venerdì 17 dicembre 2010

Massime e aforismi di Friedrich Wilhelm Nietzsche



Friedrich Wilhelm Nietzsche, nasce nel 1844 a Roecken, un paese nei pressi di Lipsia. Rimasto presto orfano di padre, continua gli studi e a soli 24 anni si laurea in filosofia classica a Bonn, e ottiene la cattedra all’Università di Basilea. Nel 1879 abbandona la carriera accademica per problemi di salute. Conosce Lou Von Salomé, alla quale propone il matrimonio, ma lei rifiuta.

Nel 1888 si trasferisce a Torino, città che sembra apprezzare particolarmente. Nel gennaio 1889, in Piazza Carlo Alberto, viene colto da una crisi di follia. Dalla crisi non si riprenderà più. Ricoverato prima in una clinica a Basilea, viene trasferito a Naumburg, dove verrà curato dalla madre e poi dalla sorella.

È stato una delle figure più controverse della filosofia. La vita di Nietzsche fu difficile e breve, tormentata da malattie, emicrania, febbre, problemi di vista e di udito, sofferenze per la solitudine intellettuale e reale. Le donne che vuole amare non lo amano, quelle che lo amano, lui le disprezza. Per tutta la vita fu anche tormentato dalla paura di impazzire, a 55 anni muore. Ma le sue pubblicazioni hanno l’effetto di una bomba, la sua intelligenza acuta traspare in tutto quello che scrive, nonostante le innegabili contraddizioni, i cambiamenti di opinioni e umori che riflettono una vita sregolata e movimentata. Muore nel 1900.


“Tutte le cose diritte mentono. Ogni verità è curva”.


“Se non si ha un buon padre bisogna procurarselo”.


“Piena è la terra di superflui, corrotta la vita dai troppi”.


“Se i coniugi non vivessero insieme, i buoni matrimoni sarebbero più frequenti”.


“Quanto più ci innalziamo, tanto più piccoli sembriamo a quelli che non possono volare”.


“Apparteniamo a un’epoca la cui civiltà rischia di andare in rovina per colpa dei mezzi della civiltà”.


“Dietro un uomo caduto in acqua ci si tuffa tanto più volentieri se si è in presenza di persone che non hanno il coraggio di farlo”.


“Per vivere soli bisogna essere o un animale o un Dio, dice Aristotele. Manca il terzo caso: bisogna essere l’uno e l’altro, un filosofo”.


“Non esistono fenomeni morali, ma solo un’interpretazione morale dei fenomeni. Il cristianesimo fece bere a Eros il veleno: in realtà egli non ne morì, ma degenerò in vizio. La demenza è rara nei singoli, ma è la regola nei gruppi, nei partiti, nelle epoche”.


“Tutto perisce, perciò tutto è degno di perire. E la giustizia stessa consiste in quella legge del tempo, per cui il tempo non può non divorare i propri figli: così andava predicando la demenza”.


“La grandezza dell’uomo è di essere un ponte e non uno scopo: nell’uomo si può amare che egli sia una transizione e un tramonto.

Io amo coloro che non sanno vivere se non tramontando, poiché essi sono una transizione. Io amo gli uomini del grande disprezzo, perché essi sono anche gli uomini della grande venerazione e frecce che anelano all’altra riva. Io amo coloro che non aspettano di trovare una ragione dietro le stelle per tramontare e offrirsi in sacrificio: bensì si sacrificano alla terra, perché un giorno la terra sia del superuomo”.