venerdì 27 aprile 2012

Calabresi famosi – Guglielmo Pepe, l’ufficiale che partecipò nel 1806 alla “punizione” di Scandale


GUGLIELMO PEPE
Squillace 1783 – Torino 1855

Patriota e figura importante del Risorgimento italiano, un protagonista della vita politica e militare del Sud nella prima metà dell’Ottocento. Entrato giovanissimo nell’esercito insieme al fratello Florestano (Squillace, 1778 – Napoli, 1851) fu tra i soldati volontari che difesero la Repubblica Partenopea. Esiliato in Francia, ritornò in Italia con Napoleone. Combatté a Marengo nel 1800, contro gli austriaci nel 1849, ecc. ecc.

Purtroppo, gli scandalesi vissuti nella prima metà dell’Ottocento, hanno di Pepe un brutto ricordo. Infatti, come lui stesso scrive nelle sue memorie, il 26 luglio del 1806 alla testa di un reparto di cavalleria fu “costretto” (dice lui) dal suo comandante ad assaltare Scandale, paese allora di un migliaio di abitanti, la maggior parte donne vecchi e bambini. Cosa era successo?
Il generale Reynier, comandante della spedizione francese in Calabria, aveva mandato un messaggero con una lettera al sindaco Don Domenico Nicoscia, ordinando di allestire viveri per le truppe. I caporioni di Scandale si impossessarono della lettera e, senza dire niente al sindaco, risposero: “se venite a Scandale avrete palle e non viveri”, in poche parole, vi prendiamo a fucilate.
Arrivata la risposta, Reynier ordinò all’aiutante di Campo, generale Berthier, di punire Scandale e di fucilare il sindaco.
Così, una colonna di duemila soldati francesi, provenienti da Cutro, arrivarono a Scandale dalla parte della chiesa della Difesa. Entrò per primo un reparto di soldati a cavallo con le guide, che rimasero meravigliati per il silenzio che c’era e pensarono che il paese fosse stato abbandonato.  
Ma i caporioni del paese come don Nicola Romano, don Ercole Vitale, mastro Nicola Corrado e i baroni Drammis, che sette anni prima (1799) avevano partecipato all’assedio di Crotone al fianco delle truppe del cardinale Fabrizio Ruffo, allestirono con un centinaio di uomini una vera e propria imboscata nelle viuzze intorno alla chiesa dell’Addolorata. Al segnale, si cominciò a sparare dalle finestre e molti soldati francesi morirono in quel frangente. Ancor più arrabbiati per l’imboscata, i francesi circondarono il paese mettendolo a ferro e fuoco. Nello scontro 25 scandalesi caddero.
Il povero sindaco, non sapendo niente della sua falsa firma sulla risposta al Generale, andò incontro ai soldati per chiedere spiegazioni, ma fu fucilato all’istante.
I francesi passarono la notte in paese ubriacandosi con il vino trovato nelle case. Infatti, gli scandalesi nascosti nei boschi vicini ne approfittarono: ritornarono nella notte e ne uccisero parecchi a coltellate. La mattina dopo le truppe al comando del generale Cesare Berthier (fratello del generale Alessandro Berthier che occupò Roma nel 1798 su ordine del Direttorio) si diressero verso Crotone lasciando, come dicono i documenti, il paese distrutto e in lacrime.