sabato 18 febbraio 2017

Lettera di Garibaldi a Carlo Collodi

Copertina del libro

Giuseppe Garibaldi
Nizza 4 luglio 1807 – Caprera 2 giugno 1882
Militare e politico

Il 31 maggio, qualche giorno prima di morire, Giuseppe Garibaldi scrive una lunga lettera allo scrittore Carlo Lorenzini, noto come Carlo Collodi, l’autore di Pinocchio. Se dovesse essere vera e non inventata va detto, per correttezza, che né l’autore del libro né nessun altro ha fornito prove documentate e riscontrabili sull'esistenza di questo documento. Ho pubblicato il testo che circola su Internet. Cfr. “Le confessioni di Joseph Marie Garibaldì“, di Francesco Luca Borghesi pubblicato nel 2014. 

“Illustrissimo professore Carlo Lorenzini,
Scrivo con rispetto e gratitudine a Voi che decideste di farmi cosa grata riportando le mie memorie al popolo di una penisola che mai amai come avrei potuto, che mai difesi come avrebbe meritato.
Voi infatti penserete che io sia felicemente italiano: se cosi fosse le sorprese non vi mancheranno Se vi aspettavate un patriota, troverete un avventuriero. Se vi aspettavate un probo, troverete un dissoluto. Se vi aspettavate un irreprensibile, troverete un tendenzioso. C'incontrammo tempo fa a quel ricevimento in toscana e tanto si parlò di patriottismo e della mia impresa dei mille, se ne parlò, è vero, ma in modo sbagliato. Sono passati anche anni e certamente non ricorderò con precisione tutti i particolari della mia vita, ma il senso, il succo del discorso, certamente si.
La spedizione dei mille fu realmente la più vile porcata che il suolo della penisola possa aver mai vissuto e, a questo punto, spero che mai sia costretta a rivedere. Vi accennai qualcosa già in quali occasioni, ma certo non avrete pensato a quello che nelle prossime righe troverete certificato in modo indissolubile. Trovo giusto, dopo quanto davvero accadde, che sia ristabilita la verità e per questo desidero ardentemente narrarvi la mia storia in modo che i posteri sappiano il vero e che sia ristabilita la giustizia, rifondendo i danni laddove possibile. Correggete pure i miei errori grammaticali, di sintassi o di ortografia, ma vi prego di lasciare la storia come io la narrerò, si tratta della pura verità. La mia vita era rivolta alla ricerca di fama e ricchezza; mi venne in mente d'unificare l'Italia in quanto sarei potuto diventare potente e ricco. Cercai appoggi, soldi e falsi ideali su cui far leva e trovai qualcuno che, dopo avermi usato, mi mise da parte. Diciamo subito e senza giri di parole il patriottismo in Italia non è mai esistito Come io ingannai i vari popoli presenti sulla penisola italica cosi i piemontesi e gli inglesi, miei alleati di allora in quel progetto ambizioso, mi tradirono e rimasi con un pugno di mosche in mano e tanti morti sulla coscienza. Alcuni credettero negli ideali ma, non essendo uomini d'azione, delegarono l'attuazione a persone senza scrupoli, che manovrarono a loro piacimento, e cosi il patriottismo non si realizzò mai. Siete già deluso? Pensate che questo primo concetto potrebbe essere solo una foglia e che ancora devo e voglio descrivere l'albero. Mi ricordano tutti come il patriota Giuseppe Garibaldi ma queste sono voci, magari leggende, ma certamente menzogne.
Mi chiamo Joseph Marie Garibaldì e, contrariamente a quanto pensano molti sono e mi sento Francese.
[…] l’Italia del Nord depredò Italia del Sud con atti di ferocia tale che mai potrà essere cancellata ed ancora accade mentre sto scrivendo…”



Garibaldi all'Anfiteatro Correa in una foto del 1875