Giovanni Pascoli |
Ultimo sogno
Da un immoto fragor di carrïaggi
ferrei, moventi verso
l’infinito
tra schiocchi acuti e fremiti
selvaggi…
un silenzio improvviso. Ero
guarito.
Era spirato il nembo del mio
male
in un alito. Un muovere di
ciglia;
e vidi la mia madre al
capezzale:
io la guardava senza
meraviglia.
Libero!… inerte, sì, forse,
quand’io
le mani al petto sciogliere
volessi:
ma non volevo. Udivasi un
fruscio
sottile, assiduo, quasi di
cipressi;
quasi d’un fiume che cercasse
il mare
inesistente, in un immenso
piano:
io ne seguiva il vano
sussurrare,
sempre lo stesso, sempre più
lontano.
Giovanni Pascoli
Giovanni Agostino Placido Pascoli
San Mauro di Romagna 1855 – Bologna 1912
Poeta