Relazione su Scandale dell’arcivescovo di Santa Severina Alfonso Pisani, inviata alla Santa Sede nel 1589:
“Scandale è casale del distretto e contado di Santa Severina, abitato da cinquecento greci e centocinquanta latini. Ha due chiese greche ed una latina. Così anche vi sono due preti, uno greco con due diaconi, ed uno latino. Questi greci vivono cattolicamente per la vigilanza che vi ha sempre usata il Cardinale di Santa Severina [Giulio Antonio Santoro] a farli bene istruire e riformare”.
Pasquale Sposato, Applicazione del Concilio di Trento nell’Arcidiocesi di Santa Severina, Tivoli, Chicca, 1959.
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Naturalmente, nel Cinquecento anche Scandale aveva assorbito, come tanti altri paesi della zona, immigrati di origine greco-albanese di religione cattolica, ma d’ubbidienza e rito orientale, arrivati in Calabria dopo la vana resistenza di Giorgio Castriota Scanderbeg, eroe albanese convertito al cristianesimo, che a suo tempo aveva aiutato Ferrante d’Aragona nella guerra contro i baroni e fu remunerato con la buona ospitalità ai suoi conterranei. Una di queste famiglie, stabilitasi nel nostro piccolo paese, e precisamente quella dei Basilico, erano amanuensi. Copiavano soprattutto testi greci e li rivendevano. Una di queste copie, in possesso nel 1570 del Vice Gerente Vicario Generale di Santa Severina, canonico Grignetti, si trova alla biblioteca Vaticana sotto la voce “Codice Greco Barberini