Panorama di Brancaleone |
Il 4 agosto 1935
Cesare Pavese giunse a Brancaleone (RC).
Scrisse ad Augusto
Monti:
"Qui i paesani
mi hanno accolto umanamente, spiegandomi che, del resto, si tratta di una loro
tradizione e che fanno così con tutti. Il giorno lo passo "dando
volta", leggicchio, ristudio per la terza volta il greco, fumo la pipa,
faccio venir notte; ogni volta indignandomi che, con tante invenzioni solenni,
il genio italico non abbia ancora escogitato una droga che propini il letargo a
volontà, nel mio caso per tre anni. Per tre anni! Studiare è una parola; non si
può niente che valga in questa incertezza di vita, se non assaporare in tutte
le sue qualità e quantità più luride la noia, il tedio, la seccaggine, la
sgonfia, lo spleen e il mal di pancia. Esercito il più squallido dei
passatempi. Acchiappo le mosche, traduco dal greco, mi astengo dal guardare il
mare, giro i campi, fumo, tengo lo zibaldone, rileggo la corrispondenza dalla
patria, serbo un'inutile castità"
Cesare Pavese
Santo Stefano Belbo
1908 – Torino 1950
Scrittore.
Vicino al gruppo
degli antifascisti torinesi, fu arrestato nel 1935 perché venne trovato in
possesso di lettere compromettenti. Condannato a tre anni di confino a
Brancaleone Calabro (Reggio Calabria), dopo un anno ebbe una riduzione della
pena e rientrò a Torino: l’esperienza offrirà lo spunto per il romanzo Il carcere. Morì suicida dopo aver
ingerito una dose letale di barbiturici in una stanza dell’Hotel Roma a Torino.