giovedì 6 maggio 2010

Alcune frasi storiche su Leonia – San Leone

FERMATI E VERSA LACRIME

LEONIA QUI FU

ATTENTO, ATTENTO, MIRALA

AH! LA RAVVISI TU

SÌ, SÌ, NICOLA DRAMMIS

L’OMBRA NE RINNOVÒ

M.A.T.E


Nella foto si vede l’entrata del Casino di Galloppà (prima del restauro), costruito dal barone Nicola Drammis nella prima metà dell’Ottocento. Lo storico Pericle Maone, in un suo libro, sostiene che il muro che si vede in primo piano è l’unica cosa rimasta in piedi della vecchia cattedrale di San Leone. Sopra, la scritta del 1848 che compare sul muro.

Di seguito riporto alcune frasi su Leonia–San Leone, scritte da illustri storici che in passato si sono occupati di questa Diocesi scomparsa.


“Da Santa Severina a Crotone fioriva in quel frammezzo la piccola città di San Leone, o pur Leonia. Fu sede vescovile greca, e poi latina; L’essere stata di rito greco le dà antichissima la nascita, almeno prima del mille; ma la scarsezza delle scritture, non le fa apparir Pastore che dal mille trecento in qua”.


Giovanni Fiore da Cropani, Della Calabria illustrata, vol. II, Napoli 1743, p. 282.

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“La minuscola diocesi di San Leone, non si sa né come né quando, ma certamente al tramonto del dominio bizantino, era suffraganea di Santa Severina, a breve distanza da Crotone. Il Barrio che è sempre classicheggiante, la chiama Leonia, anche se nella storia non c’è traccia di un toponimo del genere. Essa è sparita senza lasciare traccia di sé”.


Francesco Russo, Regesto Vaticano per la Calabria, Vol. IV, Roma, Gesualdi Editore, 1978 p. 383, nota n° 89.

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“Il castello munito di Leonia o di San Leone è un altro bel problema per l’archeologia bizantina. La piccola città, vescovado e fortezza, fu rasa al suolo nello stesso anno della presa di Santa Severina (circa 840). Tuttavia rimase il titolo e la sede vescovile fino al 1571, in cui fu aggregata a Santa Severina, perché “solo aequata” senza rendita e senza clero. In realtà la si colloca in contrada Manca del Vescovo presso Apriglianello. Visitai e studiai il luogo, mai esaminato da archeologi, ma nulla trovai della bizantina Leonia”.


Paolo Orsi, Le Chiese basiliane della Calabria, Firenze, 1929, p. 234.

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“Sulle vicende di questa Chiesa ben poco conosciamo. E, a dire il vero, ci sembra molto strana l’apparizione della sua cattedra vescovile. Si dice che la città di San Leone sia la vecchia Leonia, greca e poi bizantina. Ma nessun documento ce ne può far certi. Pare che la città sia stata rasa al suolo dagli Arabi nello stesso anno della presa di Santa Severina, ma è veramente preoccupante il fatto che di essa, che pur è segnata come diocesi fino al 1571, non si sia riusciti a definire neppure l’esatta ubicazione. È additato il luogo dove presumibilmente sorgeva un tempo, ma nessun archeologo e storico è giunto finora a di una qualche conclusione. Si ha in ogni modo motivo per credere che la Diocesi negli ultimi tempi sia esistita solo di nome e che i suoi vescovi ne abbiano portato solo il titolo, giacché, come si legge nel Decreto della S.C. Concistoriale, che il 7 novembre 1571 la univa alla nostra Arcidiocesi, essa era assolutamente priva di popolo, di rendite, di privilegi e (cosa veramente incredibile) aequata solo”.


Bernardo Silvio, Santa Severina nella vita calabrese dai tempi più remoti ai nostri giorni, Napoli, Istituto Editoriale del Mezzogiorno, 1960.

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“La diocesi di San Leone, i Saraceni la smantellarono; se ne vede appena un qualche vestigio. Dove era la cattedrale fu rizzata una croce greca perché dai greci era uffiziata nel rito e ne avevano il vescovo. Le notizie di quei tempi andarono affatto perdute. Risorse la città poco lungi dal primitivo suo sito ed ebbe successione di vescovi di rito latino”.


Giuseppe Cappelletti, Le Chiese d’Italia, vol. XXI, Venezia, 1870.

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“Da Crotone procedendo verso l’interno c’era una volta la città di Leonia, poi distrutta, come raccontava Camillo Lucifero nel manoscritto già citato. In seguito la città cambiò nome in San Leone e fu sede vescovile, poi aggiunta alla diocesi di Santa Severina.

La città di San Leone era conforme oggi se ne vedono le reliquie disabitate negli ultimi confini del territorio di Santa Severina e quel di Crotone, via pubblica per il mezzo, vicino le terre dette Spataro [terre di Fota], e Mezzaricotta di Crotone. Appresso sopra un monte è la terra di San Mauro e più in basso è Scandale, che è casale di Santa Severina”.


Giovan Battista Nola Molisi, Cronica dell’antichissima e nobilissima città di Crotone, Napoli 1649, pp. 60 e 89.

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Nell’agosto del 1572 Alfonso de Rasis Arciprete del Casale di San Mauro e “de Civitate Sanctae Severinae Publica Apostolica Auctoritate Notarius”, compila l’atto di possesso del vescovato di Santo Leone per l’arcivescovo Giulio Antonio Santoro.