domenica 21 gennaio 2018

Massime e aforismi - Bernard de Mandeville

Bernard de Mandeville

“Non ho mai sostenuto né creduto che non si possa essere virtuosi in un regno ricco e potente nello stesso modo che nel più povero di tutti gli stati. Io credo che sia impossibile che una società si arricchisca e si conservi per un periodo considerevole in tale situazione fiorente, senza i vizi degli uomini”


Bernard de Mandeville
Dordrecht (Rotterdam) – 1670 – Hackney (Regno Unito) 1733
Medico e pensatore britannico di origine francese
Di famiglia francese, nacque in Olanda nel 1670; Trasferitosi a Londra dopo una laurea in medicina, si segnalò per il suo saggio polemico La favola delle api (1714). L’edizione definitiva fu pubblicata nel 1732. Questo saggio, pubblicato all’inizio anonimo, narra di come una società di api immorali e viziose fosse però molto florida, e di come la stessa società fosse completamente caduta in rovina, dopo che le api divennero morali e virtuose. Di seguito alcuni passi.

“Un numeroso sciame di api abitava un alveare spazioso. Là, in una felice abbondanza, esse vivevano tranquille […]. Mai api vissero sotto un governo più saggio; tuttavia mai ve ne furono di più incostanti e di meno sodisfatte”

“Milioni di api erano occupate a soddisfare la vanità e le ambizioni di altre api, che erano impiegate unicamente a consumare i prodotti del lavoro delle prime. Malgrado una così grande quantità di operaie, i desideri di queste api non erano soddisfatti. Tante operaie e tanto lavoro potevano a malapena mantenere il lusso della metà della popolazione”

“Alcuni, con grandi capitali e pochi affanni, facevano dei guadagni molto considerevoli. Altri, condannati a maneggiare la falce e la vanga, non potevano guadagnarsi la vita se non col sudore della fronte e consumando le loro forze nei mestieri più penosi. Si vedevano poi altri applicarsi a dei lavori del tutto misteriosi, che non richiedevano né apprendistato, né sostanze, né travagli. Tali erano i cavalieri di industria, i parassiti, i mezzani, i giocatori, i ladri, i falsari, i maghi, i preti, e in generale tutti coloro che, odiando la luce, sfruttavano con pratiche losche a loro vantaggio il lavoro dei loro vicini, che non essendo essi stessi capaci di ingannare, erano meno diffidenti. Costoro erano chiamati furfanti; ma coloro i cui traffici erano più rispettati, anche se in sostanza poco differenti dai primi, ricevevano un nome più onorevole”