Capo Colonna - Crotone |
CULTO DI HERA LACINIA IN CALABRIA
Nell'antica
colonia achea di Kroton insieme al culto di Eracle, fondatore mitologico della
città, e di Apollo, ispiratore della fondazione stessa, era molto sentito il
culto di Hera Lacinia. Pochi chilometri più a sud della città, sul promontorio
Lacinio, sorgeva il grande santuario dedicato ad Hera Lacinia, tra le più grandi
aree sacre di tutto il mondo ellenico. Moglie e sorella di Zeus e regina tra
gli dei, Hera veniva venerata come dea protettrice dei pascoli anzitutto, delle
donne, della fertilità femminile, della famiglia e del matrimonio.
Nel
VI secolo a.C. venne eretto un maestoso tempio dorico a 48 colonne, facente
parte del monumentale Santuario di Hera Lacinia, che già prima era esistente e
venerato in tutto il mondo greco. Nello stesso periodo il leggendario Milone,
eroe pluriolimpionico ritenuto figlio di Eracle, fu nominato sacerdote del
tempio di Hera Lacinia in segno dell'assoluta devozione che la città di Kroton
aveva nei confronti del santuario e della dea venerata. Il santuario, uno dei
più grandi e certamente più famosi di tutta la Magna Grecia , divenne
subito il principale luogo di culto del versante ionico, meta di viandanti e
navigatori provenienti da ogni dove pronti a pagare pegni votivi pur di
ingraziarsi la potente dea. Nel IV secolo a.C. il Santuario di Hera Lacinia
divenne sede sacra della Lega Italiota, voluta dalle città di Taranto e Crotone
per difendersi dai continui attacchi delle popolazioni brettie. Durante gli
scavi archeologici sul promontorio Lacinio, oggi chiamato di Capo Colonna, è
stata rinvenuta una grossa quantità di ori, gioielli, vasi in terracotta e
altri oggetti votivi che i pellegrini portavano in dono, tra cui il famoso
Diadema Aureo e la misteriosa Barchetta Nuragica, che oggi sono custoditi
presso il Museo Archeologico di Crotone, nella sala dedicata al Tesoro di Hera.
Venerata dunque come dea protettrice dei vincoli familiari, la dea lacinia
riceveva offerte di vesti finemente intessute da parte delle giovani donne
prima del matrimonio. Una gran parte degli oggetti votivi rinvenuti nel
santuario, proviene da luoghi lontani, come le isole dell'egeo, l'Anatolia,
spesso dall'Africa mediterranea, il che rende l'idea della profonda diffusione
del culto di Hera Lacinia.
Così
la poetessa locrese Nosside, ricorda ed accompagna il suo personale dono alla
dea lacinia : "Hera onorata, che spesso proveniente dal cielo guardi
l'odoroso promontorio Lacinio, accogli la veste di bisso tessuta da teofili di
cleoca con Nosside, figlia nobile". Diodoro Siculo racconta anche della
consuetudine che avevano le donne crotoniati di piangere ogni anno la morte di
Achille, mostrando così la loro partecipazione al dolore della madre Teti,
colei che secondo la leggenda aveva donato le terre del sacro promontorio
Lacinio proprio alla dea Hera.
Lilith
Day, da Facebook – Calabria pagana