Dottor
Stefano Montanari
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Parte
di una intervista di Roberta Doricchi allo scienziato Dottor Stefano
Montanari pubblicata il 9 marzo sul sito Vita al Microscopio ma
censurata dopo poche ore e
successivamente pubblicata su Facebook da altri.
RD
– Mi dia un’opinione su questa epidemia.
SM
– Non solo non sono un virologo, ma non sono neppure uno psicologo
né un esperto di sociologia. Meno che mai sono uno psichiatra, e
ancora meno sono un magistrato, perché è la magistratura che
dovrebbe indagare su certi comportamenti. Ciò che posso dirle è che
il Coronavirus battezzato SARS-CoV-2 dopo aver portato per un po’
un nome provvisorio è uno dei non pochi virus fatti in laboratorio.
RD
– Fatto apposta?
SM
– Questo proprio non lo so e, nel caso specifico, a saperlo non
sono in tanti. Ma mica glie lo vengono a raccontare. Ci sono virus
che nascono senza volerlo, li classifichi tra gli incidenti, e altri
che sono creati da modificazioni messe in atto per motivi di ricerca
o per altri motivi su cui mi lasci evitare di entrare. Comunque sia
nato questo virus, la cosa ha scarsa rilevanza se non dal punto di
vista di investigazioni che nulla hanno a che fare con la salute.
Sappia, ma è cosa molto nota, che modificare un virus è tutto
sommato semplice ed esistono persino brevetti che proteggono certe
metodiche per farlo, e, per quello che c’interessa ora, proprio
lavorando anche sui Coronavirus.
RD
– I Coronavirus: lei usa il plurale…
SM
– Sì, certo. Si tratta di un genere di virus appartenenti alla
famiglia Coronaviridae e alla sottofamiglia Orthocoronavirinae, per
quello che può interessare chi legge questa intervista. Se ne
conoscono diversi ceppi, alcuni dei quali possono provocare patologie
negli esseri umani, da un volgare raffreddore a polmoniti, e il nuovo
virus cinese condivide tantissime caratteristiche con i suoi
fratelli.
RD
– La domanda di cui credo chi ci legge aspetta la risposta è: si
muore?
SM
– Bisogna impegnarsi parecchio.
RD
– Che cosa significa?
SM
– Premesso che di quel virus in particolare sappiamo poco stante la
novità della sua comparsa, non esistono dati che indichino una
mortalità significativamente diversa da quella di una qualunque
influenza. È indispensabile aggiungere che i pochissimi che sono
morti ad oggi non sono morti di Coronavirus ma con il Coronavirus, il
che è molto diverso.
RD
– Cioè?
SM
– Si trattava di pochissimi casi di persone molto avanti negli anni
e già affette da patologie gravi. Per loro sarebbe bastato un
normale raffreddore per il tracollo. Indicare come responsabile della
loro morte il Coronavirus ha lo stesso grado di comicità che aveva
incolpare il morbillo della manciata di morti sopravvenute in
pazienti terminali.
RD
– È solo comicità?
SM
– Se non fosse comicità, dovremmo tirare in ballo condizioni come
l’ignoranza e la truffa che non vogliamo tirare in ballo. E,
allora, fermiamoci alla comicità.
RD
– Una comicità piuttosto costosa, mi pare.
SM
– Questo è uno degli aspetti curiosi su cui ho solo domande e
nessuna risposta.
RD
– Quali domande?
SM
– Cominciamo dall’inizio, e sono certo di dimenticare qualche
passaggio. Almeno da mesi io sto vedendo delle strane forme
influenzali con polmoniti che faticano a rispondere non solo ai
farmaci ma all’omeostasi, cioè alla capacità di autoguarigione
che, in maggiore o minor misura, abbiamo tutti. Piano piano quei
pazienti sono guariti e diventano difficilmente indagabili, anche
perché non sono rintracciabili. Dunque, nessuna prova che si tratti
del virus cinese. Mi chiedo come mai qualche mese fa si mise in atto
una simulazione centrata su un’epidemia teorica, guarda caso da
Coronavirus, che avrebbe fatto sessanta milioni di morti nel mondo.
