CONTROSTORIA
DELL’UNITÀ D’ITALIA
“Come è possibile che un manipolo di
1000 garibaldini abbia sconfitto un esercito di 50.000 borbonici? È una domanda
cui le rievocazioni celebrative del Risorgimento italiano non danno risposte
convincenti. E non è la sola, se ne porta molte altre: con quali poteri, con
quali mafie dovettero allearsi Garibaldi e Cavour? Perché ci vollero cannoni e
fucili per domare la ribellione contadina nelle regioni del Mezzogiorno subito dopo l’annessione?
Quella che la storia, scritta dai
vincitori, ha battezzato “unificazione d’Italia” fu in realtà una guerra di
conquista condotta dal Piemonte contro gli Stati sovrani del Centro e del Sud.
E nei decenni successivi, dai manuali scolastici ai romanzi, fino agli
sceneggiati televisivi, gli eventi che non si accordavano con la retorica
patriottica sono stati nascosti o deformati. Così, dei ventidue anni
dall’esplosione rivoluzionaria del 1848 alla breccia di Porta Pia, molto rimane
nell’ombra: il bombardamento piemontese di Genova nel 1849, i plebisciti
combinati per le annessioni degli Stati centrali, le agitazioni manovrate dai
carabinieri infiltrati, i provvedimenti anticattolici, la guerra al
brigantaggio e le “leggi speciali”, la corruzione dei conquistatori e le loro
collusioni con la malavita locale. [...]
Gigi Di Fiore chiama a raccolta queste
figure e vicende dimenticate, per ribaltare un periodo cardine della nostra
storia moderna e vederlo con gli occhi dei vinti. Recupera documenti e
testimonianze di una storiografia spesso oggetto di una vera e propria congiura
del silenzio. E restaura l’affresco scrostato del nostro Risorgimento portando
alla luce gli intrighi e le ambiguità della guerra scatenata dal Nord contro il
Sud. Una provocazione necessaria, per andare alle radici delle questioni
irrisolte che ancora oggi spaccano il paese”.
Dall'introduzione del libro di Gigi Di Fiore, Controstoria dell’Unità d’Italia. Fatti e misfatti del Risorgimento,
Milano, Rizzoli 2007.