Scandale - Piazza Guglielmo Oberdan in una foto d'epoca |
RICORDI
S’assise un uomo canuto sulla panchina,
riparata dalla tettoia ombrosa,
con gli occhi un po’ velati di
tristezza,
vivendo come una dimessa cosa;
sfiorita ormai la giovinezza sua… si
vede come un fantasma tra la gente.
Fuggendo da un presente che l’annoia,
lei parla dolcemente al suo paese:
“Caro paese, tu cerchi, come me i tuoi
perduti passi,
e l’ombra tua ti appare quasi assente,
i tuoi ricordi effimeri e smorzati…
il tuo sguardo confuso viaggia senza
sosta nella solitudine delle poche vie di ciottoli rimaste…
Eppure ora che il mondo si frantuma,
Scandale, paesello antico mio, assai mi
manchi,
oggetto prezioso, smarrito,
lentamente naufragato nelle tristi
modernità di cemento e catrame…
mi mancan le casette solitarie e
malinconiche tra le viuzze strette e abbandonate,
mi mancano le genti allegre e vive,
son mendicante ed orfano di affetti
ormai inquinati.
Vicini o lontani, nessuno si dimentica
di te, Scandale caro”.
Seduto alla panchina,
le case, le stradine e quella gente…
tu le rimpiangi,
ma sappi che ti apparterranno sempre.
Scandale - Piazza San Francesco in una foto d'epoca |