mercoledì 13 gennaio 2010

Difficile situazione in Calabria per molti agricoltori a causa del brigantaggio.


Lunedì 19 maggio 1863, il giornale L’Indipendente di Napoli pubblica un articolo che spiega la difficile situazione in cui si trovavano molti agricoltori calabresi a causa del brigantaggio: l’articolo si collega alla lettera del 1861 di Poerio (a sinistra, foto del monumento a Napoli) al barone Drammis.


Calabrie. Da nostre lettere rileviamo che i proprietari della Sila trovansi in una triste posizione. Quasi tutti i loro pascoli rimangono quest’anno sfruttati, sebbene quelle provincie siano state le meno travagliate dal brigantaggio. Questo fatto procede da varie cause: molti proprietari hanno smesso di tenere delle mandrie sia a causa del piccolo brigantaggio che tratto loro recava del danno, uccidendo e rubando parte dei loro prodotti, sia anche a motivo dell’epizoozia che minacciava di privarli ad un tratto di ogni loro profitto ed anche dell’intero loro capitale. Per esempio, il signor Ventura di Policastro, grosso proprietario ed industriale di vaccine e di pecore, fin dal giugno dello scorso anno vendé tutti i suoi animali per sottrarli dalle molestie dei briganti che gli avevano domandato una grossa somma di denaro sotto pena di vedere uccise le sue mandrie. Il sig. Salerno Antonio di San Mauro, paese vicino a Santa Severina, dismise la sua mandria di pecore per lo stesso motivo, e con lui cinque altri proprietari.

Il barone Drammis di Crotone, che ordinariamente teneva in piedi 1.200 vaccine, per cui oltre alle sue terre affittava anche quelle del barone Poerio, ora non ne ha più che duecento che tiene sui suoi fondi, cosicché i pascoli del Poerio sono per quest’anno sfittati! Nella condizione del Poerio sono molti altri. L’altro motivo proviene anche dall’essere molti animali stati trasportati in Sicilia da speculatori, locché aiutò non poco a diminuire le bestie per i pascoli. A tutelare quelle proprietà dagli assalti delle piccole bande che ancora girano per quella località, il Ministero ha spedito di guarnigione un battaglione nella Sila: ma non è solo il timore dei briganti che produce questo grave inconveniente, è altresì l’epizoozia e l’esportazione in Sicilia e nelle altre province d’Italia.


L’Indipendente, anno III, n°111, p.3, lunedì 19 maggio 1863, Napoli.