Il Castello di Santa Severina in una foto di Luigino Capizzano |
SANTA SEVERINA
Di una città enotria chiamata Siberene ne parla Stefano di Bisanzio e
i Severiana vina vengono ricordati da
Plinio. Resti di età greco-romana si intravedono nei pressi della frazione
Altilia.
Santa Severina è un’antica sede
vescovile. Fu liberata da Niceforo Foca nell’887-88, dopo un quarantennio di
dominio musulmano. Forse proprio in quel periodo i bizantini cominciarono a
chiamarla Haghia (santa) e poco dopo
fu eretta a Metropolia. Secondo altre fonti fu grazie a un equivoco, motivato
dalla pronuncia bizantina siverini del nome greco Σιβερήνη, che fu
introdotto il culto di Santa Severina e fu elevato il suo nome a toponimo della
città.
Conquistata da Roberto il Guiscardo
d’Altavilla attorno al 1074-76, passò al rito latino, pur vedendosi riconoscere
alcuni privilegi “greci”, come il matrimonio del basso clero. Feudo di
normanni, svevi e angioini, fino alla fine del Cinquecento faceva parte del
complesso feudale dei Ruffo di Catanzaro e Crotone. Passò poi ai Carafa, agli
Sculco e infine ai Grutther (Greuther, famiglia nobile di origine tedesca
residente a Napoli). Nel Cinquecento vi si insediarono molti immigrati Albanesi,
nel quartiere chiamato la Grecìa. Contiguo
alla Grecìa è il quartiere della Iudea, così chiamato perché abitato dagli
Ebrei, espulsi all'inizio del Cinquecento per un editto del Viceré di Napoli, Don Pedro di
Toledo.
A Santa Severina sono nati papa
Zaccaria (VIII secolo), Enrico Aristippo (XII secolo), il poeta latino Giovan
Battista Modio (XVI secolo) e il medico Diodato Borrelli (XIX secolo). Sede di
uno dei primi seminari d’Italia, rimane tuttora un rinomato centro di studi
liceali.
Del suo illustre passato rimane il
castello di età normanna, l’unico in Calabria rimasto intatto, da pochi anni
restaurato. Si racconta che lunghi cunicoli sotterranei, detti grecamente catabussi, colleghino il castello con
l’aperta campagna. C’è il battistero bizantino con la caratteristica cupola,
con all’interno le colonne di origine classica. C’è la cattedrale con un ricco
tesoro, e il Museo Diocesano dove si conserva una Bolla di Lucio III. Poco
lontano c’è la chiesa di Santa Maria di Pozzolìo di epoca bizantina, detta
anche di Santa Filomena.
Nel 1950, nella grande Piazza Campo fu
varata la Riforma Agraria
dal Ministro dell’Agricoltura dell’epoca, Antonio Segni, successivamente eletto
Presidente della Repubblica (1962), dimessosi nel 1964 per motivi di salute
(foto sotto).
Il Ministro dell’Agricoltura, Antonio Segni,
a Santa Severina nel 1950 (foto, Archivio Arssa).
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