venerdì 18 aprile 2014

Paesi di Calabria - Santa Severina

Il Castello di Santa Severina in una foto di Luigino Capizzano

SANTA SEVERINA

Di una città enotria chiamata Siberene ne parla Stefano di Bisanzio e i Severiana vina vengono ricordati da Plinio. Resti di età greco-romana si intravedono nei pressi della frazione Altilia.
Santa Severina è un’antica sede vescovile. Fu liberata da Niceforo Foca nell’887-88, dopo un quarantennio di dominio musulmano. Forse proprio in quel periodo i bizantini cominciarono a chiamarla Haghia (santa) e poco dopo fu eretta a Metropolia. Secondo altre fonti fu grazie a un equivoco, motivato dalla pronuncia bizantina siverini del nome greco Σιβερήνη, che fu introdotto il culto di Santa Severina e fu elevato il suo nome a toponimo della città.
Conquistata da Roberto il Guiscardo d’Altavilla attorno al 1074-76, passò al rito latino, pur vedendosi riconoscere alcuni privilegi “greci”, come il matrimonio del basso clero. Feudo di normanni, svevi e angioini, fino alla fine del Cinquecento faceva parte del complesso feudale dei Ruffo di Catanzaro e Crotone. Passò poi ai Carafa, agli Sculco e infine ai Grutther (Greuther, famiglia nobile di origine tedesca residente a Napoli). Nel Cinquecento vi si insediarono molti immigrati Albanesi, nel quartiere chiamato la Grecìa. Contiguo alla Grecìa è il quartiere della Iudea, così chiamato perché abitato dagli Ebrei, espulsi all'inizio del Cinquecento per un editto del Viceré di Napoli, Don Pedro di Toledo.
A Santa Severina sono nati papa Zaccaria (VIII secolo), Enrico Aristippo (XII secolo), il poeta latino Giovan Battista Modio (XVI secolo) e il medico Diodato Borrelli (XIX secolo). Sede di uno dei primi seminari d’Italia, rimane tuttora un rinomato centro di studi liceali.
Del suo illustre passato rimane il castello di età normanna, l’unico in Calabria rimasto intatto, da pochi anni restaurato. Si racconta che lunghi cunicoli sotterranei, detti grecamente catabussi, colleghino il castello con l’aperta campagna. C’è il battistero bizantino con la caratteristica cupola, con all’interno le colonne di origine classica. C’è la cattedrale con un ricco tesoro, e il Museo Diocesano dove si conserva una Bolla di Lucio III. Poco lontano c’è la chiesa di Santa Maria di Pozzolìo di epoca bizantina, detta anche di Santa Filomena.
Nel 1950, nella grande Piazza Campo fu varata la Riforma Agraria dal Ministro dell’Agricoltura dell’epoca, Antonio Segni, successivamente eletto Presidente della Repubblica (1962), dimessosi nel 1964 per motivi di salute (foto sotto).


Il Ministro dell’Agricoltura, Antonio Segni, a Santa Severina nel 1950 (foto, Archivio Arssa).