Pino Aprile in una foto di Resto al Sud |
La rapina cominciò con l'invasione sabauda del
Regno delle Due Sicilie: i “liberatori” (da chi?) fecero man bassa di tutto,
dall'oro dei Banchi di Sicilia e di Napoli, alle regge, le chiese, le case
private, le fabbriche, le casse comunali... Dovunque ci fosse qualcosa che
valeva, arrivavano i “fratelli d'Italia” a metterlo al sicuro nelle proprie
tasche. Secondo l'agente segreto di Cavour che organizzava finte rivolte negli
Stati preunitari, per “giustificare” l'intervento armato dei piemontesi e
corrompeva dirigenti duosiciliani per far vincere “a tavolino” le eroiche
battaglie a Garibaldi, Bertani, medico squattrinato e segretario di Garibaldi,
in pochi mesi mise da parte una fortuna immensa: 14 milioni di lire, di
provenienza ignota, a parte 4 milioni della mazzetta presa per gli appalti
ferroviari.
“Io non sapevo che i piemontesi fecero al Sud
quello che i nazisti fecero a Marzabotto. Ma tante volte per anni. E
cancellarono per sempre molti paesi, in operazioni “anti-terrorismo”, come i
marines in Iraq. Non sapevo che, nelle rappresaglie, si concessero libertà di
stupro sulle donne meridionali, come nei Balcani, durante il conflitto etnico;
o come i marocchini delle truppe francesi, in Ciociaria, nell’invasione, da
Sud, per redimere l’Italia dal fascismo (ogni volta che viene liberato, il
Mezzogiorno ci rimette qualcosa). Ignoravo che, in nome dell’unità nazionale, i
fratelli d’Italia ebbero pure diritto di saccheggio delle città meridionali,
come i Lanzichenecchi a Roma. E che praticarono la tortura, come i marines ad
Abu Ghraib, come i francesi in Algeria, Pinochet in Cile. Non sapevo che in
Parlamento, a Torino, un deputato ex garibaldino paragonò la ferocia e le
stragi piemontesi al Sud a quelle di Tamerlano, Gengis Khan e Attila. Un altro
preferì tacere “rivelazioni di cui l’Europa potrebbe inorridire”
Pino
Aprile
Gioia del
Colle 1950 -
Giornalista
e scrittore