venerdì 10 settembre 2010

Un viaggiatore tedesco in Calabria

La Calabria Ultra in una Carta geografica del Seicento


Nel 1825 scende in Calabria il tedesco Justus Tommasini (pseudonimo di Justus Westphal), matematico e viaggiatore. IL suo resoconto fu pubblicato in Germania nel 1828 col titolo Spatziergang durch Kalabrien und Apulien (Passeggiata attraverso la Calabria e la Puglia).

Oltre a vedere i soliti contadini sporchi che parlano un dialetto orribile, riesce alla fine a dare un giudizio complessivamente equilibrato della nostra regione e dei suoi abitanti, come si può vedere dal passo che segue:


Purtroppo, dai tempi della conquista romana sino ai tempi moderni, la Calabria ha avuto la sfortuna di avere quasi sempre dei governi cattivi, e tutte le benedizioni della natura sono servite a poco. I proconsoli romani la dissanguarono; i Goti e i Greci condussero lunghe lotte per il suo possesso; i Saraceni ne devastarono le coste mettendo a ferro e fuoco le città e costringendo gli abitanti a ritirarsi all’interno sulle montagne per sfuggire al pericolo di una orribile schiavitù; i cavalieri normanni se la divisero introducendo il sistema feudale; una massa di piccoli tiranni si arricchì sul sudore dei suoi infelici sudditi che invano si appellavano ai satrapi spagnoli che governavano a Napoli: in una parola, tutto contribuì a far sì che la Calabria precipitasse nella peggiore barbarie. È così che, quando si guarda a questi paesi arroccati coi loro castelli su cime quasi inaccessibili in regioni per lo più fertili, ma che i sudditi oppressi coltivano alla meno peggio perché non possono godere del frutto del loro lavoro; quando si vede che non v’è sicurezza alcuna della proprietà, dei traffici e dei commerci; quando non si fa nulla per l’istruzione e l’educazione della gioventù; quando, infine, non si scorge traccia alcuna di tutti quei progressi che il resto d’Europa ha compiuto da diversi secoli, ci si sente ricacciati nei tempi oscuri di quel Medio Evo tanto decantato dal clero e dall’aristocrazia e tanto maledetto dai popoli sottomessi. Un popolo robusto, anche se non di elevati sentimenti, giace in catene, e il singolo, cosciente della vergogna che su di lui grava, morde il freno e cerca di rompere le proprie catene, viene mandato in galera. La libertà alberga solo fra i briganti sulle montagne inaccessibili; e, se anche essa ora viene male adoperata a danno della società, pure fra questi briganti di strada v’è taluno al quale, in un altro contesto, non sarebbero venuti a mancare titoli ed onorificenze.


Justus Tommasini, Spatziergang durch Kalabrien und Apulien, Costanza, 1828, p. 276.