Poi mi chiedo come mai qualche centinaio di soldati americani siano
stati ospitati proprio a Wuhan, appena prima del manifestarsi della
malattia. Altra domanda: perché i passeggeri dell’aeroporto di
quella città venivano irrorati con un aerosol della cui natura
niente è stato detto, e questo settimane prima che venisse
denunciata l’esistenza del virus? Ma è di fronte alla reazione dei
governi che resto ancora più perplesso.
RD
– A che reazioni si riferisce?
SM
– Oggettivamente ci troviamo di fronte a ben poco: un virus, non
importa il suo stato di famiglia, che ha un grado di patogenicità
bassissimo e una mortalità irrilevante. Di patogeni infinitamente
più diffusi e infinitamente più aggressivi ne abbiamo a iosa e
nessuno si agita. Anzi, la stragrande maggioranza di loro è
perfettamente sconosciuta alla massa e nessuno ne parla né, tanto
meno, se ne preoccupa. Restando all’Italia, in termini di
popolazione lo 0,8% del Pianeta, abbiamo 49.000 morti l’anno per
infezioni contratte in ospedale e lei lo ha mai visto riportato a
titoli cubitali? O ha mai visto ospedali chiusi per questo?
RD
– Spieghi meglio.
SM
– Ogni giorno più di 130 persone muoiono nella sola Italia per
malattie infettive, e spesso si tratta di affezioni respiratorie,
contratte nel corso di un ricovero in ospedale. Insomma, lei va a
farsi togliere l’appendice ed esce con la polmonite, una malattia
che, ovviamente, nulla ha a che fare con l’infiammazione
dell’appendice ileo-ciecale. E, se a morire sono in 130 al giorno o
pochi di più, pensi a quanti si ammalano e guariscono. E pensi a
quanti muoiono a distanza dal ricovero e la loro morte non rientra
nel calcolo. Di questo non si parla e tutti vivono felici.
RD
– Perché non se ne parla?
SM
– Io la risposta ce l’ho, ma, essendo suddito di un regime molto
attento a non correre rischi sulla propria sopravvivenza, me la
tengo. Le dico solo che tenere pulito un ospedale non garantisce
vantaggi sulla cui natura mi lasci sorvolare.
RD
– Ma, tornando al Coronavirus, perché si sta paralizzando l’Italia
se quello che dice lei è vero?
SM
– Ecco: è a questo che non trovo una risposta. Insomma, a chi
giova? I numeri sono impietosi anche se si finge che chi è morto con
il Coronavirus sia morto a causa del Coronavirus. Comunque si guardi
la cosa, siamo di fronte all’irrilevanza. E, allora, a chi conviene
massacrare la nostra economia già comatosa? A chi conviene dare al
mondo l’immagine di un paese di appestati?
Proprio
ieri sera mi telefonava mio figlio da Tenerife dove abita da anni, e
mi diceva che una signora incontrata per caso alla cassa del
supermercato, sentendo l’accento, gli ha chiesto se fosse italiano
e, ricevuta la ferale conferma, è inorridita. Del resto, è la
reazione che non pochi italiani hanno verso i cinesi che incrociano
per strada, come se il virus prediligesse un’etnia. Il fatto è che
la percezione che rischiamo di dare è quella dei lebbrosi o degli
appestati.
RD
– Ma, insomma, ci dobbiamo proteggere contro il virus?
SM
– Ognuno deve essere libero di comportarsi come crede meglio. Io
posso dire che chiudere dei territori e dei luoghi di aggregazione,
scuole comprese, è una cosa che non sta né in cielo né in terra.
Vedere gente che fa a botte per comprare a qualunque prezzo le
mascherine di carta è tristemente ridicolo, se non altro perché
molte di quelle proteggono dai virus come un’inferriata protegge
dalle zanzare. E pure l’Amuchina… La gente è convinta che basti
bagnarsi le mani con l’Amuchina, di fatto quello che chiamiamo
commercialmente varechina insieme con alcool etilico, per essere al
riparo da virus e batteri.
