L’antica porta di ingresso a Santa Severina
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[...] Doppo il quale entrando nella
terra occorre una habitatione chiamata Cutro popolosa, e nobile, molto abbondante
ne’ pascoli, e frumenti. Quindi partendoci per alquanta distanza incontramo il
fiume Neto, del quale abbiamo fatto ricordi di sovra, ma perché la natura de’
fiumi è che vadano serpendo per diversi luoghi; [...]
Vediamo ne’ suoi convicini luoghi alcune
habitationi, come appare, che tra Cutro, e il fiume Neto occorre un castello
dal nome del fiume chiamato Neto: dove si veggono le rocche, dalle quali oggidì
si cava il sale bianchissimo, nel quale nei condimenti altro non s’usa in
questi paesi convicini, e nel suo territorio sono questi Casali, S. Mauro, S.
Giovanni, Scavalio. [San Mauro Marchesato, San Giovanni Minagò, Scandale che sugli
antichi documenti angioini si legge Scandalio per colpa dei copisti francesi
che lo scrivevano male o lo mettevano vicino a San Leone scrivendo tutto
attaccato Scandalione, cioè Scandale e San Leone, che come feudi venivano
spesso venduti insieme - Nota mia]
Dentro il paese mediterraneo per
alquanto distanza dal fiume Neto, lontano dal mare per il spazio di tredici ò
quattordici miglia in circa, occorre una città antichissima per nome Siberina,
ma hoggi volgarmente chiamata S. Severina, la quale (dice Stefano Bizantio)
essere stata edificata dagl’Enotrij: Sta in luogo alto, sovra un sasso,
circondata intorno da profondi precipitij, per lo ch’è stata quasi fortezza
inespugnabile. È sede Arcivescovale nobilissima, e nella Chiesa catedrale si
riserba con grandissima riverenza il braccio di S. Anastasia...
Girolamo Marafioti, Croniche et antichità di Calabria,
Padova 1601, pag. 212.