A destra Carlo Levi. Nella foto sotto, panorama di Aliano
Carlo Levi nacque a Torino nel 1902 da un'agiata famiglia di origine ebraica. Fin da ragazzo ha sempre avuto una forte passione per la pittura. A ventidue anni si laurea in medicina. Successivamente, si avvicina ai primi gruppi di resistenza contro il fascismo dando vita alle prime organizzazioni clandestine e fonda "Giustizia e libertà". Nel 1935 fu arrestato assieme a Cesare Pavese: "Siccome pericoloso per l'ordine nazionale per aver svolto…attività politica tale da recare nocumento agli interessi nazionali". Il 15 luglio
Nel 1936 il regime fascista, sull'onda dell'entusiasmo collettivo per la conquista etiopica, gli concede la grazia. Nel 1939 espatriò in Francia, nel 1941 ritornò in Italia e nel 1943 fu di nuovo arrestato. Nel 1963 lo scrittore fu eletto senatore della Repubblica e proseguì la sua attività di pittore. Morì a Roma il 4 gennaio del 1975. La salma riposa nel cimitero di Aliano, dove volle essere sepolto per mantenere la promessa di tornare, fatta agli abitanti, lasciando il paese. Il confino ad Aliano mise Levi in contatto con la realtà meridionale a lui del tutto sconosciuta e dalla quale rimase profondamente colpito. L'esperienza fatta in quel paesino determinò una svolta nella sua vita come lui stesso scrisse nella lettera posta a prefazione della seconda edizione del suo romanzo: "Cristo si è fermato ad Eboli". Il libro ha avuto un successo enorme ed è stato tradotto in moltissime lingue.
Cristo si è fermato a Eboli è un romanzo autobiografico scritto tra 1943 e il
Raccontando la scoperta di una diversa civiltà nella prefazione scrive "Come in un viaggio al principio del tempo, Cristo si è fermato a Eboli”. Eboli, è l’ultima stazione ferroviaria della Campania al confine con
A titolo di cronaca ricordo che durante un viaggio in Calabria, fatto nel 1953, Carlo Levi e Rocco Scotellaro passarono da Scandale mentre si recavano da San Giovanni in Fiore a Crotone, come risulta dall’articolo di Carlo Levi, Contadini di Calabria, pubblicato da “L’Illustrazione Italiana”, n. 5, 1953.