domenica 16 luglio 2017

Ezio Scaramuzzino – Le bande rionali di Scandale

Viale Puccini a Scandale in una foto degli anni Sessanta (Archivio Aprigliano)

Le bande rionali di Scandale

Scandale era allora tutto sommato un piccolo paese, con circa duemila abitanti, ma questo non impediva agli scarsi abitanti di alimentare un fiero campanilismo rionale, che era avvertito soprattutto tra i ragazzi. I rioni principali del paese erano tre, il Chiano, la Piazza, la Colla, ed in tutti e tre si erano formate piccole bande di ragazzi, che avvertivano fieramente il senso dell’appartenenza e che erano disposti a qualunque cosa pur di difendere il loro territorio. Queste bande nascevano e si sviluppavano quasi naturalmente, conoscevano un periodo di effervescenza nel periodo dei fuochi (“luminari” li chiamavamo) di San Giuseppe, quando giorno e notte erano impegnate nel difendere o nel cercare di rubare agli altri la legna da ardere, poi languivano lentamente fino a scomparire, per riemergere improvvisamente nei momenti più impensati.
Ogni banda aveva un capo, che non veniva eletto per votazione, ma veniva scelto automaticamente per il coraggio dimostrato, per la stazza fisica e per qualche impresa precedente. Il capo della banda del Chiano era per tradizione Salvatore Drammis, il fratello minore di Guglielmo, coraggioso fino all’incredibile e disposto a difendere il suo territorio a qualunque costo. Nella banda della Piazza primeggiava Giovanni Cizza, ben piazzato fisicamente e disposto a menar le mani in ogni circostanza. Nella banda della Colla, la mia, il ruolo di capo era appannaggio, a seconda dei periodi, ora di Mario Cirillo, ora di Franco Scalise. Ne facevano parte anche Francesco Garieri, Vittorio Simbari, Francesco Esposito, posizionato quasi sempre nelle retrovie ed ai rifornimenti, e tanti altri di cui a tanta distanza di tempo ricordo bene i volti, ma ricordo con difficoltà i nomi. C’ero pure io, il più piccolo di tutti, sia fisicamente sia per età, che davo alla meglio il mio contributo, ma ogni tanto avevo necessità di ricorrere all’aiuto degli altri, che dovevano pensare a difendere me, invece di pensare a se stessi o di pensare ad attaccare i “nemici”.
Inutile dire che, in queste condizioni, diventava difficile anche attraversare il paese e capitava spesso che, per non attraversare il territorio controllato dalle altre bande, si fosse costretti a cambiare percorso.

Parte di un articolo del prof. Ezio Scaramuzzino pubblicato sul suo blog il 31 maggio 2017 dal titolo: La collezione di francobolli