Riflessioni pasquali
Sono nato e cresciuto in una famiglia
cristiano-cattolica ed il mio cattolicesimo è stato quello di Pio XII. La
Chiesa allora tendeva soprattutto alla salvezza delle anime, anche se riteneva
che questa salvezza potesse essere preparata già sulla terra, non casualmente
definita “valle di lacrime”. Si era
d’accordo allora sul fatto, implicito, che il fondamento della fede consistesse
nel credere che Gesù Cristo fosse risorto e che questa resurrezione
coinvolgesse l’intera umanità in un percorso che inevitabilmente ci avrebbe
condotti a far parte della Chiesa trionfante nella vita eterna.
Il mio rapporto con la fede è stato tormentato ed
ho vissuto anni difficili nella fanciullezza. Ero allora tormentato dall’idea
del peccato e questa idea, angosciosamente avvertita, ha reso tormentati anche
alcuni anni della mia vita. Poi ho superato questa fase e sono vissuto
serenamente, anche se il mio rapporto personale con Dio è stato e continua ad
essere problematico.
Oggi mi volgo attorno e vedo un’altra Chiesa
cattolica, che non ha nulla a che vedere con quella nella quale io sono stato
educato. Oggi la Chiesa si impegna molto nel risolvere i problemi di questo
mondo, non quelli dell’altro mondo che tutti ci attende. La Chiesa si impegna
nell’ambientalismo, nello sviluppo sostenibile, nel femminismo ed in tante
altre attività, che possono anche essere lodevoli, per carità, ma che la rendono terribilmente simile ad un
centro sociale, ad una cooperativa, ad una onlus. Del resto nella testa di
molte persone Gesù Cristo ha sostituto l’immagine di Carlo Marx e talvolta
anche quella di Che Guevara. Mi chiedo se coloro che hanno questa idea del
Cristo credono ancora che Egli sia il figlio di Dio e che sia risorto dopo tre
giorni.
D’altra parte tutto si tiene e questa evoluzione
della Chiesa non sarebbe stata possibile senza la presenza dell’attuale papa.
Qualche tempo fa il settimanale americano Newsweek se n’è uscito con un
clamoroso articolo in cui si chiedeva se papa Francesco potesse ancora essere
considerato cattolico. Me lo chiedo anch’io, quando penso all’attività di papa
Francesco. Ne ricordo solo alcuni aspetti.
1-La sua enciclica Laudato si’ si interessa non dei
problemi della fede, come avveniva una volta, ma dei problemi
dell’ambientalismo e probabilmente sarà ricordata soprattutto per la sua
esortazione alla raccolta differenziata.
2-I Cristiani sono perseguitati e sterminati in
tutto il mondo musulmano, ma egli non trova il tempo di ricordarne adeguatamente il martirio e,
quando lo fa, si limita al minimo sindacale, senza per altro indicare chi sono
gli autori di questo martirio e senza mai citare l’Islam, parlando
genericamente di terrorismo.
3- Di recente ha definito il comunista Giorgio
Napolitano, distintosi soprattutto per essere stato favorevole al massacro dei
patrioti ungheresi all’epoca della rivolta del 1956, e la radicale Emma Bonino,
distintasi nella sua attività politica soprattutto per la sua lotta a favore di
divorzio ed aborto, due grandi del mondo
di oggi. Mi sarei aspettato che ricordasse anche madre Teresa di
Calcutta.
4- Richiesto di un parere sul problema dei gay, ha
risposto :”Chi sono io per giudicare un gay?”.
Io sapevo che il papa è il rappresentante di Cristo sulla terra, ma non
sono più tanto sicuro che sia ancora così.
5- Papa Francesco ha ammesso candidamente che
l’unico giornale che legge è La Repubblica. E’ anche nota la sua intimità con
Eugenio Scalfari, notoriamente ateo. Si dirà che il papa incontra il peccatore
per convertirlo. Io ho l’impressione che sia stato Scalfari a convertire lui.
Io so bene che papa Francesco è molto popolare,
anche se sarebbe più corretto dire che egli gode di buona stampa. La stampa che
conta lo appoggia, i poteri che contano lo appoggiano. Ma la Chiesa deve
ricercare il plauso dei potenti? E’ anche noto che l’affluenza alle sue udienze
è costantemente in calo e che l’affluenza dei pellegrini a Roma per il giubileo
è largamente sotto le attese.
C’è molto sconcerto in giro e non nascondo che
anche io mi sento molto sconcertato. I miei cinque lettori potranno essere
d’accordo o meno con quello che dico, ma è Pasqua ed io non ho la pretesa di convincere nessuno.
Comunque la pensino i miei lettori ed i
miei amici sui social, a tutti, proprio a tutti invio gli auguri pasquali, con
l’intento di ricambiare in tal modo anche quelli che mi sono giunti
personalmente ed ai quali inavvertitamente potrei non avere risposto. Un
abbraccio.
Articolo
pubblicato dal Prof. Ezio Scaramuzzino sul suo blog, sabato 26 marzo 2016