Scandale - Leonardo Riolo davanti al suo Albergo -
Ristorante
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OGGI HA
CESSATO DI VIVERE NARDO RIOLO
Scandale 15 luglio 2015
Leonardo, da tutti chiamato Nardo, dopo una vita di
lavoro in Germania decide negli anni 80 di ritornare a Scandale per continuare
la sua attività di ristoratore realizzando una struttura imponente considerando
le piccoli dimensioni del paese: Ristorante, Pizzeria, Hotel, Piscina e
Minigolf... un bell'apparato chiamato RIO, nome estratto dalle iniziali del suo
cognome.
La struttura resa pittoresca dalla sua abilità come
pittore e scultore, un artista poliedrico, bravo anche come musicista, Leonardo
suonava molti strumenti, insomma un personaggio eccentrico e originale in tutte
le sfaccettature, appassionato di belle macchine e in particolare della sua
Jeep che lo rendeva ancora più folkloristico. Il suo RIO da molti anni non è
più in attività, ma lui continuava nelle sue opere di abbellimento creando
sempre nuove forme originali di arredo, pochi giorni fa l'ho visto alle prese
con calce, cemento e colori...
Nardo non c'è più, lascia la moglie e i suoi due
figli, a loro vanno le mie più sentite condoglianze!
Articolo di Gianni Carvelli su Facebook
Il ristorante Rio in alcune immagini di repertorio |
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Leonardo
Riolo in un articolo di Pasquale Minniti (1999)
Leonardo Riolo - Musicista, scultore di talento e
grande lavoratore. Anche lui, come la stragrande maggioranza dei calabresi, è
stato costretto ad emigrare all’estero. Quando lui è emigrato in Germania erano
gli anni immediatamente successivi alla IIª Guerra Mondiale, persa dai tedeschi
su tutte le latitudini della terra e su tutti i fronti, ma ancora
maledettamente ostili ad accettare l’Armistizio con i popoli che, secondo loro,
avevano ostacolato la realizzazione del grande sogno imperialista della razza
ariana.
Per non dire che molti di loro non si erano ancora
neppure accorti che la guerra era finita e che gli italiani del Sud che
scendevano in massa dai treni con le valigette di cartone e i vestiti
rattoppati non erano, in effetti, soldati invasori travestiti da straccioni.
Ciò per dire che non è stato assolutamente facile per i nostri emigrati farsi
accettare da quel popolo, anch’esso, come il nostro, sconfitto e martoriato
dalla guerra, frustrato ed umiliato da tutti quegli eventi storici e politici,
interni ed esterni, che stavano per l’appunto facendo emergere il robot
imperialista americano.
Dopo quello calabrese, quello tedesco è stato
d’allora sino ad oggi il contesto socio-politico in cui è cresciuta l’anima
profondamente artistica di Leonardo Riolo. A tal punto, penso sia facile
immaginare i disagi, le difficoltà che ogni giorno incontra il lavoratore
emigrato per uscire dal degrado del “ghetto”, per entrare ed emergere
artisticamente nel suo contesto sociale. Diciamo che ciò è praticamente
impossibile. La società che ti ospita, quand’anche abbia accettato alla fine la
convivenza coi miserabili e miserandi stranieri, non è disposta, al tempo
stesso, ad accettare, a riconoscere, a favorirne la realizzazione e l’ascesa in
campo artistico. In tal senso, lo straniero, l’artista-lavoratore non ha un
contesto... dovrà vedersela da solo. È solo... solo con la sua passione, il suo
bisogno di inventare, di creare, di scaricare all’esterno su qualche oggetto
(una tela, una pietra, un tronco d’albero, ecc.) la sua tensione interna. Cosa
che l’artista fa, puntualmente. Sì, perché non estrinsecare ciò che si ha
“dentro”, significa proiettare la propria vita fuori dal mondo, scomparire,
morire.
Le opere d’arte, d’altronde, si possono fare a
prescindere dai contesti e dai condizionamenti esterni. E chi ce le ha dentro,
le tira fuori senza dare mai particolare importanza ai processi, spesso
inevitabili, di mercificazione e di falsificazione che poi si possono fare
all’esterno sui vari mercati dell’Eldorado. In altre parole, i veri artisti
come Leonardo Riolo danno un valore intrinseco alle proprie opere. Non creano
per vendere... ma per trasmettere messaggi, per comunicare in un mondo
purtroppo ancora così introverso e ottuso. Secondo me, il significato profondo delle pitture e delle sculture
dell’artista di cui stiamo parlando deve essere ricercato appunto nella sua
gestualità e nelle sue esposizioni. Egli riempie di affreschi , quadri,
sculture, innanzi tutto il luogo in cui vive. le sue abitazioni ed i suoi
Ristoranti, in Germania e a Scandale, potrebbero essere scambiati
tranquillamente per Musei d’Arte. E chi ci va, resta subito colpito,
affascinato, estasiato. [...]
È la storia di un uomo e di una numerosa famiglia
scandalese. Leonardo è il primogenito di tredici figli. Ed è lui ovviamente il
primo ad andare a lavorare altrove, visto che a Calabria di quel tempo sembrava
bloccata e condannata alla miseria. Tutti quanti gli altri fratelli, uno ad
uno, lo seguiranno, come è stato già detto, in Germania. E in Germania, questi
splendidi ragazzi Calabresi, lavorando duramente come sono abituati a fare, si
fanno strada, emergono. ciascuno di loro ha ora una storia lunga ed
interessante da raccontare. Emilio, uno dei fratelli più piccoli di Leonardo, è
stato campione nazionale di sollevamento pesi in Germania. E ciò deve pur
significare qualcosa. Di sicuro, significa che i componenti di codesta
famiglia, oltre al temperamento artistico, hanno anche la forza fisica. Ed io,
conoscendoli bene, vi aggiungo pure il ”coraggio”.
Questo articolo, pubblicato su questo blog il 21
luglio 2013, si trova nelle ultime pagine del libro di Luigi Scalise, Scandale e Leonia, Edizioni Cronache
Italiane - Arti Grafiche Sud – Fratte, Salerno, 1999.