Bronte è un Comune in provincia di Catania. Durante la campagna Garibaldina del 1860, Nino Bixio vi soffocò nel sangue una rivolta contadina contro i proprietari terrieri.
Senza andare a rovistare i libri di storia in merito, riporto un passo del libro di Umberto Eco, Il Cimitero di Praga, un romanzo storico uscito da poco nelle librerie, dove l’autore parla di quell’evento.
“È accaduto a Bronte, vicino a Catania. Diecimila abitanti, la maggior parte contadini e pastori, ancora condannati a un regime che ricordava il feudalesimo medievale. Tutto il territorio era stato dato in dono a Lord Nelson, col titolo di duca di Bronte, e per il resto è sempre restato in mano a pochi benestanti, o “galantuomini”, come li chiamano laggiù. La gente veniva sfruttata e trattata come bestie, gli proibivano di andare nei boschi padronali per raccogliere erbe da mangiare, e dovevano pagare pedaggio per l’ingresso ai campi. Quando arriva Garibaldi quella gente pensa che sia venuto il momento della giustizia e che le terre ritornino a loro, si formano dei comitati detti liberali, e l’uomo più eminente è un certo avvocato Lombardo. Ma Bronte è proprietà inglese, gli inglesi hanno aiutato Garibaldi a Marsala, e da che parte deve stare? A questo punto quella gente smette anche di dare ascolto all’avvocato Lombardo e ad altri liberali e non capisce più nulla, scatena una canea popolare, un eccidio, massacra i galantuomini. Hanno fatto male, è ovvio, e in mezzo ai rivoltosi si erano insinuati anche avanzi di galera, si sa, con lo sconquasso che è avvenuto in quest’isola, è tornata in libertà tanta gentaglia che avrebbe dovuto rimanere dentro... Ma tutto è successo perché eravamo arrivati noi. Pressato dagli inglesi, Garibaldi manda a Bronte il Bixio, e quello non è uomo di troppe sottigliezze: ha ordinato lo stato d’assedio, ha iniziato una rappresaglia severa sulla popolazione, ha dato ascolto alla denuncia dei galantuomini e ha identificato l’avvocato Lombardo come il caporione della rivolta, ciò che era falso, ma fa lo stesso, occorreva dare un esempio, e Lombardo è stato fucilato con altri quattro, tra cui un povero demente che prima ancora delle stragi andava per le strade a gridare insulti contro i galantuomini, senza far paura a nessuno”.
Umberto Eco, Il Cimitero di Praga, Bompiani, ottobre 2010, p. 163.