Per secoli Scandale ha fatto parte del territorio di Santa Severina che è generalmente identificata con Siberine (Siberene), una delle poleis enotrie elencate nel lessico di Storia Byzantina, sotto la voce Siberine. Nel secolo XVI, come scrisse l'Ortelio nella sua Synonimia Geographica; “hodie ab imperito vulgo Santa Severina dicta”. Del vecchio casale di Scandale non abbiamo molte notizie. Il documento notarile del 1034 che riporta la parola “Scandale” va messo, secondo il mio modesto parere, in relazione con un cognome di una famiglia della diocesi di Cassano e non riguarda il nostro paese. Alla fine del XII secolo, invece, a Santa Severina operava come giudice un certo Guarniero di Scandale. Da un documento del periodo svevo si attesta, infatti, l’esistenza di Scandale come paese del Marchesato e si menziona un suo illustre cittadino che amministrava la giustizia a Santa Severina. È un atto notarile conservato al Vaticano che, secondo gli storici, si può datare tra il 1184 e il 1217, rogato in presenza del bàiulo (giudice) di Santa Severina, Guarniero di Scandale. Questi, convocati alcuni testi giurati di San Giovanni Minagò (piccolo paese nei pressi di Papanice, poi scomparso) e di Cutro, fa tracciare da questi i confini del pascolo in località “Ferulluso” che Goffredo di Carbonara, Signore di Roccabernarda, deteneva in beneficio in territorio di Santa Severina. Attraverso il XIII secolo Scandale Vecchio passa a vari feudatari fino al 1269, anno in cui Giordano di Sanfelice cavaliere di molta stima, ebbe in dono dal re Carlo I d’Angiò, per il valore da lui dimostrato nella conquista del Regno, della metà delle terre di Turrutio, di San Leone, di Scandale e di Labonìa (piccolo feudo in provincia di Cosenza), pervenute al Fisco Reale per restituzione fatta da Giovanni di Notolio, che per primo gli erano stati conceduti.Nel 1272 la metà dei feudi di Scandale e San Leone passano a Guglielmo di Amendolea, barone di Calatabiano che Carlo d’Angiò compensò con ampie concessioni territoriali in Sicilia e Calabria. Dopo pochi anni, però, il milite Guglielmo abbandonò la parte dei feudi di San Leone e Scandale, che venivano confermati dal re (nel 1280) a Manassaio, figlio primogenito del quondam Stefano de Ramagio. Nel 1284 passano a Pietro de Foliuso che muore nel 1291 e le rendite del defunto, Carlo d’Angiò le concedeva a Giovanni Vigerio, sposato con Beatrice, figlia di Giordano Sanfelice, per i servizi resi al padre ed a lui. Al Vigerio andava una provvigione annua di 32 once d’oro, ricavati dai 4 feudi sopra menzionati. Per quanto riguarda la popolazione di tutti questi piccoli casali lo storico Pardi, che si avvale dei registri della Cancelleria Angioina oggi distrutti, nel 1276 conta 431 abitanti a Scandale, 300 a San Leone, 605 a Santo Stefano e 904 a Turrutio. Nel 1325 Scandale è menzionata per il pagamento delle decime nel Rationes Decimarum Italiae Apulia-Lucania-Calabria al n° 2804 riguardante la diocesi di Santa Severina, dove il cappellano di Scandale, “Presbiter Deonisius”, paga 3 tareni. Questo parroco paga la stessa somma fino al 1337. Del vecchio casale di Scandale non si hanno più notizie già dopo la peste del 1348, che determinò la scomparsa di numerosi centri abitati. Nel 1402, la contea di Santa Severina, e quindi anche il territorio di Scandale, passa a Niccolò Ruffo, marchese di Crotone, e successivamente (1430) alla figlia Enrichetta che la recò in dote al marito Antonio Centelles. In questo vecchio paese risulta che nel 1545 vi abitava solo una famiglia. Scandale Vecchio si trovava, molto probabilmente, al centro tra la Valle dell'Orco, la chiesa della Difesa, e un rudere ormai scomparso, conosciuto come Chiesetta di Santa Caterina. Infatti, in una nota a margine dell’elenco delle tasse dell’anno 1564/1565 di questo Scandale-Gaudioso, l’amministratore e tesoriere della Calabria Ultra Turino Ravaschieri, ha scritto che il vecchio casale di Scandale nell’antica numerazione dell’anno 1545 fu tassato per un fuoco (cioè una famiglia). In seguito l’antico Casale è dato per spopolato come riporta lo stesso documento che dice: “In la numeratione vecchia de Scandali se fa notamento per li numeratori dell’anno 1561 come essi sonno andati in ditta Terra et non ce hanno ritrovato persona alcuna ne segno di habitatione tale ditto loco ci e dishabitato”.