Corrado Alvaro nasce nel 1895 a San Luca, piccolo paese sul versante jonico dell’Aspromonte in provincia di Reggio Calabria. Primogenito dei sei figli di Antonio e di Antonia Giampaolo. Il padre, che gli dà la prima istruzione, è maestro elementare, fondatore di una scuola serale per contadini e pastori analfabeti. A San Luca trascorre un’infanzia felice. Terminate le scuole elementari, proseguì gli studi nel prestigioso Collegio Mondragone a Frascati (Roma), una scuola d’élite gestita dai Gesuiti. L’8 aprile del 1918 sposa la bolognese Laura Babini. Partecipa alla prima guerra mondiale come ufficiale di fanteria.
Inizia la sua carriera letteraria con “Poesie grigioverdi” (1917). Su invito di Giovanni Amendola, è a Roma nel 1922 per lavorare al “Mondo”. Interviene coraggiosamente nella polemica politica e culturale, non tacendo le proprie idee democratiche. Nel 1926 pubblica “L’uomo nel labirinto”; nel 1929 appaiono i racconti de “L’amata alla finestra”. Nel 1930 pubblica “Gente in Aspromonte”, l’opera sua più celebre. Seguono il romanzo “L’uomo è forte” (1938) e le novelle di “Incontri d’amore” (1940). Dal 1940 al 1942 è critico teatrale del “Popolo di Roma” del quale, dal 25 luglio all’8 settembre del 1943, diviene direttore. Nel
Muore a Roma a Piazza di Spagna nella sua abitazione di vicolo del Bottino n° 10, l’11 giugno 1956, lasciando alcuni romanzi incompiuti. La cerimonia funebre, nella chiesa romana di Santa Maria delle Fratte, è officiata dal fratello Don Massimo. Di seguito riporto quello che c’è scritto sulla targa commemorativa, posta sul muro della casa dove morì:
Qui visse e operò per lunghi anni lo scrittore Corrado Alvaro (San Luca 1895 – Roma 1956). Calabrese di San Luca, Romano di adozione e qui si spense l’11 giugno 1956.
FONDAZIONE CORRADO ALVARO 2006
..................................
“La lontananza è il fascino dell'amore”.
“L'invidia ha gli occhi e la fortuna è cieca”.
“Chi ha denaro paga, ma mai di persona”.
“Nessuna libertà esiste quando non esiste una libertà interiore dell'individuo”.
“La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile”.
“E ora che gran parte della vita é vissuta, che cosa dirò ancora per ingannarti? Ma che cosa dirò per ingannare me stesso? Perché di certo ho ingannato non soltanto te. Ma anche me. Senza volerlo, si intende”.
“Non avrei mai pensato che ci sarebbe toccato vivere al tramonto di un mondo. Proprio ti chiedo scusa. Certo, è ridicolo che io ti chieda scusa del tempo, del secolo, dell’epoca, del mondo come va. Ma ognuno è responsabile del suo tempo”.
“I calabresi mettono il loro patriottismo nelle cose più semplici, come la bontà dei loro frutti e dei loro vini. Amore disperato del loro paese, di cui riconoscono la vita cruda, che hanno fuggito, ma che in loro è rimasta allo stato di ricordo e di leggenda dell'infanzia”.
Panorama di San Luca in provincia di Reggio Calabria