domenica 21 novembre 2010

Monsignor Francesco Falabella, visita Scandale nel 1660


La facciata della parrocchia di San Nicola a Scandale, in una foto pubblicata dal sito del Comune di St. Georgen in Germania.



Il 29 novembre 1660 arriva a Scandale per una visita pastorale, monsignor Francesco Falabella, arcivescovo di Santa Severina. In merito, sentiamo il prof. Giuseppe Caridi dell’Università di Messina.


Importanti documenti fanno ulteriore luce sulla vita religiosa a Scandale nel secolo XVII. Il 29 novembre 1660 giunge a Scandale in visita pastorale monsignor Francesco Falabella, arcivescovo di Santa Severina. All’arrivo del presule si svolge una suggestiva cerimonia, emblematica, con la sua carica di emotività, del pilotato “processo di aggregazione fra vita quotidiana e potere” che, in un ambiente privo di certezze di ordine materiale e morale, soprattutto per quanto concerne la vita futura, affida “spesso – come acutamente rileva Tramontana – alla religione e alla struttura ecclesiastica, alle sue forme escatologiche ed alle sue liturgie, il compito di regolare la condotta sociale e organizzare il consenso”. Dopo aver eseguito un’analoga visita a San Mauro, l’arcivescovo si dirige a Scandale. Giunto con il suo seguito in prossimità dell’abitato, a Falabella vengono incontro il clero e il popolo scandalesi. Sceso da cavallo, il prelato si inginocchia su un tappeto e bacia il crocifisso tesogli da un religioso, quindi, preso posto sotto il baldacchino, si reca alla chiesa matrice, dedicata a San Nicola, accompagnato da clero e laici al canto dell’inno Veni Creator Spiritus. Entrato in chiesa, l’arcivescovo santasaverinese passa in rassegna gli altari, ispeziona gli arredi sacri, controlla le condizioni delle strutture edilizie. Le stesse operazioni vengono ripetute nelle altre chiese scandalesi visitate. Monsignor Falabella, messo pure al corrente di eventuali inadempienze degli obblighi di messe, adotta di volta in volta i provvedimenti che ritiene più opportuni. Stabilisce, ad esempio, di spostare vicino alla porta principale e a sinistra dell’altare maggiore il fonte battesimale, già situato in fondo a destra. Si accorge che nel pavimento vi sono degli avvallamenti e ordina che siano riempiti di cemento a spese dell’università, sotto pena di interdetto. Dispone che vengano sequestrati i benefici legati dalla famiglia Clarà all’altare della Madonna del Carmine finché il sacerdote preposto non abbia completamente ottemperato agli obblighi delle messe pattuite.

Tra le più abbienti famiglie scandalesi, come del resto avviene anche in altri centri, vige infatti la consuetudine di istituire nella chiesa matrice di S. Nicola, o nelle altre chiese di Scandale, un altare da esse dotato, su cui compete il cosiddetto ius patronatus, consistente nel diritto di designarvi un sacerdote addetto alle funzioni liturgiche, spesso membro della stessa famiglia dotante, cui è così assicurata una rendita vitalizia. Oltre ai Clarà, già menzionati, titolari di ius patronatus risultano in Scandale i Basilico, fondatori dell’altare di S. Antonio da Padova, i Borrello, i Melito, i Brundo, titolari, rispettivamente, degli altari di Santa Maria di Costantinopoli, Ognissanti e SS.ma Concezione, e i Franco, fondatori della cappella di S. Maria Annunziata.


Monsignor Falabella, nella sua visita pastorale, trova nel nostro paese i seguenti religiosi: arciprete Giovanni Lorenzo Massa; sacerdoti Egidio Basilico, Marco Antonio Cizza, Michele Corello e Giovanni Francesco Longo; chierici Giulio Facente, Carlo Bollotta, Giovanni Leonardo Villirillo, Giuseppe Brundo, Tommaso Le Donne, Giovanni Pietro Sodano, Domenico Franco, Tommaso Franco, Giovanni Francesco Turrioti, Luca Masarachi, Domenico Parise, Giovanni Francesco Romano, Domenico Brescia, Giuseppe Marchese, Carlo Terranova, Onofrio Sculco, Carlo Morello e Giovanni Domenico Fiorentino; chierici coniugati Leonardo Facente e Francesco Maria Mendicino.


Cfr. Giuseppe Caridi, Aspetti e momenti della vita di un casale ripopolato: Scandale nel Seicento. Archivio Storico per la Calabria e la Lucania, anno LII, 1985, Roma, 1987, p. 96.