Bernardino
Telesio
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“[…] anche se nella nostra opera non ci fosse
niente di divino, niente degno di ammirazione, e neppure una vista abbastanza
acuta, non ci sarà in quel che diremo nulla che sia in contrasto in sé e con le
cose: perché avremo seguito il senso e la natura: la quale, sempre concorde con
sé e sempre identica, agisce sempre nel medesimo modo”
Bernardino
Telesio
Cosenza
1509 - Cosenza 1588
Filosofo
Da giovane ricevette una solida educazione
umanistica dallo zio Antonio Telesio, che era uomo di lettere. Sempre con lo
zio si recò a Milano e poi a Roma, dove, durante il famoso “Sacco di Roma” del
1527, fu fatto prigioniero dalle soldatesche e fu liberato per l’intervento di
un concittadino dopo due mesi di prigionia. Recatosi a Padova, studiò
filosofia, scienze naturali e medicina e si laureò nel 1535. Dopo la laurea
soggiornò irrequieto in varie città d’Italia e, pare, si ritirò per meditare in
solitudine presso un monastero di frati benedettini (secondo alcuni storici era
il monastero di Seminara). Dal 1544 al 1553 fu ospite dei Carafa duchi di
Nocera. In questo periodo delineò la struttura del suo capolavoro De rerum natura iuxta propria principia
(La natura secondo i suoi principi).
Dal 1553 al 1563 si stabilì a Cosenza, dove visse
angustiato dalla morte della moglie (1561), e successivamente dall’assassino
del primogenito (1576). Dopo vari soggiorni a Roma e Napoli ritornò a Cosenza
dove morì nel 1588. Nel 1565 pubblicò i primi due libri del De rerum natura, ma l’intera opera, in
nove libri, uscì solo nel 1586 a motivo di difficoltà finanziarie che lo
assillavano. Altre opere di Telesio, considerate marginali sono: Sui terremoti, Sulle comete, Sui vapori, Sul
fulmine ecc. In poche parole, il nostro filosofo cercò di fondare un tipo
di indagine fisica differente da quella aristotelica, precorrendo in qualche
modo alcune istanze della fisica moderna.
La sua fama fu notevole. L’Accademia Cosentina, di
cui egli fu membro, fu il centro più attivo della diffusione del Telesianesimo.
Attaccato dagli Aristotelici fu protetto da amici potenti e influenti. Fra i
più entusiasti dell’opera di Telesio vi fu Tommaso Campanella, che non lo
conobbe di persona, ma ne visitò la salma nel duomo di Cosenza subito dopo la
morte. Campanella gli dedicò dei versi, e, in un sonetto pervenutoci, dice di
lui:
“Telesio
il telo della tua faretra
Uccide
dei sofisti in mezzo al campo
Degli
ingegni il tiranno senza scampo;
Libertà
dolce alla Verità impetra”