mercoledì 17 novembre 2010

Un matrimonio a Scandale, raccontato dal prof. Rossi-Doria


Corteo per le strade di Scandale di due giovani sposi (Luigi e Rosa) in una foto d’epoca conservata da Luigi Aprigliano


Scandale, 16 aprile 1955.

Il matrimonio:

Nella casa della sposa, tutti si sono alzati presto. Le bambine più piccole di 8 e 5 anni sono state vestite subito con l’abito di piqué bianco. Non le hanno pettinate. Le scarpe erano quelle di ogni giorno. Le due ragazzine sono andate in giro per il paese come le altre mattine, aspettando la cerimonia. La sposa aveva portato tutto il suo corredo a Cirò dove andrà ad abitare. La casa gliela hanno preparata i parenti.

Prima che il corredo partisse, ci furono le visite dei parenti e degli amici. Si dice fare vedere “il letto”. Questo avviene per le spose che lasciano il paese. Sul letto è esposta la biancheria personale e della casa. Alla testa del letto gli invitati appuntano i soldi, chi 500 lire, chi 100, chi 1000, chi di più. La madre offre i soliti liquori.

Il giorno del matrimonio, lo sposo e la sposa vanno a fare la comunione presto, poi si ritirano in casa. Intanto i familiari, benché siano stati mandati gli inviti girano il paese, invitando personalmente ogni famiglia amica. Se no non verrebbero.

La sposa porta un abito blu e lo sposo un vestito semplice. Aspettavano i vestiti da cerimonia che dovevano arrivare da Cirò. Il vestito da sposa lo regala il marito ed anche il vestito da cerimonia.

Gli invitati cominciarono ad arrivare verso le undici. Il matrimonio doveva essere celebrato prima di mezzogiorno se no, si doveva pagare 7000 lire al prete (sembra che sia proibito di sposare dopo mezzogiorno senza autorizzazione e si deve pagare).

I cirotani (6 macchine piene) arrivarono alle 11 e mezzo. La sposa e lo sposo andarono a cambiarsi e con loro anche le sorelle delle due parti. La casa era invasa dagli invitati. Le donne avevano un cavaliere. Nessuna ragazza (anche se amica) è venuta se non accompagnata da un fratello.

Molte ragazze e molte donne non sono potute venire per l’assenza del fratello, del padre, del marito.

Era strano notare questa gente seduta abbastanza silenziosa. Aspettavano: le ragazze con curiosità la venuta della sposa, i ragazzi invece parlavano e scherzavano.

Quando la sposa uscì dalla camera, prese il braccio del compare, il mazzo di fiori e uscì di casa, conducendo il corteo. Lo sposo seguiva dietro e poi tutti i parenti e amici, un uomo e una donna, si mettevano in fila dietro senza gerarchia. La madre del fidanzato e della fidanzata non andavano in chiesa.

Il corteo attraversa il paese. Tutti quanti stavano sulle porte, curiosi ed anche commossi. Al passaggio della sposa qualcuno gettò i confetti e i ragazzini si buttarono per terra per raccoglierli. Così il corteo arrivò alla chiesa. Gli sposi si misero in ginocchio davanti al prete con i testimoni in piedi, vicini, e tutti gli altri disordinatamente in piedi, vicini più possibili agli sposi. La cerimonia durò forse mezz’ora. Il prete diede la benedizione. Fece scambiare gli anelli, lesse il codice, fece un piccolo discorso. Rosa, la sposa era dell’Azione Cattolica, non praticava, però il discorso fu impostato su questo tema.

Dopo il discorso andarono a firmare e poi gli invitati fecero gli auguri agli sposi. Il corteo si ricompose per tornare a casa. I confetti volavano lungo tutto il percorso.

Arrivati a casa, lo sposo e la sposa presero posto in mezzo alla camera seduti intorno gli invitati. Mentre i parenti giravano con i vassoi pieni di bicchierini, la sposa riceveva gli auguri e le buste contenenti i soldi.

Si fecero 4-5 giri di liquori e paste e alle due si prepararono per la partenza per Cirò, dove aveva luogo la festa.

La sposa girò con lo sposo a distribuire i confetti. Salutò e partì.

Le ragazze di Scandale, con i vestiti d’estate (benché facesse ancora freddo) e i gioielli tornarono a casa. Il matrimonio era stato per loro un diversivo. Si erano lavate, avevano vestiti nuovi, scarpe nuove, e tutti i loro gioielli, sembravano pupazzi vestiti.

Solo la sposa sembrava uscita da un altro mondo. Per un giorno, per un’ora si era liberata dalla sua vita quotidiana e dai suoi vestiti vecchi, dalle sue pentole e aveva toccato un’altra vita. Per quell’attimo era uscita dalla folla del paese, dalla monotonia di ogni giorno. Gli altri no.

Stanno poi 8 giorni in casa senza uscire. Dopo 8 giorni escono, vanno in chiesa e poi vanno a pranzo dal compare.


Notazioni e Appunti di Rossi-Doria e delle sue collaboratrici, A.N.I.M.I., Roma, Archivio Rossi-Doria, fascicolo 9, vol. II (dattiloscritto).