Scandale 1958 in un quadro di Alberto Elia |
In morte del fratello Aldo
Se un dì più non andrem sempre fuggendo
di terra in terra
ci troveremo là dove tu adesso sei approdato.
Forse l’unico lido dove un giorno potremo
ricostruire la Scandale
perduta
per riunire i parenti e gli amici tutti
quanti sperduti.
“E senza ch’io attraversi terre e mari”
verrò spesso di fronte a quella chiusa a
riscoprir di te tutte le cose
che certo non conobbi in quella vita che
stesso grembo ci diede.
“E quando il coro delle coturnici ci
blandirà nell’eterno sonno”
troveremo senz’altro nostra madre come
una statua davanti a quel marmo
“e solo quand’Egli ci avrà perdonato le
verrà il desiderio di guardarci”
L’uomo giusto costruisce la sua casa su
salda roccia e il vento non l’angustia
non l’angustian tempeste o mareggiate.
Come un albero forte con possenti
radici e gli alberi lo sai
van giudicati per i frutti che fanno e
che frutti hai prodotto, con l’aiuto
della tua Antonietta: e Leo, e Pino, e
Nadia e infine Mary;
quattro splendidi frutti che hai posto
rigogliosi sulla panca,
la panca della vita che hai lasciato.
Come due sante t’hanno accompagnato fino
alle porte della sua casa
la tua sorella Sina e Assunta la Cognata.
Lucido fino in fondo hai detto loro Su
non piangete, più, non disperate
“non sarò certo nella stanza accanto”
ma dentro voi ed io vi benedico grazie
di tutto quel che avete fatto
or non temete più, mi ha perdonato e mi
ha guarito, e voi non ricordate
le mie spoglie fredde e incancrenite
sono risorto, vivo un’altra vita.
Perché Lui c’è esiste veramente, e voi
restate uniti
amatevi l’un l’altro seriamente questo
è quello che conta nella vita.
Come un ramo spezzato lascia l’albero
monco di sua vita
del suo quarto ramo ora é privato l’albero
familiare, per la tua dipartita.
Ma se il chicco di grano non marcisce non
può dare il suo frutto, la sua spiga
ricca di chicchi nuovi e rigogliosi Alice,
Andrea e Giorgia la tua cocca
che continuano vita e tradizione di chi
ci ha preceduto.
Li ho visti, erano là in quella chiesa Nonno
Nicola che chiamavan Corvo
Giuseppe Il Tatarando “u Pisafierru” Nonna
Teresa detta La Spagnola
“Quatrareddra” per sempre col suo Panto
orgogliosa.
C’erano zie, zii e cugini defunti zio
Bruno, e Juzza “a randa”
con il figlio Peppino, zio Carmine con
la zia Bettina
zio Antonio, ancora solo, ma contento, zio
Giuseppe, zia Mena e la figlia Maria
zio Luigi “i Ninnillu” e la zia Juzza con
il caro Turuzzu
zia Giuseppina e lo zio Agostino zio
Nicola e zia “Rilla” con il caro Peppino.
E c’erano anche i nostri congiunti Carmine
e Bruno, morto piccoletto
altri rami recisi della nostra famiglia
e con Carmine c’era anche Camillo suo
cognato
e c’eran pure Orlando “ì Biafora”e
Catirina Coriale “ì du Zarè”
e c’era “Mastru Pietru”, il padre, e la
madre di Assunta
e c’erano i Lettieri: Vincenzo e
Rosetta, c’era Don Amedeo e Sina Cizza
e c’era pure Eugenio Chierichetti di
Busto Arsizio
con la moglie Clementina Ferioli, i
miei diletti suoceri
e c’erano Filippo e Filippina, i
Manuguerra.
E in un angolo, forse un po’nascosti “Carminuzzu
i Curgnanu” e l’Angiolina Militi.
E c’era poi una schiera di amici e di
parenti, che lì per li non ho riconosciuto
accorsi tutti lì, tutti contenti a far
festa felici al ricongiunto
e c’erano i Padrini di battesimo e
cresima
Don Mario Cizza e Don Orlando
Scaramuzzino con le rispettive consorti.
E tutti poi con noi, dopo il mesto
saluto son venuti da Leo,
a fare festa a brindare e gioire con il
nuovo arrivato
Aldo, in mezzo là seduto, che era il
festeggiato.
Pubblicato da Antonio Paparo su paparoblog.wordpress.com
il 4 febbraio 2012 .