Antonio Jerocades
Parghelia 1738 – Tropea 1803
Sacerdote, massone, patriota e poeta
italiano.
La Libertà
Il mondo giace nella barbarie: non c’è
più pace non libertà.
Il cieco errore con le sue favole
spense l’amore dell’onestà.
Non più le selve i mostri albergano,
regnan le belve nelle città.
Natura langue spento il bel genio:
nuota nel sangue l’Umanità.
Altri sull’arme fonda l’imperio: altri
sui carmi della pietà.
Fra due catene il corpo e l’animo
sospira il bene che mai non ha.
Di quei che freme tra le dovizie, a’
fianchi geme la povertà.
Dov’è quel lume, germe d’Apollino?
Mendace nume l’ha spento già.
Ragion, coraggio mancan, qual nuvole,
che il chiaro raggio sgombrando va.
Alme ingannate, tra il cieco popolo
invan cercate felicità.
Più non si accende tra tante tenebre
niente che intende la verità.
Il Tempio interno su, su riaprasi: il
fabro eterno ci aiuterà.
Questo strumento della grande opera il
pavimento stabilirà.
Poi con misura l’altre adombrandosi
l’eccelse mura solleverà.
Allor che il tetto col terzo formasi
di gioia il petto ci colmerà.
Oh quanta è vaga l’angusta macchina!
Contenta e paga l’alma sarà.
Di tanti amici che qui convivono,
saggi, e felici la società.
Non mai per anni, non mai per secoli,
ne per inganni mancar potrà.
Se nasce eguale dall’alta origine ogni
mortale per ogni età;
Virtù che sola fra noi distinguesi, in
questa scuola germoglierà.
Che se non nasce dal vero merito, ma dalle fasce la nobiltà;
Pregio e valore col proprio spirito,
col proprio core si acquisterà.
Tacete ormai: si apre l’Empireo;
spuntano i rai della beltà.
Oh dolce spene, tu ci fai scorgere
l’idea del bene, che al cor ci sta.
Il mondo aspetta l’alma concordia;
l’alta vendetta non tarderà.
Sien nostra guida fede e silenzio: sia
ancor fida la libertà.
Per noi si vendichi la libertà.