RD
– La gente aspetta con ansia il vaccino.
SM
– Dei vaccini e della loro totale inutilità ho parlato molte volte
portando prove inoppugnabili e certificate. In questo caso è
possibile che ci troviamo nelle condizioni del vaccino contro il
tetano.
RD
– Cioè?
SM
– Il tetano è una malattia decisamente rara non trasmissibile da
uomo a uomo e che non dà immunità. Il che significa che, a
differenza di quanto accade con malattie come il morbillo, la
varicella, la pertosse e non poche altre, chi si è ammalato può
ammalarsi di nuovo. Insomma, non si acquisisce immunità. Non è
affatto improbabile che il virus cinese sia nella stessa condizione,
esattamente come i tanti virus influenzali con i quali condivide
affinità: lei sia ammala d’influenza e si può ammalare di nuovo
all’infinito perché la malattia non induce alcuna immunità.
Quindi, come è il caso dell’influenza, quel vaccino potrebbe
essere assurdo fin dalle basi teoriche. Insomma, la solita illusione
a spese di chi ci casca, e un’illusione con gli effetti collaterali
inevitabili per qualunque farmaco ma senza alcuna contropartita
vantaggiosa.
RD
– E, allora, che fare?
SM
– Niente.
RD
– Niente?
SM
– Niente di più di quello che lei fa normalmente per evitare di
prendersi il raffreddore o l’influenza. Posso aggiungere che
un’alimentazione razionale senza tante delle porcherie che mangiamo
e che, ancora peggio, rifiliamo ai nostri bambini, fa miracoli. Con
quella non si guarisce: si previene. Tenere in ordine l’intestino,
tenere equilibrato il chilo e mezzo di batteri, funghi e virus che ci
abitano e che costituiscono il microbiota è fondamentale. Le riserve
armate del nostro sistema immunitario, quello che ci difende dalle
malattie infettive, stanno in grande maggioranza proprio lì. Poi, se
l’infezione arriva, è indispensabile non cercare di eliminare la
febbre. Il rialzo della temperatura ha due effetti fondamentali
complementari: migliora le nostre difese e indebolisce i patogeni.
RD
– Dunque, la Tachipirina…
SM
– La Tachipirina è solo uno dei tantissimi farmaci che contengono
paracetamolo, un principio attivo che abbassa la temperatura corporea
e che, quando è male utilizzato come, purtroppo, è nella stragrande
maggioranza dei casi, fa danni. Forse per togliersi di torno le mamme
fastidiose che non hanno voglia di accudire i bambini con la febbre,
i pediatri propinano paracetamolo a piene mani, infischiandosi del
fatto che, così facendo, annientano la prima e più efficace difesa
di cui disponiamo. E poi c’è l’abuso degli antibiotici, troppo
spesso somministrati a casaccio.
RD
– A casaccio?
SM
– Gli antibiotici sono farmaci mirati. Il che vuol dire che ognuno
di loro è efficace nei confronti di certi batteri e non di altri.
Quando non si è certi di quale sia il batterio che ha provocato la
malattia, si ricorre quasi di regola agli antibiotici chiamati ad
ampio spettro, vale a dire farmaci che si spera arrivino dove il
medico non è arrivato con la sua diagnosi. Ma peggio ancora si fa
quando si somministrano antibiotici per una malattia virale. Qui c’è
l’assoluta certezza che il farmaco sarà inutile e in medicina ciò
che è inutile è invariabilmente dannoso, non esistendo nessun
medicinale privo di effetti dannosi. Aggiungo che l’abuso di
antibiotici ha creato ceppi batterici sempre più resistenti, con
questo indebolendo fino,non di rado, ad annullare l’efficacia di
quella classe di farmaci formidabili. A margine, le dico che anche la
chirurgia soffre di questo problema.