Pier Paolo Pasolini a Cutro nei primi anni Sessanta |
“I banditi mi sono molto simpatici. Quindi da parte
mia non c'era la minima intenzione di offendere i calabresi e Cutro. Comunque,
non so tirare pietosi veli sulla realtà: e anche se i banditi li avessi odiati
non avrei potuto fare a meno di dire che Cutro è una zona pericolosa, ancora in
parte fuori legge: tanto è vero che i calabresi stessi, della zona, consigliano
di non passare per quelle famose "dune giallastre" durante
la notte. Quanto alla miseria, non vedo perché ci sia da vergognarsene. Non è
colpa vostra se siete poveri ma dei governi che si sono succeduti da secoli,
fino a questo compreso. E quanto ai ladri, infine: non mi riferivo
particolarmente alla Calabria, ma a tutto il sud. Sono stato derubato tre volte:
a Catania, Taranto e Brindisi”
Parte di una lettera di Pier Paolo Pasolini, datata
1 ottobre 1959 (pubblicata dal Quotidiano della Calabria nel 2012), indirizzata
all'ufficiale sanitario del Comune di Paola (Cosenza) Pasquale Nicolini.
Il dottor Nicolini
aveva scritto precedentemente una lettera allo scrittore per capire come mai aveva
dato un giudizio così duro su Cutro e il meridione.
Sulla rivista Successo, infatti, era stato da poco pubblicato
La lunga strada di sabbia, un
reportage on the road compiuto da Pasolini a bordo di una Fiat 1100 lungo la
costa calabrese. Parlando di Cutro, Pasolini scriveva: “è veramente il paese
dei banditi, come si vede in certi film western. Si sente, non so da cosa, che
siamo fuori dalla legge, dalla cultura del nostro mondo”.
Scorcio di Cutro in una foto pubblicata dal sito dedicato a Pasolini |