanu lu paisi.
Tutti i guagliuni sunu d’intr’i casi, 
mancianu ccu pittittu e ccu gulia.

venerdì 11 ottobre 2013

La Napoli-Portici: prima ferrovia italiana

L’inaugurazione della ferrovia Napoli – Portici in un quadro di Salvatore Fergola

LA PRIMA FERROVIA ITALIANA
La mattina del 3 ottobre 1839, alla presenza di Ferdinando II delle Due Sicilie, viene inaugurata la Napoli-Portici, prima linea ferroviaria italiana a doppio binario con lunghezza complessiva di chilometri 7, 250.
Tra gli applausi della folla, la locomotiva a vapore “Vesuvio”, di fattura inglese, con otto vagoni e 258 passeggeri, percorre la tratta in nove minuti e mezzo. Quattro anni dopo a costruire i convogli sarà adibito lo stabilimento metallurgico di Pietrarsa, alle porte di Napoli. Un’azienda modello che, come tante altre, verrà penalizzata dall’Unità d’Italia. Come tutti sanno dopo pochi anni ci fu l'occupazione del meridione, perché ai Savoia e ai “Poteri forti” servivano tre cose: soldi, soldati e operai. Infatti, la prima cosa che fece Garibaldi fu quella di prendersi i soldi del Banco di Sicilia e del Banco di Napoli per portarli ai Savoia. Dopo Garibaldi venne istituita la leva obbligatoria e tutti dovevano andare a combattere per i Savoia. Dopo Garibaldi i meridionali cominciarono ad emigrare perché tutte le industrie del Regno di Napoli erano state smantellate per favorire quelle del Nord. I Savoia introdussero in un sol colpo ben 22 nuove tasse. Emerse il fenomeno del brigantaggio, che lo Stato represse in modo spietato accentuando la frattura con le popolazioni meridionali. Le condizioni di miseria, accompagnate da terribili malattie come la malaria, indussero, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, a una fortissima emigrazione all’estero. Morale della favola: il colpo di grazia al Meridione non lo hanno dato affatto i Borbone ma purtroppo i Savoia. È sotto gli occhi di tutti che da allora il Meridione non si è più risollevato. Ma a scuola i professori (volenti o nolenti) devono insegnare la “vulgata rinascimentale”, cioè la versione dei vincitori.


giovedì 10 ottobre 2013

Ragazzi di Scandale

Ragazzi di Scandale in una foto del 2007
Foto del 2008

Foto del  2009

mercoledì 9 ottobre 2013

Massime e aforismi - Oscar Wilde

Oscar Wilde

“Si può fare tutto, anche sul marciapiede, a condizione di non disturbare i passanti e di non fare imbizzarrire i cavalli...”

Oscar Wilde
Oscar Fingal O’Flaherty Wills Wilde
Dublino 1854 – Parigi 1900 
Scrittore irlandese, figura di spicco dell’estetismo letterario decadente.

martedì 8 ottobre 2013

Quando c'era la Cassa Rurale ed Artigiana

Foto pubblicate in passato dal blog Pingitore


lunedì 7 ottobre 2013

Curiosità – La Festa dei Cornuti

In un paesino a 50 km da Roma si è svolta la Festa dei Cornuti. Non dico il nome perché le foto pubblicate  su Facebook sono state subito rimosse.


L'ultimo albero

Frase già pubblicata su questo blog

domenica 6 ottobre 2013

C’era una volta la Stazione Cutro - Scandale

Resti di quella che una volta era la Stazione Cutro - Scandale

Della vecchia stazione è rimasto veramente poco (un magazzino e il serbatoio dell'acqua che serviva per i treni; su una parete si riesce ancora a leggere la denominazione “Cutro-Scandale”) e la struttura e ancora “viva” (a differenza delle altre ex stazioni) perché è ancora abitata da quella che è stata, per molti anni, la casellante della stazione, ossia la signora Angela Donato insieme al figlio e alla nuora.
La signora ha 97 anni portati benissimo e ricorda praticamente tutto della sua attività lavorativa; per lei un omaggio floreale da parte della presidentessa di Italia Nostra, Teresa Liguori, e tante domande da parte dei ragazzi della scuola di Scandale ma anche dei tanti signori presenti alla manifestazione.
Si sono quindi visitati i resti della stazione, nella quale non esistono più i binari, smantellati dopo pochi anni dalla chiusura, e quindi l'intero gruppo si è incamminato, accompagnato da due operatori del Corpo Forestale dello Stato, l'ispettore Palmo Garofalo e l'assistente Fortunato Marrazzo, per raggiungere la vecchia galleria, molto caratteristica, realizzata a mattoncini.

Parte di un lungo articolo di Rosario Rizzuto.


La galleria nei pressi della Stazione Cutro - Scandale (foto By Ros)

venerdì 4 ottobre 2013

Umberto II, il Re di Maggio

Umberto II con la moglie Maria José nel 1935 in Libia

Umberto II
Racconigi 1904 – Ginevra 1983
Figlio di Vittorio Emanuele III di Savoia e di Elena di Montenegro, nel 1930 sposò Maria Josè, figlia di Alberto I re del Belgio. Dopo la formale abdicazione del padre il 9 maggio 1946, assunse la corona di re d’Italia, ma il 13 giugno dovette lasciare a seguito dell’esito del referendum istituzionale. Recatosi in esilio in Portogallo, visse con il titolo di Conte di Sarre.
Fu sovrano per poco più di un mese, da maggio a giugno 1946, prima che l'Italia diventasse una Repubblica. E per questo fu soprannominato Re di Maggio.


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Umberto II

NOTA

QUANDO UMBERTO II PASSAVA DA SCANDALE

Come ho già scritto in un altro articolo di questo blog, Umberto II passò da Scandale nel 1935. Il corteo di macchine si fermò alla “Villetta”in quello che adesso è l’incrocio Via Nazionale – Via Puccini, il Principe scese giusto il tempo per ricevere i saluti da parte del barone Guglielmo Drammis e del Podestà dell’epoca, Antonio Bonanno. Questo fatto mi è stato raccontato da due scandalesi presenti quel giorno: Gino Scalise e Pasquale Leonetti, mio “Parrino”. È molto probabile che ci fosse anche la moglie, Maria José, perché il “Parrino” mi ha detto testualmente: “A noi ragazzi ci tenevano lontani, ma nella confusione ho visto porgere un mazzo di fiori”.


giovedì 3 ottobre 2013

Scandalesi a Roma

Scandalesi a Roma con Don Renato nel 2005


mercoledì 2 ottobre 2013

Massime e aforismi - Gabriele D'Annunzio

Gabriele D'Annunzio

“Il Paradiso è all'ombra delle spade”

GABRIELE D'ANNUNZIO
Pescara 1863 – Gardone Riviera 1938
Principe di Montenevoso
Scrittore, poeta, drammaturgo, militare, politico e giornalista italiano.

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MA D’AZZUNZIO HA COPIATO?

“Il Paradiso è all'ombra delle spade. Avanti!”


Omar Ibn Aikhattab, ai suoi soldati. Battaglia di Kadisya, 637 d.C.

Calabria - Tropea

Tramonto a Tropea  in una foto di Mirko Pignataro