martedì 27 aprile 2010

Breve storia di CORAZZO, frazione di Scandale

Chiesa di San Giuseppe a Corazzo, in una foto di Cesare Grisi.


Il villaggio Corazzo nacque negli anni Cinquanta con la denominazione di Borgo Ponte Neto, come risulta su alcuni documenti dell’Opera Sila: ma nessuno l’ha mai chiamato così, se non in quel periodo.

In realtà, tutta la zona prese questa denominazione perché nel 1225, Federico II assegnò, in virtù della legge “de resignandis privilegis”, tutto il territorio che va dal fiume Neto fino a Fota, all’abate Milo dell’Abbazia di Santa Maria di Corazzo. Abbazia fondata dai benedettini intorno al 1060 e successivamente passata all’ordine cistercense, che si trovava nell’attuale provincia di Catanzaro a nord di Lamezia Terme, nei pressi dell'abitato di Castagna, vicino a Soveria Mannelli e fu molto attiva fino al terremoto del 1783. Ricordo però, che nel 1276, ma anche nei secoli precedenti e successivi, la zona più abitata sulla riva destra del fiume Neto era Turrutio che aveva all’epoca 904 abitanti, cioè quasi il doppio di quelli di Scandale. L’importanza di Turrutio e di tutta la zona di Corazzo è data anche dal ritrovamento di 150 monete di bronzo, bruzie. Secondo lo storico Andrea Pesavento, già all’inizio del XII secolo Turrutio aveva la sua parrocchia che si chiamava San Domenico.


Passarono molti secoli e il 10 giugno 1685, secondo i documenti del notaio Vito Antonio Ceraldi di Roccabernarda, Domenico Sculco, duca di Santa Severina, decide di costruire una chiesa a Corazzo per comodità sua e degli eredi e: “per commodo de contadini, che praticano e stanno nelli giardini e molini di Corazzo territorio di esso Illustrissimo duca nel distretto di questa medesima città confinante il fiume Neto, la gabella di Torrotio, et altri notori confini, ha fatto edificare in detto luoco una cappella con il suo altare con l’immagine sotto il titolo della Beata Vergine Protettrice delle Anime del Purgatorio. Quale cappella havera il suo culto ogni giorno di domenica”. Il notaio aggiunge anche che nel 1687 c’erano 4 mulini che venivano affittati ottocento ducati l’anno. Secondo il Catasto Onciario di Santa Severina, nel 1743 risultano affittati a Domenico e Antonio Lattaco di Scandale per tomoli 533 di grano l’anno. Da altri documenti risulta anche che a Corazzo nel 1761 c’era una torre, poi distrutta, proprietà di Antonio e Giuseppe Ursini di Crotone.

Nel Settecento tutta la zona passò definitivamente al principe Grutther di Santa Severina che fu costretto a fare causa all’Abbazia di Corazzo, perché l’abate in carica in quel periodo non gli voleva consegnare gli ultimi due territori in suo possesso: la Valle della Vecchia e le Volte di Corazzo.


Nel 1844 in una baracca del Bosco di Santa Elena nei pressi del fiume Neto, in un terreno di proprietà del barone Drammis di Scandale, vi pernottarono i fratelli Bandiera. Un guardiano dello stesso barone qualche giorno dopo trovò un bellissimo pugnale, fatto con la lama di una baionetta turca. Il Drammis ne fece dono al medico di casa, Dottor Francesco Gallo di Rocca di Neto. Secondo un’altra versione, però, il pugnale fu regalato dai fratelli Bandiera ai guardiani per l’aiuto avuto quella notte: anzi, si racconta che insistettero per averlo; ma, dato che lo sbarco di questo gruppo rivoluzionario prese una brutta piega, al barone Drammis dissero di averlo trovato per terra.


Negli anni Cinquanta, con la Riforma agraria i terreni di Corazzo vennero assegnati a molti scandalesi, così iniziò la costruzione dell’interpoderale Fota-Corazzo per agevolare il collegamento con Scandale che prima avveniva facendo un giro più lungo, cioè passando per Passovecchio.

Nel 1969 inizia l’attività la Cantina Sociale Val di Neto, promossa dall’Ente Regionale di Sviluppo Agricolo della Calabria, sorta con lo scopo di migliorare e valorizzare la produzione di uva, favorita dall’ottima qualità ottenuta nel territorio del Marchesato di Crotone.

Nel luglio del 1979 funzionari della FAO, armati di questionari, scelsero le donne di Corazzo per un’indagine che aveva come fine la misurazione del lavoro della donna in agricoltura. Ci sono adesso nella zona varie aziende a conduzione familiare e nel villaggio si sono svolte con grande successo, a partire dal 1984, alcune Mostre artigiane denominate “Il Crotonese Produce”.

Nei pressi ha sempre avuto una sede operativa la Beton Smav della famiglia Trivieri che, oltre ad occuparsi di edilizia e strade, produce bitumi, calcestruzzi e prefabbricati in cemento. Negli anni Ottanta ci lavoravano circa 50 persone.

In località Turrutio sorge, dal 1993, l’Eremo della Santa Croce, un luogo di preghiera voluto da Mons. Luigi Cantafora, ora Vescovo di Lamezia Terme.


Il vecchio ponte di ferro che per tanti anni ha collegato le due sponde del fiume Neto tra Corazzo e Rocca di Neto è stato recentemente restaurato dalla Provincia di Crotone.