Parrocchia di San Nicola a Scandale |
Don Dimitri Varipapa, nipote del
parroco di Scandale, in un documento del 1580
Il prete greco Dimitri Varipapa, nato a
Belvedere, ma residente a Carfizzi, nipote del parroco di Scandale Don Gabriele
Varipapa, era stato sospeso dalle celebrazioni delle messe, perché accusato di
aver preso moglie dopo aver preso gli ordini sacri. “Donno Demetrius Varipapa,
nato a Bellovedere ed abitante a Scarfizzi”. Iniziato all’ordine presbiterale
dal vescovo greco Machario a Sorrento e poi a Napoli nella chiesa dei Greci
sotto il castello di S. Elmo, celebrò le prime messe a Carfizzi dove prese
moglie: “mi inzurai a Scarfizzi…et sposai alla ecclesia, e la pigliai vergine”.
Fu poi
“ordinato alla chiesa di Belvedere nominata la Trinità et è chiesa di
greci”. Inquisito dal vescovo di Umbriatico Emilio Bombino con l’assistenza del
vicario generale di Santa Severina, Stefano Quaranta, e del vicario generale
Antonio Galeoto, Demetrio Varipapa dichiarò che Don Gabriele Varipapa, parroco
di Scandale, era suo “ziano”. Il 12 aprile 15 80 si presentò alla Curia
Arcivescovile di Santa Severina, con una nota e dei testimoni, per discolparsi
dalle accuse. Fu interrogato assieme ai testimoni dal notaio apostolico ed
attuario della curia Iacobo de Rasis su mandato del vescovo di Umbriatico,
Emilio Bombino.
Tutti testimoniarono a favore del
prete, che presentò copia del contratto di matrimonio avvenuto (a suo dire), a
Carfizzi il 16
aprile 15 70. Presentò, anche, una Bolla di ordinazione sacerdotale,
rilasciata il 26
marzo 15 79 in Napoli dall’arcivescovo greco Macario. I due
documenti erano certamente falsi, almeno per quanto riguarda le date, ma i
testimoni ne certificarono l’autenticità. Due testimoni erano di Scandale: il
chierico Costantino de Todero e il presbitero Tommaso Basilicò. Queste le
testimonianze:
“Io
Costantino de Todero, greco, del casale di Scandale, Diocesi di Santa Severina,
mi ho retrovato presente alle nozze di Don Dimitri Varipapa di Scarfizzi il
quale si accasò che saranno da due anni et pigliò moglie una Arvanisa
[Albanese]; et so che quando si accasò non haveva ordine sacro, et questo lo so
perché in quel tempo era mio discepulo, ma li pigliò li ordini sacri che sarà
un anno incirca come appare per la
Bulla alla quale mi riferisco. Così ancora gli pittaggi
scritti da Don Petro Sammari et questa è la verità.
Io non mi
ho trovato presente quando esso Dimitri prese ordini sacri, si bene ho inteso
da altri che forno presenti alla sua ordinazione che li detti ordini sacri li
prese detto Dimitri in Napoli dall’arcivescovo di Malvasia, del quale ho visto la Bulla , espedita in persona
sua e conosco che è espedita dal detto arcivescovo havendola io letta et
traslata in vulgare et benedizione della propria mano e sigillo del detto
arcivescovo, perché ne ho viste altre e conosco detta mano e sigillo, et questa
è la verità referendomi a detta Bulla.
Io per
quanto ho prattica di detto Dimitri so che è homo da bene di bona fama et
condizione et credo che fu per errore et per intendere male quel che deposse,
ma so e dico che la prattica di detto arcivescovo in Napoli et l’ho visto con
li occhi firmare altre Bulle, et conosco che la Bulla di Dimitri è firmata
da predetto arcivescovo et io sto per affermarlo sempre perché io ne so
informatissimo et conoscente et questo è la verità”.
Seconda testimonianza.
“Io Tommaso
Basilicò, presbitero greco del casale di Scandale, so che Dimitri Varipapa,
prete greco di Scarfizzi, si accasò e prese moglie una Albanese di detto casale
che saranno i nove dece anni incirca et io essendo a Belvedere fui convitato
alle sue nozze in detto tempo assieme a p.re, ma non ci andammo et io ho inteso
da altri che li ordini sacri li prese in Napoli dall’arcivescovo di Malvasia.
Ben vero ho visto et letto la
Bulla espedita da detto arcivescovo greco, in persona di
detto Dimitri nella quale dice haverli datoli tre ordini sacri et havendone
viste più Bulle espedite da esso arcivescovo, dico che questa è conforme alle
altre di una medesima firma e sottoscrizione e sigillo”.
Per un approfondimento si consulti
l’articolo di Andrea Pesavento, Il Casale
di Scandale (pubblicato su La Provincia KR n° 20-23 - 2008).