L’inaugurazione della ferrovia Napoli –
Portici in un quadro di Salvatore Fergola
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La mattina del 3 ottobre 18 39, alla presenza
di Ferdinando II delle Due Sicilie, viene inaugurata la Napoli-Portici , prima
linea ferroviaria italiana a doppio binario con lunghezza complessiva di chilometri
7, 250.
Tra gli applausi della folla, la
locomotiva a vapore “Vesuvio”, di fattura inglese, con otto vagoni e 258
passeggeri, percorre la tratta in nove minuti e mezzo. Quattro anni dopo a
costruire i convogli sarà adibito lo stabilimento metallurgico di Pietrarsa,
alle porte di Napoli. Un’azienda modello che, come tante altre, verrà penalizzata
dall’Unità d’Italia. Come tutti sanno dopo pochi anni ci fu l'occupazione del meridione, perché ai Savoia e ai “Poteri forti” servivano tre cose: soldi,
soldati e operai. Infatti, la prima cosa che fece Garibaldi fu quella di
prendersi i soldi del Banco di Sicilia e del Banco di Napoli per portarli ai
Savoia. Dopo Garibaldi venne istituita la leva obbligatoria e tutti dovevano
andare a combattere per i Savoia. Dopo Garibaldi i meridionali cominciarono ad
emigrare perché tutte le industrie del Regno di Napoli erano state smantellate
per favorire quelle del Nord. I Savoia introdussero in un sol colpo ben 22
nuove tasse. Emerse il fenomeno del brigantaggio,
che lo Stato represse in modo spietato accentuando la frattura con le
popolazioni meridionali. Le condizioni di miseria, accompagnate da terribili
malattie come la malaria, indussero, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del
Novecento, a una fortissima emigrazione all’estero. Morale della favola: il
colpo di grazia al Meridione non lo hanno dato affatto i Borbone ma purtroppo i
Savoia. È sotto gli occhi di tutti che da allora il Meridione non si è più
risollevato. Ma a scuola i professori (volenti o nolenti) devono insegnare la
“vulgata rinascimentale”, cioè la versione dei vincitori.