Ippolito Emanuele Pingitore
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Per essere popolari, in questo paese, basta
sparlare continuamente dell'Italia e degli italiani. Fate come Roberto Saviano
e venderete caterve di libri in Feltrinelli, scriverete su Repubblica e potrete
spedire i vostri articoli all'Espresso. Perché l'Italia merita di essere
disintegrata, l'Italia, a loro dire, è il posto più bello che ci sia solo se lo
certifica qualche giornalista americano del National Geographic. Basta
insistere sull'incapacità degli italiani, sui loro istinti ferini, sul loro
razzismo, sul loro pascere e mai volere un posto migliore. Imparate dagli
altri, imparate dai tedeschi, esempio mondiale di efficienza, di legalismo, di
accoglienza, dove lo Stato può subire una truffa di 32 miliardi da una masnada
di banchieri, avvocati e consulenti, ma su cui si può chiudere un occhio perché
la Germania, si sa, è pur sempre la Germania; i tedeschi sanno accogliere gli
immigrati, non sono razzisti, non parcheggiano in doppia fila e non divaricano
le gambe in treno, con atto di protervia maschile. Fate come Saviano, come
Michele Serra, come Beppe Severgnini, e sarete i migliori. Fate come loro,
sparlate degli italiani, parlate male di questo popolo di caproni. E avrete
successo, poiché parlerete ad un paese che si è convinto della propria
connaturata vigliaccheria. Un motivo in più, naturalmente, per accogliere
qualche altro immigrato. Perché un italiano non vale uno straniero. Uno
straniero, specie se immigrato, è certamente migliore di te.
Ippolito
Emanuele Pingitore
Scandale
1994 –
Laureato
in filosofia