Scandale, Villa Condoleo 1963 - L'arrivo delle personalità per l'inaugurazione della Casa della Carità |
Testamento
spirituale
Scandale - Villa Condoleo, 11 aprile 1997, ore 20
“Fidando nella grande bontà e nel perdono del
signore, mi avvicino alla morte: conclusione di una vita che avrei voluto tutta
spendere nell’umiltà e nella carità, per presentarmi al giudizio divino nella
serenità dell’anima e nella speranza di non avere corso invano.
Ringrazio la Provvidenza del Padre per avermi fatto
nascere in una famiglia cristiana che ha assecondato la mia vocazione
sacerdotale: il dono più bello della mia vita!
E fedele alla mia vocazione, invoco l’aiuto di
Maria, Madre mia dolcissima, ad accompagnarmi fino a l’ultimo respiro della
vita e del grande giudizio finale.
Riconosco di essere stato oggetto di tanti favori
celesti, non sempre corrisposti per le mie tante infedeltà alla grazia,
all’amore del Padre.
Se non mi sono fatto santo è perché me ne è mancata
la volontà. Riconosco ancora di aver fatto soffrire tante persone, e
soprattutto quelle affidate alle mie cure pastorali dalla Santa Madre Chiesa,
alla quale chiedo compassione, perdono e suffragi per la mia anima.
A quanti ho reso difficile la vita chiedo il
perdono fraterno dell’amore. Io non ho nulla da perdonare. Al mio vescovo, ai
confratelli chiedo un momento nella liturgia eucaristica, come segno di
comunione che va al di là della morte.
Sono vissuto per la Casa della Carità, che ho amato
fino allo spasimo.
A quanti si operano dando coraggio grazie,
coltivate il seme gettato, vi seguirò dal cielo se mi sarà dato di goderlo per
l’eternità.
Saranno le signorine della Casa a continuare nel
tempo la sua sopravvivenza e a decidere il suo futuro qualora non ci fossero
anime consacrate generose per continuare nel tempo la missione, sempre avendo
presente le priorità che nel 1949 ci portarono a firmare l’avventura della
Carità per quanti – piccoli e grandi – avessero bussato alla nostra porta.
Ai miei familiari chiedo di essere loro vicini con
l’aiuto fraterno e disinteressato che li ha sempre contraddistinti. Alla
diocesi chiedo di seguire lo sviluppo, con particolare benevolenza senza mai
dimenticare le priorità che ci spinsero a crearla.
Ed ora mi affido a te, dolce Gesù, perché
l’incontro finale mi appiani le difficoltà dell’ultimo viaggio, per sentirmi
ancora ripetere per sempre le parole del perdono che salva – Amen.
Don
Renato Cosentini
Cfr. Filomena Simbari, Nel segno della Provvidenza. Una biografia di don Renato Cosentini,
Pubblisfera Edizioni, San Giovanni in Fiore (CS), 2021, p. 25. Questa è la mia
trascrizione della foto del testamento riportata sul libro.