Ciccio Simonetta, conosciuto all'epoca anche come Cecco |
“Duchessa Illustrissima, a me sarà tagliato il capo,
e voi in processo di tempo perderete lo Stato…”
(rivolto alla duchessa Bona di Savoia)
CICCIO SIMONETTA
Ciccio (Francesco) Simonétta, detto Cicco
Caccuri (Catanzaro) 1410 - Pavia 1480
Uomo politico e crittografo
Segretario
e consigliere politico di Francesco Sforza e quindi di Galeazzo Maria, signori
di Milano. Alla morte di quest’ultimo nel 1476, assunse di fatto il governo del
ducato per conto della reggente Bona di Savoia, madre dell’erede designato,
Gian Galeazzo. Fu però aspramente contestato dai fratelli di Galeazzo Maria,
tra cui l’ambizioso Ludovico il Moro, che riuscì a farlo processare con
l’accusa di tradimento, e a farlo condannare a morte.
L'anno
1474 rappresentò il culmine della fama e del potere di Ciccio. Egli fu il primo
al mondo a scrivere un trattato in latino interamente dedicato alla
criptoanalisi: Regule ad extrahendum
litteras ziferatas, sine exemplo (Regole per la decrittazione di documenti
cifrati). In poche parole era un esperto di Crittografia: sistema segreto di
scrittura che può essere interpretata solo se chi la legge conosce il
particolare artificio utilizzato dallo scrivente. Può consistere in un testo da
interpretare secondo un codice o nella scrittura cifrata (crittogramma). Di
antica origine, è stata sempre utilizzata per trasmettere messaggi segreti,
politici e militari.
Di
lui rimangono Costitutiones et ordines
della Cancelleria sforzesca; i Diari
dal 1473 al 1479 (pubblicati nel 1962) e numerosissime lettere inedite. Niccolò
Machiavelli lo cita nelle Istorie
fiorentine (XVIII capitolo): “...messer Cecco, uomo per prudenza e per lunga
pratica eccellentissimo...”