Comune di Scandale |
“È una campagna che
sto combattendo, assieme alla mia comunità e per la mia comunità, da ormai 10
anni. Ho sempre lottato per far sì che questa discarica non si facesse e sono
soddisfatto che le mie osservazioni erano giuste.
Ho sempre sostenuto
che i pareri espressi dalla Regione Calabria erano illegittimi e li ho sempre
evidenziati in ogni sede”
Antonio Barberio
Sindaco di Scandale
A fare desistere la
Regione sarebbe stata un’indagine della Procura della Repubblica di Catanzaro
CROTONE Si chiude,
per la seconda volta, il sipario sul progetto di realizzare una discarica in
località Marinella nel Comune di Scandale. La Regione Calabria, con una nota
del 26 marzo scorso, «ha annunciato l’avvio del riesame, in autotutela dell’Aia
(autorizzazione integrata ambientale), relativa alla discarica per rifiuti speciali
non pericolosi» da realizzare nel sito di Marinella [Santa Marina]. La società
proponente, Ecolsystema srl ha ora 20 giorni di tempo per presentare le
controdeduzioni. Scaduto questo termine il Dipartimento ambiente della Regione
convocherà «un’apposita conferenza dei servizi, dando corso al procedimento di
riesame in autotutela». Lo rende noto il sindaco di Scandale, Antonio Barberio,
che da oltre dieci anni si sta battendo per non fare realizzare l’impianto dei
rifiuti nel territorio del proprio Comune. Il progetto per la realizzazione di
questa discarica ha maturato una lunga e intricata storia. La prima richiesta
di autorizzazione per la realizzazione dell’impianto era stata presentata nel
lontano 2010. Si prevedeva la realizzazione di una discarica per lo smaltimento
di amianto. Questo primo progetto, però, è stato accantonato per la lotta messa
in campo da cittadini e associazioni ambientaliste. Nel primo capitolo della
storia c’era stato anche una pronuncia del presidente della Repubblica, oltre
ad una sentenza del Tar Calabria. Il capo dello Stato aveva bloccato il
progetto annullando il decreto autorizzativo con il Dpr n.4582. Dopo
l’annullamento del presidente della Repubblica è stato aperto un nuovo capitolo
per realizzare il progetto. Il 3 maggio del 2019, con il decreto del
Dipartimento ambiente e territorio, settore 4” si procedeva alla “modifica dei
codici Cer (sequenze numeriche volte a identificare un rifiuto, ndr) in
ingresso alla discarica per rifiuti speciali non pericolosi in località Santa
Marina del Comune di Scandale”. Contro questa autorizzazione il Comune di
Scandale, nel 2019, ha presentato ulteriore ricorso al Tar Calabria con il
quale aveva chiesto l’annullamento del decreto del 3 maggio 2019 sostenendo che
il pronunciamento del capo dello Stato aveva annullato l’intera procedura per
la realizzazione della discarica. Secondo il Comune la modifica dei codici Cer
avrebbe richiesto una nuova impostazione e non un semplice cambio dei codici
dei rifiuti. Il Tar non è ancora entrato nel merito, lo farà il prossimo 5
maggio. A fare desistere la Regione, per come si legge nel documento del 26
marzo scorso, è stata un’indagine della Procura della Repubblica di Catanzaro.
Gli uomini della Procura di Catanzaro già lo scorso anno si sono recati presso il
Comune di Scandale per acquisire la documentazione. La Procura ha chiesto anche
al Dipartimento ambiente con la nota n. 159/5-2/2019 «notizie di carattere
tecnico relativamente alle vasche (celle) e aree di sedime dell’intero
impianto». «In ragione di quanto richiesto – si legge nel documento del
Dipartimento – è stato eseguito un sopralluogo sulle aree in argomento, dal
quale, per come risulta dal verbale delle operazioni peritali, è emerso che le
particelle n. 145 e n.178 su cui ricadrebbe parte dei sedimi delle costruende
vasche (celle), risultavano parzialmente interessate alla presenza di
alberatura (per lo più eucalipti)… comunque non certificati in sede di rilascio
dell’Aia». C’era un vincolo forestale e non era probabilmente emerso tra le
carte presentate per ottenere l’Aia. Sulla base di questo vincolo parte la
procedura in autotutela.
Articolo del Corriere della Calabria del 29/03/2021