venerdì 3 aprile 2020

Cesare Pavese – Lettere da Brancaleone

Panorama di Brancaleone



Il 4 agosto 1935 Cesare Pavese giunse a Brancaleone (RC).

Scrisse ad Augusto Monti:

"Qui i paesani mi hanno accolto umanamente, spiegandomi che, del resto, si tratta di una loro tradizione e che fanno così con tutti. Il giorno lo passo "dando volta", leggicchio, ristudio per la terza volta il greco, fumo la pipa, faccio venir notte; ogni volta indignandomi che, con tante invenzioni solenni, il genio italico non abbia ancora escogitato una droga che propini il letargo a volontà, nel mio caso per tre anni. Per tre anni! Studiare è una parola; non si può niente che valga in questa incertezza di vita, se non assaporare in tutte le sue qualità e quantità più luride la noia, il tedio, la seccaggine, la sgonfia, lo spleen e il mal di pancia. Esercito il più squallido dei passatempi. Acchiappo le mosche, traduco dal greco, mi astengo dal guardare il mare, giro i campi, fumo, tengo lo zibaldone, rileggo la corrispondenza dalla patria, serbo un'inutile castità"



Cesare Pavese
Santo Stefano Belbo 1908 – Torino 1950
Scrittore.
Vicino al gruppo degli antifascisti torinesi, fu arrestato nel 1935 perché venne trovato in possesso di lettere compromettenti. Condannato a tre anni di confino a Brancaleone Calabro (Reggio Calabria), dopo un anno ebbe una riduzione della pena e rientrò a Torino: l’esperienza offrirà lo spunto per il romanzo Il carcere. Morì suicida dopo aver ingerito una dose letale di barbiturici in una stanza dell’Hotel Roma a Torino.