Viale Puccini a Scandale in una foto degli anni Sessanta (Archivio Aprigliano) |
Le bande rionali di Scandale
Scandale
era allora tutto sommato un piccolo paese, con circa duemila abitanti, ma
questo non impediva agli scarsi abitanti di alimentare un fiero campanilismo
rionale, che era avvertito soprattutto tra i ragazzi. I rioni principali del
paese erano tre, il Chiano, la Piazza, la Colla, ed in tutti e tre si erano
formate piccole bande di ragazzi, che avvertivano fieramente il senso
dell’appartenenza e che erano disposti a qualunque cosa pur di difendere il
loro territorio. Queste bande nascevano e si sviluppavano quasi naturalmente,
conoscevano un periodo di effervescenza nel periodo dei fuochi (“luminari” li
chiamavamo) di San Giuseppe, quando giorno e notte erano impegnate nel
difendere o nel cercare di rubare agli altri la legna da ardere, poi languivano
lentamente fino a scomparire, per riemergere improvvisamente nei momenti più
impensati.
Ogni
banda aveva un capo, che non veniva eletto per votazione, ma veniva scelto
automaticamente per il coraggio dimostrato, per la stazza fisica e per qualche
impresa precedente. Il capo della banda del Chiano era per tradizione Salvatore
Drammis, il fratello minore di Guglielmo, coraggioso fino all’incredibile e
disposto a difendere il suo territorio a qualunque costo. Nella banda della
Piazza primeggiava Giovanni Cizza, ben piazzato fisicamente e disposto a menar
le mani in ogni circostanza. Nella banda della Colla, la mia, il ruolo di capo
era appannaggio, a seconda dei periodi, ora di Mario Cirillo, ora di Franco
Scalise. Ne facevano parte anche Francesco Garieri, Vittorio Simbari, Francesco
Esposito, posizionato quasi sempre nelle retrovie ed ai rifornimenti, e tanti
altri di cui a tanta distanza di tempo ricordo bene i volti, ma ricordo con
difficoltà i nomi. C’ero pure io, il più piccolo di tutti, sia fisicamente sia
per età, che davo alla meglio il mio contributo, ma ogni tanto avevo necessità
di ricorrere all’aiuto degli altri, che dovevano pensare a difendere me, invece
di pensare a se stessi o di pensare ad attaccare i “nemici”.
Inutile
dire che, in queste condizioni, diventava difficile anche attraversare il paese
e capitava spesso che, per non attraversare il territorio controllato dalle
altre bande, si fosse costretti a cambiare percorso.
Parte
di un articolo del prof. Ezio Scaramuzzino pubblicato sul suo blog il 31 maggio
2017 dal titolo: La collezione di
francobolli