domenica 1 agosto 2010

Un Giuramento a Scandale nel 1955, raccontato da Rossi-Doria

Il giuramento di Mena di Ciccuzzo in una foto conservata da Luigi Aprigliano


Scandale, 16 aprile 1955.

Il giuramento:

A Scandale, e credo anche nei vari paesetti calabresi, si usa fare una cerimonia prima del matrimonio. È il giuramento. Diciotto giorni dopo (mai prima) avviene lo sposalizio. Il giuramento è valido 6 mesi; se dopo sei mesi non si sposano, bisogna rifare un altro giuramento.

La cerimonia avviene in casa della fidanzata. Non ci sono inviti scritti. Si invitano gli amici. Verbalmente. Questa cerimonia avviene di sera, verso le otto quando gli uomini si ritirano dalla campagna.

Antonietta e Giovanni sono fidanzati da due anni. Lei ha 21 anni, lui 30. Come si sono conosciuti. Abitano l’uno vicino all’altro. Si conoscevano da bambini, quando si fecero più grandi cominciarono a guardarsi diversamente così si accorsero di volersi bene. Lei è la prima di 6 figli. Lui ha ancora 3 fratelli più giovani. Sono tutti e due belli e simpatici e sembrano volersi molto bene. Non sono più ragazzi. Lei fa la sartina e lui ha il trattore in società con un cognato e un altro fratello. Quando saranno sposati andranno ad abitare in una casa nel corso, affitto lire 50.000 al mese. Vogliono pochi figli.

La casa della sposa (ossia una camera) fu sgombrata dai letti, i quali furono portati a casa del fidanzato. Si misero sedie, molte sedie e poco a poco arrivarono gli invitati, parenti e amici.

La fidanzata e la sua famiglia si erano cambiati poco prima. Avevano aperto la porta all’armadio e dietro si cambiarono. La ragazza, la madre e la sorella.

A mano a mano che arrivavano gli invitati le donne si sedevano da una parte e gli uomini dall’altra. Arrivarono donne con bambini in braccio, piccolissimi; ogni tanto si tiravano il seno fuori, voltando le spalle agli uomini e davano il latte ai pupi. I promessi sposi erano seduti vicini davanti a un tavolo che fu tolto quando arrivò il prete.

Durante l’attesa del prete, il grammofono fu acceso. I dischi giravano e le voci dei cantanti coprivano le conversazioni. La gente gridava per parlare. I bambini si muovevano tutti, due ragazzine ballavano, altri piangevano e tutti aspettavano pazienti.

Quando arrivò don Renato fu spenta la radio, tolta la tavola e tutti si quietarono e si avvicinarono ai fidanzati.

Don Renato si sedette e cominciò a copiare i certificati di nascita che consegnò al futuro sposo dicendogli di consegnarli in municipio. Poi chiese a lui se aveva fatto il militare, dove, se là non si era sposato e lo fece giurare pressappoco così: “Giuro di non aver preso moglie quando facevo il militare”.

Poi il prete chiese: la vuoi prendere in sposa? Si.

Poi si rivolse a lei e la fece firmare di voler prendere quello per marito. La cerimonia era finita. Don Renato raccontò storie sui militari sposati, si alzò, rifiutò di prendere ogni cosa dicendo che doveva osservare il digiuno e uscì con il pacchetto lo stesso.

Allora cominciò la consegna dei regali tra le due famiglie. Lui regalò alla fidanzata orecchini d’oro, anello e catena, e lei a lui anello. Poi la famiglia di lei regalò alla madre del fidanzato uno scialle di seta (perché è vedova): questi atti sono talmente convenzionali che non svegliano per niente la loro gioia. Tutto è preparato e saputo in anticipo: così si deve fare.

Poi cominciò la sfilata degli amici: in grande maggioranza uomini. Forse ci fu solo una donna. Poteva essere di una cinquantina di anni o più. Ognuno consegnò facendo gli auguri, chi una busta, chi saponetta, chi calze di nylon, chi confetti, chi fazzoletti. Il fidanzato era baciato lei no, il fidanzato ringraziava lei no. Dopo questa pioggia di auguri e di buste (in genere si prendono 4.000 mila lire), tutti ripresero il loro posto aspettando i giri dei bicchierini.

Il fidanzato si accostava sempre di più alla ragazza, si parlavano ed erano simpatici. Gli altri parlavano per conto loro, i bambini più piccoli si addormentavano, altri piangevano. La confusione regnava; ogni tanto uno si sentiva sopra la testa il vassoio e i giri di liquori continuavano, poi passavano i confetti, cioccolatini e paste secche. Certi uomini di fronte stavano zitti, immobili; quando arrivava il liquore bevevano e si rimettevano in posa. Così durò fino alle 10, 30. I giri erano finiti, qualche persona salutava ed usciva.

Rimisero i dischi, spostarono un po’ le sedie e si cominciò a ballare. Per primo ballarono soli, “i giurati”; al secondo ballo 3 o 4 coppie si lanciarono. Due donne ballavano insieme, poi due uomini, poi gli sposi. Gli altri guardavano e si divertivano per niente.

Un vecchio si lanciò solo quando iniziò il fox e sgambettava e saltava e girava mani e piedi e occhi: tutti si divertivano come bambini ed applaudirono forte quando il vecchio si fermò.

La sposina, con i guanti di cordoncino nero era impassibile. Lui invece eccitato e sorridente. Molti dormivano in piedi e forse per la pigrizia di alzarsi con i bambini in braccio non si muovevano.

Alle 10,30 mi alzai, feci ancora gli auguri e uscii. Come mi sarebbe piaciuto capire tutta questa gente.


Roma, ARCHIVIO ROSSI-DORIA, Notazioni ed appunti tratti dalle interviste agli abitanti di Scandale (1955), Volume II, fascicolo 9.