Antonio Fava in una foto pubblicata su Facebook |
Antonio Fava - Maschere e volteggi nel
teatro del mondo
Hanno portato la loro arte ovunque e
hanno fondato a Reggio importanti scuole. Sono Antonio Fava, con la comicità
arguta della Commedia dell’Arte e Marinel Stefanescu, ballerino e coreografo di
danza classica.
Un mestiere per “burla”
È debordante, esplosivo, come il suo talento.
Per spenderlo ha bisogno di girare il mondo: dall’Europa all’America dal Medio
Oriente al Giappone. Del resto, l’inizio dell’esistenza di Antonio Fava è
cominciata con un viaggio e da allora non ha più smesso. A quattro mesi di vita
è arrivato a Reggio da Scandale (Crotone) e oggi, che di anni ne ha 58,
continua a girare il mondo con la sua Commedia dell’Arte. È attore, autore e
regista teatrale. Sulla Commedia dell’Arte – di cui è protagonista e maestro
riconosciuto – scrive anche libri tradotti in inglese e spagnolo e costruisce
mirabili maschere ispirate, solo per la struttura di base, a quei personaggi
archetipi come Pulcinella, Arlecchino e Pantalone che portano in scena la vita
quotidiana. “Il teatro è cominciato qui in Italia, con la Commedia dell’Arte circa
500 anni fa” – chiarisce:
“Quando
sono fuori Italia ho questa duplice veste di terrone-polentone di cui vado assolutamente
fiero e che mi permette di fare un sacco di osservazioni. Le maschere sono
archetipi di comportamenti umani che vengono collocate per mettere in relazione
diverse condizioni umane in conflitto. Sono partito guardando le facce dei
contadini emiliani, che conosco meglio dei calabresi, e che hanno ispirato alcune
delle mie maschere”.
E tornando a Reggio dai tanti viaggi, come
vede la città?
“È come
infilarsi a letto alla fine di una giornata di lavoro. È un conforto. Io sono forse
più fortunato dei miei concittadini rispetto al tema “dell’invasione degli stranieri”,
perché anch’io sono stato un invasore, perché invado altri Paesi andandoci, perché
spesso torno a casa da Paesi dove, quello che da noi è solo l’inizio, là è una
situazione assodata. Non credo che abiterei mai in periferia, amo il centro
storico, ma qui consentirei ai commercianti di aprire e chiudere i loro esercizi
quando vogliono. Non ho mai accettato la chiusura dei negozi il giovedì pomeriggio.
A New York, a Manhattan si crea un’atmosfera incredibile perché 24 ore su 24 si
può fare spesa, 24 ore su 24 si può uscire”.
A Reggio mancano opportunità o i reggiani
sono riservati?
“Non so.
Probabilmente c’è anche una mentalità, una riservatezza tutta reggiana. E poi
bisognerebbe dare a chiunque la possibilità di aprire qualsiasi tipo di locale,
una volta che abbia garantito la sicurezza. Il mondo cambia e, paradossalmente,
se vogliamo conservare le cose, dobbiamo accettare anche il cambiamento”.
E tornando a Reggio dai tanti viaggi:
“In giro per il mondo non porto quindi
due o tre mascherine o mossettine, ma un principio su cui si fonda il teatro moderno,
il teatro professionista che significa affare, mestiere, organizzazione del
lavoro”.
Antonio Fava ha fondato e dirige a
Reggio la Scuola
internazionale dell’attore comico che accoglie ogni anno da 70 a 80 giovani attori e
attrici professionisti da vari Paesi. Insegna anche in istituti, università e
accademie d’arte drammatica di tutto il mondo. Dove passa lui nascono compagnie
teatrali. Una carriera cominciata alla fine degli anni Sessanta con Dario Fo e
che poi è stata costruita mattone su mattone, giorno dopo giorno, anche con
l’aiuto della sua manager e moglie Dina Buccino. E cosa porta Fava di
reggianità in giro per il mondo? Reggiani che vivono all’estero, nuovi
cittadini che arrivano da ogni parte del mondo, mercati senza confini: segni del
villaggio globale nel nostro quotidiano.
Fonte: sito del Comune di Reggio Emilia