L'articolo del prof. Barresi apparso anche sui giornali |
UN
“SOLDATO DI CRISTO”, GINO SCALISE, LAICO, POLITICO, OPERATORE DI PACE
Come un
dipinto a tinte soffici e delicate, che racconta il passato con una visione
verso il futuro, così si potrebbe definire il saggio di Iginio Carvelli: “Gino
Scalise, ulivo rigoglioso in piena selva”, uscito in queste settimane, edito
per i tipi di Calabria Letteraria Editrice. Una
biografia di un uomo calabrese, Luigi Scalise, poeta e scrittore, nato e
vissuto a Scandale, piccolo borgo del Marchesato di Crotone, che ha radicato la
sua vita nell’impegno sociale come testimone di Dio. Un saggio biografico che
racconta la vita di un uomo semplice, nato da famiglia contadina, vissuto nella
povertà, ma ricco di speranza e di fiducia nel Signore Gesù Cristo. La vita di
Gino Scalise, come viene descritta da Iginio Carvelli, è stata quella di un
uomo di fede che ha impegnato la sua esistenza servendo gli altri, senza se e
senza ma, guardando agli insegnamenti del Vangelo nella sua radicalità.
Racconta l’uomo di fede, il cattolico impegnato, l’uomo spirituale, il cittadino
protagonista, il Sindaco, il poeta e lo scrittore. Racconta la vita di un uomo
comune che diventa sensibile nella sua malattia che, seppur deformato nella sua
esistenza, non si lascia vincere dalla patologia, anzi rilancia il suo essere
difronte a Dio e agli uomini. Rilanciare la sua esistenza significava, per Gino
Scalise, una sola cosa fare la volontà di Dio, essere coerente con la fede
pensata, non per ricevere ma per dare, dare sempre anche quando non si poteva.
L’autore della biografia traccia, in maniera delicata, con una la linea di
demarcazione invisibile, l’umano e lo spirituale di Scalise come se fosse un
tratto-punto che parte dalla terra per arrivare al cielo e viceversa, quasi
come se ci fosse una relazione, un abbraccio quotidiano, tra il Padre celeste e
il figlio di questa terra, bella e antica, povera e dimenticata dal mondo. Lui
era un visionario che, ispirato dallo Spirito Santo, portò da uomo di fede, la
fiducia in un Paese agricolo come Scandale, dove fece nascere e crescere una
nuova “classe dirigente”, non proveniente da famiglie facoltose ma da famiglie
povere di contadini. La sua leva era la cultura, il bello, la poesia impastati
con la Parola di Dio nella vita comune. Lui, Gino Scalise, un Oblato di Don
Mottola, era un “soldato di Cristo”, un artefice del presente e del futuro che,
con i giovani di un piccolo paesino, come descrive Iginio Carvelli, aveva
fondato l’Azione Cattolica perché aveva intuito che il cattolicesimo italiano
era una religione a bassa intensità e bisognava agire evangelizzando il
sociale. Per Scalise, nel testo Carvelli lo evince in maniera importante, la
‘conversione’ significava avere pazienza, impegno per la giustizia, un sano
equilibrio con le cose e le persone, una forte propensione al dialogo, uno
stile forte di incorruttibilità, un forte senso di solidarietà con le vittime
dell’analfabetismo, dello sfruttamento dei poveri contadini e operai. Un libro
pieno di testimonianze, 24 per l’esattezza, che contribuiscono a colorare,
ancor di più, il dipinto di Iginio Carvelli, verso un uomo che in politica è
stato paragonato al Servo di Dio Giorgio La Pira, laico, politico, operatore di
pace. Gino Scalise era un detentore di idee che vedeva in anteprima, per via
della sua sensibilità spirituale che gli veniva dal dono che Dio gli aveva
fatto: l’umiltà. Idee che si sono concretizzate in opere per il bene comune
senza pensare al proprio interesse e senza arricchimenti illeciti. Nato povero
morì da povero facendo ricchi gli altri. Lui era l’uomo, dalla biografia di
Carvelli viene fuori con forza, che ha incarnato, si potrebbe dire, la Dottrina
Sociale della Chiesa in un piccolo centro rurale; fatto attraverso la nascita
di scuole, imprese sociali, cooperative e Casse Rurali, avendo come manuale e
guida il Vangelo e l’insieme dei documenti che hanno costituito il sistema del
pensiero articolato ed organico del cattolicesimo democratico. Dalla lettura
della biografia, posso affermare che il testo risponde al vero, perché, Gino
Scalise, era un umile servitore della vigna del Signore, è la chiave di lettura
della sua attività terrena era centrata sul primato della persona. Aveva ben in
testa e nel cuore una frase della Pacem in terris: “In una convivenza ordinata
e feconda va posto come fondamento che ogni essere umano è persona, cioè una natura dotata di intelligenza e di
volontà libera; e quindi è soggetto di diritti e di doveri che scaturiscono
immediatamente e simultaneamente dalla sua stessa natura: diritti e doveri che
sono perciò universali, inviolabili e inalienabili”. Per Gino Scalise la Parola
di Dio e la storia dell’umanità, cioè la storia della salvezza vissuta come
incontro tra Dio e l’uomo nel mistero dell’Incarnazione di Gesù Cristo, era la
missione che doveva compiere. Per Gino Scalise la via era (ed è) sostanzialmente
quella della evangelizzazione che mira alla educazione delle persone, ma anche
alla ricerca di un reale rinnovamento della società, con riflessi di natura
etica. Per Gino Scalise la competenza della chiesa in materia sociale era (ed
è) offrire il buon annuncio della salvezza operata da Dio per un autentico
sviluppo dell’uomo, anche in relazione alla società, alla politica,
all'economia, al lavoro... come scrisse San Giovanni Paolo II nella sua
Enciclica “Centesimus Annus”. Il libro è piacevole da leggere ed è molto
educativo perché dona una traccia che può costruire una via, la via della nuova
evangelizzazione. In sostanza, l’esperienza sociale e politica di Gino Scalise,
con tutta la sua realtà storica e le sue problematiche, è nata e si è
concretizzata all’interno del progetto di salvezza come opera di Dio.
Articolo
del prof. Salvatore [Sasà] Barresi del 5 agosto 2016 sul suo Blog