sabato 27 gennaio 2018

L’anticalabrese Giuseppe Maria Galanti

Giuseppe Maria Galanti

Dal Giornale di viaggio in Calabria (1792)

A Castrovillari le arti rurali “sono nella loro rozzezza”. A Cirò “le osterie sono generalmente cattive e sprovvedute di tutto”. Crotone “presenta un aspetto squallido (…) È piena di immondizie”, “Non si conosce sorta alcuna di scienza agraria”. Il duca di Santa Severina esige un ius detto cunnatici”. A Mammola “le donne per 7 o 8 mesi portano la camicia sporca senza mai lavarla”. A Isca nella settimana santa si usa la flagellazione e “i galantuomini e i preti (…) usano ubriacarsi prima per essere insensibili alle sferzate”. A Soriano “i costumi sono rozzi e barbari come nel resto della Calabria”. La rogna “in molti luoghi della Calabria è dominante” (a Pizzo, Monteleone, Tropea). Reggio nonostante la ricchezza di agrumi “è un paese tapino”, mostra l’aspetto “di un gran villaggio, ma miserabile e rozzo, e lo è nel fatto”. “Una prova più manifesta della ferocia dell’animo de’ Calabresi meridionali è di essere indifferenti alla miseria”. “La rogna è generale nella provincia (…), si crede in Monteleone che curandosi si corra il rischio di morire”. A Catanzaro c’è cultura “ma i preti sono ignorantissimi” e a pagamento fanno passare i penitenti “per tre gradi di perfezione”. Nella “diocesi di Rossano si paga all’arcivescovo la decima degli animali pecorini e caprini e quella de’ latticini” ecc.


Giuseppe Maria Galanti
Santa Croce del Sannio 1743 – Napoli 1806
Economista, storico, politico e letterato