Gino Scalise in una foto di molti anni fa
Tesoro della povertà
Assai stimato fui, ricco e potente:
si lamentava un uomo impoverito.
Con servitù e palazzi; or non ho niente
e per gli amici ormai sono finito.
Ho freddo, non ho tasca né mantello,
e ‘l vento m’ha rubato anche il cappello.
Rispose un pellegrino: creatura
infelice tu sei veramente.
Ma nella povertà e nella sventura
prova a sentirti ricco ugualmente.
E il povero: Ciò che mi fa spavento!
È dura la mia vita e campo a stento.
avevo animali e fattorie
e molte altre cose erano mie.
Ora non ho scodella né bicchiere,
le mani unite mi aiutano a bere.
E l’altro: Io neppur le mani ho più,
perché me l’han trafitte. Era Gesù.
Questa poesia è apparsa nell’Antologia di poeti italiani contemporanei di A. Saint-Florence, Italian poetry, pubblicata in America nel 1955, ma anche a Firenze, dalla Casa Editrice Kursaal. Fu successivamente aggiunta al volume “Sui fiumi di Babilonia”, Fasano Editore, Cosenza, 1976, p. 122.