domenica 13 maggio 2012

Antonio Paparo - In morte del fratello Aldo

Scandale 1958 in un quadro di Alberto Elia

In morte del fratello Aldo

Se un dì più non andrem sempre fuggendo di terra in terra
ci troveremo là dove tu adesso sei approdato.
Forse l’unico lido dove un giorno potremo ricostruire la Scandale perduta
per riunire i parenti e gli amici tutti quanti sperduti.
“E senza ch’io attraversi terre e mari”
verrò spesso di fronte a quella chiusa a riscoprir di te tutte le cose
che certo non conobbi in quella vita che stesso grembo ci diede.
“E quando il coro delle coturnici ci blandirà nell’eterno sonno”
troveremo senz’altro nostra madre come una statua davanti a quel marmo
“e solo quand’Egli ci avrà perdonato le verrà il desiderio di guardarci”
L’uomo giusto costruisce la sua casa su salda roccia e il vento non l’angustia
non l’angustian tempeste o mareggiate.
Come un albero forte con possenti radici e gli alberi lo sai
van giudicati per i frutti che fanno e che frutti hai prodotto, con l’aiuto
della tua Antonietta: e Leo, e Pino, e Nadia e infine Mary;
quattro splendidi frutti che hai posto rigogliosi sulla panca,
la panca della vita che hai lasciato.
Come due sante t’hanno accompagnato fino alle porte della sua casa
la tua sorella Sina e Assunta la Cognata.
Lucido fino in fondo hai detto loro Su non piangete, più, non disperate
“non sarò certo nella stanza accanto”
ma dentro voi ed io vi benedico grazie di tutto quel che avete fatto
or non temete più, mi ha perdonato e mi ha guarito, e voi non ricordate
le mie spoglie fredde e incancrenite sono risorto, vivo un’altra vita.
Perché Lui c’è esiste veramente, e voi restate uniti
amatevi l’un l’altro seriamente questo è quello che conta nella vita.
Come un ramo spezzato lascia l’albero monco di sua vita
del suo quarto ramo ora é privato l’albero familiare, per la tua dipartita.
Ma se il chicco di grano non marcisce non può dare il suo frutto, la sua spiga
ricca di chicchi nuovi e rigogliosi Alice, Andrea e Giorgia la tua cocca
che continuano vita e tradizione di chi ci ha preceduto.
Li ho visti, erano là in quella chiesa Nonno Nicola che chiamavan Corvo
Giuseppe Il Tatarando “u Pisafierru” Nonna Teresa detta La Spagnola
la Mammaranda con il Papa Ciccio. E il Papà e la Mamma
“Quatrareddra” per sempre col suo Panto orgogliosa.
C’erano zie, zii e cugini defunti zio Bruno, e Juzza “a randa”
con il figlio Peppino, zio Carmine con la zia Bettina
zio Antonio, ancora solo, ma contento, zio Giuseppe, zia Mena e la figlia Maria
zio Luigi “i Ninnillu” e la zia Juzza con il caro Turuzzu
zia Giuseppina e lo zio Agostino zio Nicola e zia “Rilla” con il caro Peppino.
E c’erano anche i nostri congiunti Carmine e Bruno, morto piccoletto
altri rami recisi della nostra famiglia
e con Carmine c’era anche Camillo suo cognato
e c’eran pure Orlando “ì Biafora”e Catirina Coriale “ì du Zarè”
e c’era “Mastru Pietru”, il padre, e la madre di Assunta
e c’erano i Lettieri: Vincenzo e Rosetta, c’era Don Amedeo e Sina Cizza
e c’era pure Eugenio Chierichetti di Busto Arsizio
con la moglie Clementina Ferioli, i miei diletti suoceri
e c’erano Filippo e Filippina, i Manuguerra.
E in un angolo, forse un po’nascosti “Carminuzzu i Curgnanu” e l’Angiolina Militi.
E c’era poi una schiera di amici e di parenti, che lì per li non ho riconosciuto
accorsi tutti lì, tutti contenti a far festa felici al ricongiunto
e c’erano i Padrini di battesimo e cresima
Don Mario Cizza e Don Orlando Scaramuzzino con le rispettive consorti.
E tutti poi con noi, dopo il mesto saluto son venuti da Leo,
a fare festa a brindare e gioire con il nuovo arrivato
Aldo, in mezzo là seduto, che era il festeggiato.

Pubblicato da Antonio Paparo su paparoblog.wordpress.com il 4 febbraio 2012.