sabato 13 gennaio 2018

Pino Aprile - Quando arrivarono i liberatori

Pino Aprile in una foto di Resto al Sud

La rapina cominciò con l'invasione sabauda del Regno delle Due Sicilie: i “liberatori” (da chi?) fecero man bassa di tutto, dall'oro dei Banchi di Sicilia e di Napoli, alle regge, le chiese, le case private, le fabbriche, le casse comunali... Dovunque ci fosse qualcosa che valeva, arrivavano i “fratelli d'Italia” a metterlo al sicuro nelle proprie tasche. Secondo l'agente segreto di Cavour che organizzava finte rivolte negli Stati preunitari, per “giustificare” l'intervento armato dei piemontesi e corrompeva dirigenti duosiciliani per far vincere “a tavolino” le eroiche battaglie a Garibaldi, Bertani, medico squattrinato e segretario di Garibaldi, in pochi mesi mise da parte una fortuna immensa: 14 milioni di lire, di provenienza ignota, a parte 4 milioni della mazzetta presa per gli appalti ferroviari.


“Io non sapevo che i piemontesi fecero al Sud quello che i nazisti fecero a Marzabotto. Ma tante volte per anni. E cancellarono per sempre molti paesi, in operazioni “anti-terrorismo”, come i marines in Iraq. Non sapevo che, nelle rappresaglie, si concessero libertà di stupro sulle donne meridionali, come nei Balcani, durante il conflitto etnico; o come i marocchini delle truppe francesi, in Ciociaria, nell’invasione, da Sud, per redimere l’Italia dal fascismo (ogni volta che viene liberato, il Mezzogiorno ci rimette qualcosa). Ignoravo che, in nome dell’unità nazionale, i fratelli d’Italia ebbero pure diritto di saccheggio delle città meridionali, come i Lanzichenecchi a Roma. E che praticarono la tortura, come i marines ad Abu Ghraib, come i francesi in Algeria, Pinochet in Cile. Non sapevo che in Parlamento, a Torino, un deputato ex garibaldino paragonò la ferocia e le stragi piemontesi al Sud a quelle di Tamerlano, Gengis Khan e Attila. Un altro preferì tacere “rivelazioni di cui l’Europa potrebbe inorridire”


Pino Aprile
Gioia del Colle 1950 -
Giornalista e scrittore